Una festa dei diritti LGBT tra Africa e Piemonte
Articolo di Giacomo Tessaro* pubblicato sul blog di Arcigay Rainbow Valsesia-Vercelli-Biella il 10 settembre 2016
Giovedì 8 settembre è stata una giornata molto importante per la nostra Arcigay: le nostre iniziative a favore dei migranti fuggiti dal loro Paese a causa delle persecuzioni contro le persone LGBT sono state in qualche modo sancite e rese ufficiali da una festa organizzata in primo luogo dai rifugiati stessi nella casa a loro assegnata dalla cooperativa Pacefuturo a Ronco Biellese.
Ci incontriamo alla stazione di Biella San Paolo dove troviamo ad aspettarci Cristian Berra, che cura diversi progetti di accoglienza di rifugiati LGBT tra Milano e Torino. Tra un bicchiere di vino e le informazioni che Cristian ci fornisce attendiamo l’arrivo di Flavio Romani, presidente nazionale dell’Arcigay; oggi è il suo compleanno e sarà festeggiato a dovere dai ragazzi di Ronco. Ora però è il momento di dirigerci verso le colline soprastanti Biella, verso la casa che ospita i rifugiati provenienti per la maggior parte dalla Nigeria ma anche dal Gambia e dal Senegal. Come molti di noi hanno potuto rendersi conto e come ci racconteranno loro stessi durante la serata, grandi sono i loro sforzi per integrarsi e collaborare alla scrematura dei rifugiati effettivamente gay tra i molti Africani che transitano sul territorio.
Al nostro arrivo siamo accolti da una ghirlanda arcobaleno e possiamo constatare come si siano impegnati al massimo per accoglierci: una saletta è adibita a locale per la festa, quella adiacente a sala conferenze. Come avviene solitamente per i gruppi di Africani all’estero, anche quello di Ronco ha espresso naturalmente un leader che lo rappresenti nella persona di Eghosa: sarà principalmente lui a guidarci durante la serata nel mondo gay nigeriano in patria e all’estero. Assieme ad Anita Sterna, Giulia Bodo, Filippo Stramaccioni e Flavio Romani è presente una coppia mista nigeriano-svizzera che vive in Italia e rappresenta un buon modello di integrazione: sarà il ragazzo nigeriano, James Osilama, a integrare in alcuni punti l’esposizione di Eghosa.
Giulia Bodo rappresenta il trait d’union tra i rifugiati e i membri della nostra Arcigay: è lei a seguirli più da vicino con i corsi d’italiano e sarà lei a fare la moderatrice e l’interprete della serata. L’ospitalità africana è molto calorosa e il gruppo rappresentato da Eghosa ci tiene a spiegare dettagliatamente la vita dei gay in Nigeria e le loro traversie una volta arrivati in Italia: fuggiti dal loro Paese per via delle persecuzioni (capita spesso che i gay vengano attirati in qualche casa o luogo isolato per essere pestati a sangue), faticano a credere che in Europa si possa essere liberamente gay e che proprio per il loro orientamento sessuale possano ricevere protezione da agenzie specializzate. Molti di essi passano a collaborare con i loro referenti italiani per capire chi effettivamente è gay tra i molti Africani che affermano di esserlo per poter ottenere lo status di rifugiato: tra i gay nigeriani infatti è in vigore un codice segreto che permette di capire (per esempio, al telefono) se l’interlocutore lo è veramente o se sta tendendo un tranello.
I racconti dei ragazzi africani si alternano ai saluti degli ospiti italiani. È palpabile l’emozione dei primi nell’essere in grado di accogliere degli ospiti per una festa, nonostante la ristrettezza dei loro mezzi, degli ospiti che sono lì per ascoltarli e aiutarli in qualche modo. Come è tradizione nigeriana, l’ospite porta qualcosa (abbiamo preparato diversi cibi e bevande da condividere) ma è prima di tutto chi ospita che porge un dono a chi è ospitato ed ecco infatti farsi avanti diverse casse di vino: a ogni ospite viene offerta una bottiglia. Molti si emozionano e si rendono conto di stare facendo parte di qualcosa di molto importante e bello, che si auspica possa dare ancora più frutto in futuro.
Dopo le testimonianze e l’offerta del dono viene il momento della festa: è l’occasione per mangiare e bere (finalmente!), per festeggiare Flavio Romani con una torta dotata di candelotto e per ringraziarlo della sua presenza in questa serata tanto importante per la nostra Arcigay. Come ogni festa che si rispetti non può certo mancare la musica ed ecco che a Justin Bieber si alternano i ritmi africani: nel ristrettissimo spazio a nostra disposizione il nostro Filippo Stramaccioni si cimenta nella danza con gli amici nigeriani.
Ci auguriamo davvero che questa serata sia solo una delle tante tappe di un cammino da compiere insieme, Italiani e Africani, etero e LGBT, verso un mondo arcobaleno, come molti auspicavano in occasione della manifestazione di Vercelli a favore delle unioni civili.
* Giacomo Tessaro, nato nel 1980, ha cominciato a frequentare la Chiesa Valdese e Metodista nel 2008, dopo molti anni di adesione all’ateismo materialista e dopo una conversione alla fede in Dio maturata nelle sue letture di carattere religioso e filosofico. Sin dagli inizi della sua frequentazione protestante è stato incaricato della predicazione nella sua piccola comunità metodista di Vintebbio, in provincia di Vercelli, per la quale svolge anche compiti di cura pastorale. Ha la passione della scrittura e della traduzione e svolge l’attività di traduttore per il mensile Évangile et Liberté dal 2010, oltre che per il Progetto Gionata – Fede e omosessualità.