Una madre scrive al sindaco di Roma. Noi genitori diciamo basta all’omofobia contro i nostri figli
Le manifestazioni d’affetto in pubblico sono vietate. Questo è quello che i ragazzi devono imparare; ma non tutti i ragazzi, solo quelli gay, perchè a quelli etero è concesso. Il fatto non solleva obiezioni in quanto discriminante, anzi è ritenuto proficuo alla morale pubblica.
Non sono le manifestazioni verbali d’omofobia che turbano, ma quelle d’affetto tra persone dello stesso sesso. Con le leggi non scritte della consuetudine, ammantata da moralismo, si costringono esseri umani a vivere nel nascondimento e nella vergogna di sè.
Così accade che ragazzi gay vengano offesi, perseguitati, percossi e per non svelarsi vivano nella paura e non denuncino i loro aguzzini; accade anche che le madri e i padri di costoro non possano aiutarli perchè tenuti all’oscuro: troppa la paura dei ragazzi di dare un dolore a mamma e papà, troppa la paura di perdere il loro amore, troppa la paura di essere causa di discredito sociale.
Eppure l’amore tra due persone è una cosa buona, e le tenerezze tra persone che si amano danno senso alla vita. Due ragazzi innamorati hanno il diritto di vivere e di relazionarsi come coppia con il mondo che li circonda, a partire dalla propria famiglia: se le consuetudini sociali sono contrarie, allora è bene che queste cambino. I genitori devono poter essere felici nel vedere i propri figli crescere, innamorarsi, progettare il futuro.
Affinché ciò accada è necessario che vivano in un contesto sociale che li faccia sentire bravi genitori. Il contesto sociale deve cambiare: occorre imparare a dire nei luoghi della politica, della cultura, della religione che gli amori omosessuali sono un valore positivo per la società tutta, fonte di solidarietà, progettualità, felicità. Il diritto di tenersi per mano o di baciarsi di due ragazzi gay richiede che il modo di pensare di tutti noi cambi: I ragazzi che si amano hanno il diritto di amarsi e i genitori hanno il diritto di essere orgogliosi dei propri figli gay: non malati, non deviati, non criminali. E’ l’omofobia malata, deviata, criminale.
Noi genitori di figli omosessuali e transessuali abbiamo il diritto di non dover temere per l’incolumità fisica e psicologica dei nostri figli; abbiamo il diritto di non vivere nel terrore che la violenza transomofoba possa toccare un giorno o l’altro i nostri figli. Uno stato che vuole educare alla convivenza civile deve operare per la rimozione della transomofobia a partire dal linguaggio della politica, dai programmi scolastici, dalle trasmissioni dei mass media. Chiediamo per questo leggi di tutela per le persone omosessuali e interventi di educazione permanente su tutto il territorio italiano a contrasto del pensiero transomofobico.
* Scrive Francesca Marceca, questa “lettera è stata da me scritta dopo aver ascoltato la notizia delle violenze sui due ragazzi che si baciavano all’uscita del gay village ed è stata consegnata ad Alemanno a nome di Agedo dalla presidente nazionale di Agedo Rita De Santis, durante l’incontro di Alemanno con le associazioni GLBT”.