Una parrocchia di Genova presenta pubblicamente il cammino del gruppo di credenti omosessuali che accoglie
Articolo di Bruno Viani tratto da Il Secolo XIX del 12 Marzo 2011, pag.22
Si professano credenti (non necessariamente di fede cattolica) e omosessuali. E una parrocchia di Sampierdarena (di Genova ndr) affidata a un salesiano li ospita ogni mese per un incontro di preghiera.
Ieri, dopo due anni, don Pietro Borelli ha rotto il silenzio e li ha presentati alla sua comunità, dedicando al tema “omosessualità e fede” un incontro pubblico al centro culturale “Il tempietto”.
A un mese di distanza dal caso deflagrato all’inaugurazione dell’anno giudiziario ecclesiastico (con le esternazioni di monsignor Paolo Rigon sull’omosessualità come “problema che si può superare”) un gruppo di preghiera che ha scelto come nome Bethel e si riunisce nei locali della parrocchia di San Giovanni Bosco e San Gaetano può far scalpore.
Eppure, don Pietro non cerca la provocazione, usa perfino le stesse parole di monsignor Rigon. Ma con significato diverso.
«Scoprire la propria condizione di omosessualità è sicuramente un problema per molte persone, e sono tante, che temono di essere discriminate – dice – ma è un problema che si può superare accettandosi, nessuno deve frapporre dei muri fra le persone.
Le posizioni espresse da monsignor Rigon non le condivido, ma certamente sono servite a sollevare un problema. Sì, hanno aperto un confronto».
La presentazione del gruppo Bethel alla comunità parrocchiale dopo due anni di attività, ieri, è avvenuta in un terreno laico”, lo spazio di incontri ‘Il Tempietto’ adiacente alla chiesa.
“E un momento pubblico e il tentativo di riflettere insieme – riprende il parroco – Il gruppo è nato un paio d’anni fa, in occasione del Gay Pride. Una riflessione di gruppo iniziata due anni fa».
Una provocazione? “No, semplicemente la testimonianza su quello che queste persone stanno facendo con molta tranquillità, senza strafare.
Perché Dio ama tutti e non condanna a priori, questa è lo convinzione da cui siamo partiti, a seguito della richiesta di una commissione culturale della mia parrocchia”.
Il problema, per don Borelli , è prima di tutto culturale. «Vedo tanta ignoranza anche nel mondo giovanile su questi temi, abbiamo tanti pregiudizi nel considerare la figura dell’omosessuale o della lesbica.
Agli incontri mensili vengono mediamente quindici persone e più, coppie di uomini di donne e anche singoli. Questi ultimi, spesso, hanno problematiche molto maggiori”.
Nelle riunioni in parrocchia non si parla di temi laici, come le questioni legislative e le coppie di fatto.
“Di quei problemi si occupa l’Arcigay, non il parroco. Qui accogliamo persone alla ricerca di spiritualità. Gli altri discorsi, volutamente, li lasciamo fuori”.
Questo ha fatto si che il cardinale Bagnasco (che avrebbe privatamente espresso il suo dissenso dall’iniziativa) non abbia preso una posizione pubblica di condanna.
Gli omosessuali credenti si riuniscono in parrocchia e si dicono alla ricerca di spiritualità, qualcuno racconta di far parte anche di associazioni dichiaratamente cattoliche, alternando la frequenza alle riunioni dell’Arcigay; “il cardinale Bagnasco lo vedo spesso, ma non credo che lui sappia che frequento anche questo gruppo e che sono omosessuale”, dice Paolo, 38 anni.
Molti di più sono lontani dal mondo della chiesa. Cosi la portavoce del gruppo, Laura Ridolfi, a domanda precisa risponde di non andarci mai in chiesa. Strano, per chi si presenta a nome di un gruppo che si ritrova in parrocchia.
“Sono credente in Dio, non cattolica. Perché la Chiesa cattolica non ci apre le braccia, non ci accoglie …”
Per approfondire: A Genova un gruppo di credenti omosessuali è in cammino