Una risposta pastorale cattolica per le persone gay e lesbiche del popolo di Dio (Sesta parte)
Riflessioni di Fr. Joseph Fortuna* pubblicate sul sito della pastorale LGBT della Diocesi cattolica di Cleveland (USA)**, liberamente tradotte da Vilian
La ABC TV ha ritrasmesso l’episodio di “Ellen” nel quale lei annunciava alla sua famiglia, agli amici (ed al mondo) che è lesbica. Nonostante non avevo pianificato di sviluppare questa serie di articoli in coincidenza con la trasmissione di quest’episodio televisivo, alla fine la presenza di quest’ultimo è stata una piacevole coincidenza. Lo è stata perché mi ha consentito di delineare nuovamente una delle motivazioni principali per le quali ho parlato di quest’argomento: le persone gay e lesbiche attirano l’attenzione pubblica sempre di più.
Purtroppo quest’attenzione è ancora negativa, perché la disinformazione ed il pregiudizio sugli omosessuali continua ad essere un grave problema. Ciò che era emerso all’inizio di questa serie d’articoli pare quindi ancora valido: Per noi Cattolici c’è bisogno di formare una giusta risposta pastorale verso le persone omosessuali.
Sento che molti parrocchiani riconoscono l’importanza e la legittimità di questo impegno. Però molti mi hanno chiesto, “Perché tutta quest’attenzione su quest’argomento? Sta succedendo qualcosa?”. Queste sono domande molto ragionevoli e che richiedono una risposta onesta. La ragione per la quale è stato versato così tanto inchiostro a riguardo è che quest’argomento richiedeva una trattazione molto estesa. Molta della disinformazione e del pregiudizio intorno agli omosessuali viene dagli stereotipi, che sono mezze-verità, fatti scientificamente discutibili nonché inverosimili sfumature degli omosessuali stessi.
Questo avviene perché il pregiudizio deriva dall’incapacità di comprendere il fatto d’essere gay o lesbica. La disinformazione deriva invece da una mancanza di consapevolezza nell’insegnamento della chiesa. In altre parole, una risposta pastorale Cattolica verso il popolo omosessuale di Dio richiede compassione, sottigliezza e grande sforzo intellettuale.
Purtroppo i sei articoli di questa serie non fanno altro che graffiarne la superficie.
Ma dobbiamo dare considerazione anche all’altra metà della domanda posta dai parrocchiani, “Sta accadendo qualcosa?” . Da un certo punto di vista la risposta è, “No”. Questa serie non è nata per dare risposte a problematiche, irregolarità o ingiustizie a fruizione esclusiva della Parrocchia dell’Ascensione. Non quieta le rivendicazioni da o per la gente gay e lesbica.
Da un altro punto di vista, invece, la risposta è, “Sì, sta accadendo qualcosa qui”. Primo, ciò che sta avvenendo è un tentativo di migliorare la consapevolezza e la comprensione della gente omosessuale. Secondo, ciò che sta avvenendo è l’invisibile e spesso silenziosa lotta nella nostra parrocchia e nel nostro vicinato da parte delle persone gay e lesbiche, di affrontare la loro omosessualità.
Terzo, in parallelo a ciò, sta avvenendo il tentativo della famiglia e degli amici degli omosessuali di amarli e supportarli in questa loro battaglia. In particolare questi due ultimi fronti che ho descritto li vediamo in aperto combattimento da anni ormai.
La differenza che c’è oggi, però, è che queste battaglie possono essere condivise tra di noi perché ora abbiamo più compassione e comprensione di ciò che esse comportano.
Infine, un’ultima e veramente importante domanda che dovrebbe essere posta prima che questa seria si concluda è, fondamentalmente, il ruolo del popolo omosessuale di Dio nella Chiesa Cattolica Romana. La risposta più chiara viene suggerita dal titolo di un libro che parla di ciò, “We Were Baptized, Too!”. In altre parole, i membri omosessuali battezzati della chiesa hanno gli stessi diritti e responsabilità nella nostra chiesa di qualsiasi altro membro della chiesa stessa. Ciò significa, per esempio, che le persone gay e lesbiche possono esercitare la totalità delle pratiche liturgiche.
Quindi possono essere lettori, amministrare l’eucarestia, uscieri, cantori, membri del coro, predicatori. Significa anche che possono e devono essere coinvolti nella missione della chiesa di prendersi cura dei poveri, delle vittime dell’ingiustizia, dei malati, di tutti coloro che ne hanno bisogno.
Significa che possono e devono essere coinvolti fortemente nell’evangelizzazione, nell’educazione per gli adulti, nella condivisione della fede ed in una continua formazione della propria coscienza. Come ogni altro membro della chiesa, sia i diritti e le responsabilità della persona omosessuale, che la sua partecipazione nella missione della Chiesa, non sono prive di condizioni però.
Si presume un adeguato addestramento e formazione, seguire con responsabilità l’autorità della chiesa, ed un’aderenza agl’insegnamenti della Chiesa stessa.
Quando queste condizioni sono apprese ed accettate, possiamo allora vedere molti omosessuali diventare preti o religiosi. Ma le persone gay e lesbiche non sono semplicemente dei membri qualsiasi della nostra Chiesa. Molto spesso il successo del coinvolgimento di una persona nella fede della nostra comunità dipende dall’abilità di essere aperti, onesti e fidati. Se agli aspetti più importanti di chi noi siamo non è permesso di venir svelati, la condivisione della fede diventa qualcosa di tronfio ed artificiale.
Tutto ciò implica che se le persone gay e lesbiche assumessero un ruolo che di diritto gli spetta nella nostra chiesa, allora gli altri membri della chiesa dovrebbero essere disposti a riconoscere ed accettare i loro doni e la loro partecipazione nella missione della Chiesa.
E vero anche che ciò che per la maggioranza degli eterosessuali battezzati può essere sott’inteso come dovuto o comunque facilmente accettato come tale, è un traguardo che può non essere così altrettanto facilmente raggiungibile dalla minoranza omosessuale. Ma ribadisco che se le persone gay e lesbiche assumessero il loro giusto ruolo nella nostra chiesa, non solo gli eterosessuali dovrebbero accettarli, ma dovrebbero anche accettare tutti gli altri membri della gente di Dio in tutte le loro diversità.
Per concludere questa serie voglio spendere una parola di ringraziamento rivolta a tutti coloro che hanno letto gli articoli con rispetto ed interesse. Ringrazio coloro che mi hanno donato feedback positivi e costruttivi. Tale è il segno di una sana comunità di fede che sta maturando, maturando tanto da accogliere con grande responsabilità un argomento davvero molto delicato. Sono veramente grato di far parte di una comunità come questa..
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* Fr. Joseph Fortuna è stato ordinato sacerdote negli Stati Uniti nel 1980. Ha frequentato l’Università Cattolica di Washington DC, dove ha conseguito un dottorato in Teologia sistematica con un focus sulla Liturgia e la Teologia sacramentaria.
E’ stato membro della facoltà di teologia della St. Mary Seminary Graduate School, prima di diventare parroco della parrocchia Ascension Parish di Cleveland, dove ha prestato servizio per quasi sedici anni. Oggi continua a servire nella facoltà del seminario, oltre che come parroco di Our Lady of the Lak (Nostra Signora del Lago).
** Già pubblicato su “The Ascension of Our Lord”, bollettino della chiesa cattolica, estate 1997
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Testo originale: People of God Who Are Gay or Lesbian: A Catholic Pastoral response (Last in a series)