Una visita papale per sanare le divisioni della Chiesa americana
Artcolo di Céline Hoyeau pubblicato sul sito del settimanale cattolico “La Croix” (Francia) il 23 settembre 2015, traduzione di finesettimana.org
Una gigantesca piscina gonfiabile a forma di castello è stata installata in un controviale di Tenelytown, ricco quartiere nella zona nord occidentale di Washington. L’iniziativa per un pomeriggio ricreativo è di una coppia di vicini, Mark e Chris, padri di un ragazzo. Per Patrick, avvocato di 46 anni, i cui figli di 4, 6 e 8 anni sono stati anch’essi invitati, il vicinato composto di diverse famiglie gay, rientra nella quotidianità ordinaria, anche se lui, cattolico, riconosce di avere talvolta difficoltà a collocarsi.
“Ho ricevuto un’educazione molto aperta al liceo gesuita dove ho studiato. Ma sono anche volontario nell’associazione caritativa dei Cavalieri di Colombo, che sono invece molto rigidi sui valori della famiglia. Non sono sempre d’accordo con la loro linea. Mia moglie ed io abbiamo molti amici omosessuali e vorremmo che papa Francesco incoraggiasse la Chiesa americana ad essere più accogliente”.
Patrick allude alle prese di posizione estremamente vigorose dei vescovi che hanno coinvolto la Chiesa, in questi ultimi anni, in uno scontro giudiziario in nome della libertà religiosa. Contro il matrimonio omosessuale, ma anche contro la riforma della sanità del governo Obama, per il fatto che impone ai datori di lavoro il rimborso delle spese di contraccezione e aborto. Una lotta in cui non tutti i cattolici di questo paese dalle dimensioni di un continente non si ritrovano.
Secondo i sondaggi, la maggioranza dei cattolici è favorevole al matrimonio omosessuale, lo è il 75% dei giovani tra i 18 e i 29 anni. Emblematica di questo fossato, è l’azione di 100 responsabili cattolici di San Francisco, che hanno pubblicato in aprile una petizione per chiedere l’allontanamento del loro arcivescovo, Mons. Salvatore Cordileone, rimproverandogli di promuovere “un’agenda unica contro il matrimonio omosessuale”.
E migliaia di cattolici hanno manifestato il loro sostegno, da tre anni, alle religiose americane della LCWR, molto impegnato nell’ambito della giustizia sociale, ma criticate dai vescovi americani per le loro prese di posizione progressiste, al punto che era stata chiesta un’indagine dottrinale al Vaticano.
Più in generale, molti cattolici americani desidererebbero che i vescovi si ponessero in maniera più aperta nei confronti della cultura americana. Tanto più che, anche se il cattolicesimo americano è molto dinamico in certi Stati, grazie all’immigrazione ispanica (il 40% dei cattolici americani), gli abbandoni sono molto numerosi: in media, la Chiesa americana registra sei abbandoni per ogni arrivo per conversione.
In questo contesto, la visita di papa Francesco, che gode di un’immensa popolarità, produce forti attese. “Da trent’anni, l’accento è stato messo essenzialmente su certi temi come l’aborto, ma il papa allarga la prospettiva, con l’immigrazione, l’ambiente, la giustizia sociale. I miei parrocchiani più liberal che erano scettici nei confronti della Chiesa, ora vi si sentono di più a casa propria”, dichiara padre William Byrne, che fino all’estate scorsa era parroco a St. Peter, la parrocchia del Campidoglio. “Mi trovo molto meglio in questa Chiesa più tollerante, che cerca un modo di essere più pertinente per i giovani. Le mie due figlie l’ascoltano ora con attenzione”, conferma uno dei suoi parrocchiani, Neil King, giornalista economico al Wall Street Journal, sposato con una consigliera del presidente Obama.
Anche all’interno dell’episcopato cominciano a farsi sentire certe voci più in sintonia con papa Francesco. Nella loro assemblea generale a giugno, diversi vescovi si sono chiesti se le loro priorità riflettessero quelle del papa. Nominato recentemente dal papa a capo della diocesi di Chicago, Mons. Blaise Cupich è intervenuto chiedendo che l’episcopato dedichi altrettanti sforzi ai diritti dei migranti – a favore dei quali i vescovi si sono comunque fortemente impegnati sulla scena pubblica – quanto alla questione della libertà religiosa.
C’è di che destabilizzare i più conservatori. “Il papa ha una preferenza particolare per la giustizia sociale, e va bene, ma nel contesto americano, abbiamo bisogno di una parola chiara sulla famiglia”, afferma Frank Cannon, presidente del think tank conservatore American Princples Project.
Anche Brian Browne, implicato in questo ambito, presidente della Marcia per i matrimonio e vicino al candidato repubblicano cattolico alle presidenziali del 2016 Rick Santorum, ritiene che il cattolicesimo americano debba accettare di diventare “una minoranza di controcultura”. “Dobbiamo impegnarci fermamente, pubblicamente: la verità della Chiesa sarà sempre uguale, anche se la legge cambia. Alcune leggi sono illegittime, e noi ci batteremo con tutti i mezzi sul piano giuridico, e con la nostra testimonianza”, sostiene questo padre di otto figli.
Il papa riuscirà a favorire l’unità dei cattolici americani? È ciò che crede padre Byrne: “Indipendentemente dalla loro sensibilità, il papa ha già un consenso unanime dai miei parrocchiani. Anche se sono di opinione opposta su certi temi, oggi sono in grado di parlarsi”.