Un’eccezionale normalità. La diocesi di Catania, le domande del sinodo e il contributo dei cristiani LGBT dell’Elpis
Dialogo di Letizia con Filippo Natoli, referente del gruppo di cristiani LGBT de “i fratelli dell’Elpìs” di Catania
I fatti che vi sto per riportare in quest’intervista non dovrebbero fare notizia. Invece eccomi qui a scrivere, perché quando la Chiesa ascolta tutto il popolo di Dio, senza tralasciare nessuno gli esiti possono non essere così scontati e hanno il potere di scaldare il cuore.
A Catania ad esempio in preparazione del prossimo Sinodo dei Vescovi sulla famiglia la diocesi ha coinvolto le parrocchie e soprattutto i laici nella compilazione del questionario inviato dal Santo Padre. Una di queste è la parrocchia del Santissimo Crocifisso della Buona Morte locata nel quartiere di San Berillo, segnato dalla prostituzione ma anche dalla Misericordia. Dove transessuali e travestiti “fanno la vita” perché niente di meglio gli viene offerto, ma che hanno trovato nella parrocchia un polo di attrazione. La chiesa della Buona Morte è un punto di riferimento anche per molti omosessuali credenti che vivono anche fuori del quartiere; da oltre 20 anni infatti la parrocchia ospita il gruppo “i fratelli dell’Elpìs”, uno dei primi in Italia che quest’anno festeggerà 25 anni di attività. Abbiamo perciò fatto alcune domande a Filippo Natoli, uno dei responsabili del gruppo che ha partecipato con altri delegati delle parrocchie alla riunione organizzata dalla Diocesi per formulare le risposte al questionario inviato da Papa Francesco.
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Non capita tutti i giorni che un credente omosessuale contribuisca a dare la sua testimonianza in un contesto ecclesiale… come è stato possibile tutto ciò?
Io ho partecipato a questa riunione diocesana assieme a un altro signore in qualità di delegato per la parrocchia della Buona Morte. L’esito positivo che c’è stato è dovuto anche ai buoni rapporti che si sono instaurati con la chiesa locale e alle esperienze di condivisione e ascolto che è stato possibile fare. Due anni fa il gruppo dei fratelli dell’Elpìs ha incontrato il Vescovo e il gruppo dei diaconi permanenti, molti dei quali sono impegnati nell’ufficio diocesano per la famiglia che ha organizzato e gestito la riunione. Credo queste siano state tappe fondamentali senza cui forse non sarebbe stato possibile l’esito della riunione per il Sinodo.
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In breve cos’è successo alla riunione?
Per prima cosa ci hanno divisi in gruppi a seconda degli argomenti toccati dalle domande. Non so se è stato un caso o no ma sono finito proprio nel gruppo che avrebbe sintetizzato le risposte che toccavano anche il tema dell’omosessualità.
Tra le risposte alla domanda n° 40 ce n’era una che metteva insieme un po tutti gli stereotipi su fede e omosessualità, le altre per la maggior parte registravano che c’è una certa impreparazione di fronte a questi argomenti e la mancanza totale di una pastorale specifica. Qualcuno ha detto che posizioni basate su pregiudizi non erano più sostenibili. Nella sintesi alla fine è emerso che è necessario aiutare le famiglie a far fronte a questi casi. Per farlo può essere necessario sospendere il giudizio per mettersi in ascolto. Inoltre è stata sollevata la necessità di una formazione specifica per gli operatori pastorali su queste tematiche. Infatti, se non si conosce si è portati ad avere pregiudizi, mentre se di certe persone e realtà se ne vede la normalità, tutto cambia.
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Ti aspettavi un tale esito? Come ti sei sentito?
Ho sentito un’accoglienza straordinaria. Sinceramente non me l’aspettavo. E’ evidente che il popolo di Dio è più avanti delle gerarchie della Chiesa.
Mi ha colpito molto che nello stesso gruppo ci fosse una persona che mi conosceva e conosceva i “I fratelli dell’Elpìs”. Era la moglie di un diacono. Mi ha ringraziato perché quell’incontro, avvenuto due anni prima le aveva aperto gli occhi su una realtà che non conosceva: “un vero momento di grazia” lo ha definito.
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Che rapporto ha il gruppo dei fratelli dell’Elpìs con la chiesa locale?
Il gruppo ha da sempre mantenuto un basso profilo e un grande riserbo senza intervenire pubblicamente o prendere posizioni politiche. Non ci siamo fatti tanta pubblicità. Le persone si avvicinavano al gruppo tramite padre Giuseppe Gliozzo il nostro parroco. Infatti per questi motivi eravamo etichettati come “catacombali” dal resto della comunità glbt.
Il gruppo è da sempre ospitato in una parrocchia: Per i primi anni di vita si è riunito a Modica animato da un ragazzo e dal suo direttore spirituale don Rosario Gisana, che oggi è l’attuale vescovo di Piazza Armerina; poi a S. Berillo dove il gruppo si è stabilizzato fino ad oggi.
Due anni fa abbiamo incontrato il Vescovo di Catania per la visita pastorale alle parrocchie. In quell’occasione ci è sembrato che fosse molto teso: forse temeva che noi avanzassimo delle richieste che non era in grado di esaudire. Poi ha capito che le persone erano li per condividere il loro vissuto fatto di gioie e dolori e lui è stato disponibile ad ascoltarci.
Solo qualche mese dopo la visita pastorale i diaconi permanenti in servizio nella diocesi e le loro famiglie hanno chiesto di incontrarci. E’ stato un momento bello perché abbiamo potuto raccontare e condividere la nostra “normalità” con queste famiglie.