Unioni civili. “Pacs” all’italiana e cecità cattolica
Articolo di Jean-Pierre Mignard pubblicato sul sito cattolico Temoignage Chretien (Francia) il 19 febbraio 2016, traduzione finesettimana.org
Rifiutando di ammettere che due persone che si amano hanno diritto ad un quadro giuridico che istituzionalizzi e protegga la loro unione, la Chiesa cattolica continua a prestare il fianco all’accusa di omofobia. Si potrebbe pensare che in Europa gli uni imparino dagli altri e che una sana accumulazione di esperienze basti a evitare gli errori.
La gerarchia cattolica italiana, più o meno apertamente, e la grande maggioranza della comunità cattolica hanno iniziato una mobilitazione contro il progetto di legge intitolato “formazione sociale specifica”, equivalente al “pacs” francese, portato avanti dalla senatrice Monica Cirinnà, progetto che istituzionalizza un’unione civile anche tra persone omosessuali e, in questo modo, apre il diritto all’adozione del figlio di uno dei partner da parte dell’altro.
Una prima mobilitazione aveva già neutralizzato nel 2007 il progetto dei “Dico” che istituiva un quadro giuridico per le unioni omosessuali a seguito della ripetuta insistenza della Corte europea dei diritti umani. L’Italia era uno degli ultimi paesi a non aver voluto legiferare in questo campo.
Nel frattempo, Matteo Renzi, cattolico praticante e sindaco di Firenze nel 2007, allora ostile alle unioni civili, è diventato Primo ministro e favorevole al progetto. Favorevole è diventato anche Silvio Berlusconi. Il fatto che il 55% degli italiani sarebbero favorevoli, fa cambiare idea a certi politici…
Per sostenere la “famiglia”, diverse centinaia di migliaia di persone si sono ritrovate al Circo Massino a Roma il 30 gennaio scorso, giorno del Family Day, con slogan che in Francia conosciamo bene, che annunciano l’apocalisse della famiglia e una società impazzita. La comunità di Sant’Egidio e “Comunione e Liberazione”, due movimenti cattolici diffusi nella società italiana, non avevano aderito a quella manifestazione.
In seguito alla condanna del progetto di legge da parte di Mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza dei vescovi italiani (CEI), in quanto lo ritiene la porta aperta alle adozioni di figli da parte di coppie omosessuali, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della CEI, ha affermato “che un bambino deve avere un papà e una mamma”, e ha dichiarato opportuno il voto segreto dei parlamentari per proteggere la libertà di coscienza, e questa affermazione è stata denunciata come un’ingerenza nella vita delle istituzioni.
Papa Francesco ha ripreso la sua posizione sul matrimonio – mentre qui si sta parlando solo di unioni civili: “Non ci può essere confusione tra la famiglia e ogni tipo di unione”. Aveva denunciato, all’ONU, “i modelli di vita anormali e irresponsabili”. Il suo atteggiamento intransigente risale ai tempi in cui era arcivescovo di Buenos Aires. E ognuno sa che il diplomatico francese presentato per occupare il posto di ambasciatore presso il Vaticano, cattolico praticante ma omosessuale, è stato rifiutato.
Niente di nuovo quindi, sotto questo pallido sole. L’omofobia ha ancora bei giorni davanti a sé all’interno del mondo cattolico. Sia ai livelli bassi che a quelli alti.
Qualche luce? In Portogallo, dove il matrimonio gay è stato adottato dal parlamento di Lisbona, il cardinale patriarca José da Cruz Policarpo si era ritirato e, ancor meglio, padre Manuel Marujao, che difendeva l’idea di un referendum di chiarificazione, ammetteva che si trattava di una “questione di natura antropologica e non strettamente religiosa”.
In Francia, dopo averli ardentemente combattuti nel 2002, la Chiesa cattolica ha rivalutato i “pacs” quando si è cominciato a parlare di “matrimonio per tutti”. Ah, quei treni che non si prendono al momento giusto…
Terminiamo con le parole di un altro gesuita, il cardinale arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini, grande figura, in dialogo con il futuro sindaco di Roma, Ignazio Marino: “Non è male due
omosessuali abbiano una certa stabilità di rapporto e quindi in questo senso lo Stato potrebbe anche favorirli… Se poi alcune persone, di sesso diverso oppure anche dello stesso sesso, ambiscono a firmare un patto per dare una certa stabilità alla loro coppia, perché vogliamo assolutamente che non sia?… Non è giusto discriminare altri tipi di unione [diversi dal matrimonio]”.
Testo originale: Pacs à l’italienne et cécité catholique