Unioni gay: tra i vescovi europei si diffonde la linea morbida
Articolo di Alessandro Speciale tratto dal mensile Jesus n.5, maggio 2013, p.38
II cardinale arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn , ha invitato la Chiesa a «rispettare» le unioni tra persone dello stesso sesso, senza opporsi a un loro riconoscimento da parte dello Stato, sottolineando però che non vanno equiparate al matrimonio.
Il porporato austriaco non è il primo a invitare a un ripensamento della Chiesa su questo tema: negli ultimi mesi – notano attivisti cattolici per i diritti degli omosessuali – sono stati diversi i cardinali che, anche se con toni differenti, hanno riconosciuto il valore, potenzialmente anche legale, dei rapporti tra persone dello stesso sesso.
Schönborn è intervenuto sul tema durante una conferenza a Londra qualche settimana fa. «Ci possono essere unioni omosessuali e devono avere rispetto e anche protezione da parte del diritto civile. Ma per favore tenete fuori dal discorso il concetto di matrimonio», ha detto l’arcivescovo viennese.
«Dobbiamo essere chiari sulle condizioni e rispettare i bisogni delle persone che vivono in una relazione», ha aggiunto il cardinale, citando come buon esempio la recente legge austriaca sulle unioni civili che evita ogni confusione tra le unioni omosessuali e il matrimonio. L’anno scorso aveva fatto notizia la decisione di Schönborn di opporsi alla rimozione di un gay dichiarato da un consiglio parrocchiale. E il porporato austriaco non è il solo a mostrare una nuova sensibilità.
Per il cardinale colombiano Rubén Salazar Gómez, secondo il quotidiano El Tiempo, se «famiglia» è solo quella formata da un uomo e una donna uniti in matrimonio, altri tipi di «unioni» hanno il «diritto di esistere».
Termini non lontani da quelli usati nel 2010 dall’allora arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, oggi papa Francesco, durante il dibattito sulla strategia da seguire di fronte alla decisione del Governo argentino di legalizzare il matrimonio gay.
Negli Usa, dove numerosi Stati si stanno muovendo verso il riconoscimento del matrimonio omosessuale, l’arcivescovo emerito di Washington, cardinale Theodore McCarrick, ha detto di «non avere nessun problema» con le unioni civili fra gay che offrano gli stessi diritti del matrimonio, purché la distinzione con quest’ultimo sia chiara.
Negli ultimi mesi, posizioni simili sono arrivati da numerosi vescovi, dalla Germania, con il cardinale di Berlino Rainer Maria Woelki, all’Inghilterra, con l’arcivescovo di Westminster Vincent Nichols. Anche il presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, monsignor Vincenzo Paglia, si è detto favorevole a riconoscere «diritti civili e sociali » alle coppie gay, senza «equiparare la loro “unione” alla famiglia».
Sul tema, però, la posizione ufficiale del magistero è quella espressa nel 2003 in un documento della Congregazione per la dottrina della fede: «In presenza del riconoscimento legale delle unioni omosessuali, oppure dell’equiparazione legale delle medesime al matrimonio con accesso ai diritti che sono propri di quest’ultimo, è doveroso opporsi in forma chiara e incisiva».