Unisciti alle veglie per il superamento dell’omotransbifobia, accendi la luce del cambiamento
Riflessioni di Alessandro Ludovico Previti
Matteo aveva sedici anni quando si è tolto la vita. Per oltre un anno i compagni di classe lo avevano tormentato con insulti e prese in giro: alcuni mascherati da battute, altri apertamente crudeli, tutti parte di una tortura quotidiana. La crudeltà non è mai casuale, ma spesso viene vissuta come se lo fosse. Sua madre, migrante dalle Filippine, aveva parlato con gli insegnanti e cercato di proteggerlo, ma la sua voce non è stata ascoltata abbastanza. Matteo ha lasciato una lettera: “Non ce la faccio più”. Dopo la sua morte, è calato il silenzio.
“È possibile che i nostri pastori cattolici, di solito così loquaci sull’omosessualità, non abbiano avuto una sola parola per lui?” Fu questo il grido del gruppo Kairos di cristiani LGBT di Firenze. E per spezzare il silenzio, accese una candela: così nacque la prima veglia. Non una protesta, ma un atto di lutto, di preghiera, di presenza pubblica.
Da allora, le Veglie per il Superamento dell’Omotransbifobia sono diventate una tradizione decentrata ed ecumenica, con incontri in decine di città in Italia e nel mondo. Si tengono per tutto il mese di maggio, in sintonia spirituale con l’IDAHOBIT: la Giornata Internazionale contro l’Omofobia, la Bifobia e la Transfobia, istituita nel 2004 nel giorno in cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità rimosse l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali.
Dal 2007, l’associazione La Tenda di Gionata ha aiutato on line a mettere in rete i gruppi, condividere risorse e sostenere il cammino. Ma le veglie non hanno un proprietario: appartengono a chiunque scelga di esserci, di ricordare, di resistere, di pregare.
Perché vegliare non è un gesto passivo. È un rifiuto di sparire. È un modo per dire: siamo ancora qui, e ricordiamo. E con il tempo, cambiano anche le veglie. Restano momenti di memoria, ma anche di gratitudine, per ciò che è già cambiato, e di determinazione, per continuare a camminare verso un futuro migliore. Sono spazi di preghiera condivisa, e sì, anche di gioia.
Invito chi legge: padre, madre, sorella, fratello, amico o alleato, non dormire quella notte. Unisciti alla veglia, tieni accesa la luce. Prega con noi, nella presenza e nella verità, per il superamento dell’omofobia, della bifobia e della transfobia.
Scopri di più sulle Veglie e sulle città in veglia, visita: www.gionata.org/inveglia











