Va bene mentire sul proprio orientamento sessuale?
Riflessioni di Susan Cottrell* pubblicate sul suo blog FreedHearts (Stati Uniti) il 22 dicembre 2019, liberamente tradotte da Chiara Benelli
Le persone queer si chiedono spesso se sia giusto mentire sul proprio orientamento o identità di genere. È del tutto comprensibile, d’altra parte il costo del coming out può essere esorbitante e talvolta vengono fatte domande quando ancora chi le riceve non è pronto a parlarne, o anche quando chi chiede non è davvero disposto ad ascoltare.
Ma le persone LGBTQ soffrono molto a dover mentire al riguardo; ebbene sì! Quindi, ispirata dal recente podcast di Queer Theology sull’argomento, oggi vorrei rivolgermi a voi nelle mie vesti di mamma. La classica domanda sulla menzogna è la seguente: è giusto mentire a degli ipotetici nazisti sugli ebrei che nascondete in casa tua? Senza ombra di dubbio, la risposta è sì. O ancora, è giusto mentire a degli ipotetici schiavisti sugli schiavi che nascondete nella vostra stalla? Ancora una volta, la risposta è sì, senza nemmeno starci a pensare.
Anche se questi esempi potrebbero sembrare estremi (d’altra parte, i genitori non sono né nazisti né schiavisti), ci scorgo comunque dei princìpi soggiacenti che possono guidarci nel dare una risposta, nonché offrirci utili spunti.
Perché dovremmo mentire a dei nazisti o a degli schiavisti? Mentiamo perché loro non saprebbero che farsene della verità; anche se sapessero la verità, questa li renderebbe obiettivamente più pericolosi. Lo stesso vale per i genitori, per i pastori o per tutti gli altri che quella verità la userebbero contro di voi.
Per parafrasare Jack Nicholson, non sanno gestire la verità. Non sono abbastanza maturi/informati /rispettosi per gestire al meglio quella verità. In altre parole, userebbero la verità per ferire; non lo ammetterebbero mai, naturalmente, ma le cose stanno comunque così.
Come i figli di genitori che picchiano, che mandano i figli in “terapia” o che li cacciano di casa. (E il fatto che i “cristiani” che non credono nemmeno che queste cose accadano siano così numerosi, dimostra che il problema è reale.) Dire a questi genitori la verità può essere un pericolo, quindi ci rifiutiamo legittimamente di dir loro la verità, perché, logicamente, sarebbe come porgere loro la mazza con cui prenderci a mazzate.
È un affronto ai genitori non dire nulla? Mentire quando ce lo chiedono? Assolutamente no. Chiedono qualcosa che non è dato loro sapere finché non saranno in grado di riceverlo, e finché voi non sarete pronti a condividerlo. (Dire: “Non te lo dico”, chiaramente equivale a un “Sì”.) Quindi, per tutta questa serie di motivi, direte loro quello che voi volete che sappiano in quel dato momento: No, non siete omosessuali.
Con l’avvicinarsi delle vacanze, quando iniziate a pregustare i momenti che passerete in famiglia, lasciate che vi tranquillizzi: potete decidere la vostra storia e condividerla come e quando vorrete. Quello che invece non potete fare è impedire agli altri di costruire storie, di spettegolare o cose simili. Ma per quanto possibile, siate voi gli artefici della vostra storia. A volte, nascondere la verità alla famiglia significa essere fedeli a se stessi. Vi auguro feste serene e piene d’amore! Susan
* Susan Cottrell è un’insegnante cristiana che ha avuto numerose esperienze di studio della Bibbia e nel discepolato. FreedHearts è il suo blog ed anche una rete per genitori cristiani con figli LGBT, ed ha raccolto le convinzioni maturate attraverso queste esperienze nel suo libro “Mom, I’m Gay” – Loving Your LGBTQ Child Without Sacrificing Your Faith (Mamma, sono gay. Come potete amare vostro figlio LGBTQ senza sacrificare la vostra fede). Lei e suo marito sono sposati da più di trent’anni e hanno cinque figli, due delle quali sono lesbiche. Vivono a Austin in Texas (USA).
Testo originale: Is It Okay to Lie About Your Orientation or Identity?