Veglie 2018. “La verità vi farà liberi” dai pregiudizi dell’omofobia
Articolo di Innocenzo Pontillo pubblicato su Adista Segni Nuovi n° 21 del 9 giugno 2018, pp.6-7
«Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi»: queste parole del Vangelo secondo Giovanni 8,32 paradossalmente ci ricordano che ancora oggi fare verità, o meglio “coming out”, per una persona gay, lesbica o trans, significa percorrere un cammino accidentato, scandito spesso da discriminazione sia nella società che nelle Chiese e che in alcuni Stati del mondo può portare anche all’arresto o alla pena di morte, colpevoli di essere così come Dio li ha voluti, pensati, creati.
Non a caso è stato il versetto biblico che unisce dall’11 maggio al 28 giugno, attraverso le veglie di preghiera ecumenica per il superamento dell’omotransfobia, tante comunità cristiane in Italia e Spagna, da Alessandria a Barcellona, da Rimini a Madrid, da Napoli a Siviglia.
Per la dodicesima volta comunità cristiane diversissime tra loro ospitano infatti momenti ecumenici di preghiera e fiaccolate di luce che hanno ricordato che come cristiani oggi, possiamo e dobbiamo fare la differenza nel rifiutare questa discriminazione, perché «è importante – che queste giornate di veglia non siano soltanto denuncia, ma anche un’occasione per rientrare in noi stessi e farci illuminare dalla verità del Vangelo» (don Gianluca Carrega, responsabile per la pastorale per le persone omosessuali della diocesi di Torino su Repubblica del 16 maggio 2018) affinché le nostre Chiese sappiano «farsi sempre più santuari di accoglienza e sostegno» (OPCEMI, Opera per le Chiese evangeliche e metodiste, 2017) verso chi è discriminato perché omosessuale o transessuale. Dal 2007 le Veglie sono state un indicatore importante sui limiti e i cambiamenti vissuti dalle nostre Chiese su questo tema.
Risalta ad esempio il fatto che nel tempo è aumentata la presenza di realtà del modo evangelico e cattolico: quest’anno a Siracusa, Milano, Palermo, Firenze c’è stata una forte collaborazione tra comunità evangeliche, valdesi, battiste, metodiste e luterane e a parrocchie e comunità di vita consacrata cattoliche.
Un altro segno che colpisce delle veglie 2018 è stato l’impegno e la partecipazione fattiva data a questa iniziativa dalle suore cattoliche di diversi ordini e congregazioni perché, come scrive suor Stefania Baldini delle suore domenicane Unione di San Tommaso di Firenze, «la sensibilità femminile a volte potrebbe aiutare ad andare oltre, a riflettere e osare».
Suor Stefania ricorda come «Nei primi tempi in cui ho iniziato a occuparmi di questa emarginazione – una delle tante che tutti dal più al meno mettiamo in moto, anche senza rendercene conto – un amico di 22 anni, dopo aver letto una fredda dichiarazione di un’autorità ecclesiastica (sull’omosessualità), rimase qualche minuto in silenzio, poi mi disse: “…ma si rendono conto, queste persone, dei tanti suicidi di cui sono almeno in parte responsabili?… io ne ho conosciuti tanti di giovani che….”. Io, questo momento, quello sguardo, quella voce incolore, non li ho mai dimenticati. Non ho più scelte. Sto da quella parte sempre e comunque».
Un altro aspetto importante è il fatto che mai come quest’anno le veglie hanno mostrato, in ambito cattolico, due idee diverse di Chiesa: da un lato il desiderio di cercare strade nuove per contribuire al superamento dell’omofobia, dall’altra c’è stato chi ha invocato preghiere “riparative” o fatto pressione sui vescovi in maniera “pubblica e urlata” affinché questi momenti di preghiera fossero vietati perché “blasfemi”, “di stampo omosessualista” e intollerabili perché “interreligiosi”.
Un caso eclatante è stato vissuto a Reggio Emilia, dove un gruppo di tradizionalisti ha chiesto pubblicamente al vescovo mons. Massimo Camisasca di intervenire affinché la parrocchia Regina Pacis non ospitasse una veglia di preghiera per le vittime dell’omofobia ed ha convocato un rosario di “riparazione” per «ripulire i peccati di chi è considerato eretico per la Chiesa», proprio sotto le finestre della curia diocesana.
Per tutta risposta il vescovo, con un gesto senza precedenti, ha voluto presiedere la veglia perché la sua presenza fosse «un segno di vicinanza alle persone con orientamento omosessuale e ai loro genitori, affinché si sentano figli della Chiesa e prendano in considerazione la dottrina cristiana sull’uomo e sulla salvezza. Sono consapevole della delicatezza di questo mio gesto, ma sono anche seriamente convinto che è nostro preciso dovere andare incontro agli uomini per mostrare loro la luce di Cristo» (Resto del Carlino, 15 maggio 2018).
A Palermo invece l’arcivescovo mons. Corrado Lorefice, ha scritto di suo pugno una preghiera inviata a tutti i presbiteri e i religiosi della diocesi e letta durante la veglia in cui ha ricordato come «le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente» ed ha sollecitato tutti i cristiani affinché «testimonino e annuncino, con audacia profetica, l’incondizionato rispetto dovuto ad ogni persona e denuncino ogni forma di discriminazione ed emarginazione».
Pensare, che «solo alcuni anni fa, quando sulla cattedra di Palermo sedeva ancora il cardinale Paolo Romeo, l’organizzazione della veglia era puntualmente oggetto di tensioni fra i promotori e la Curia! Altri tempi, stessa Chiesa» (Giovanni Panettiere su Quotidiano.net del 15 maggio 2018).
Infine quest’anno la veglia di Lucca è stata ospitata nei locali della Caritas presso i locali dell’arcivescovado e il prossimo 22 giugno, anche a Cremona la veglia, organizzata dal gruppo diocesano “Alle querce di Mamre” sarà presieduta dal vescovo Antonio Napolioni.
Segno di una tensione in corso nella Chiesa ma anche di un cammino in corso, pur tra mille difficoltà, che vede sempre più voci impegnate a costruire un dialogo nella Chiesa, come quella del gesuita p. James Martin, autore del libro Un ponte da costruire. Una relazione nuova tra Chiesa e persone Lgbt (Marcianum Press, 2018) che, come dice l’arcivescovo di Bologna mons. Zuppi, è un testo «utile a favorire il dialogo, la conoscenza e comprensione reciproca, in vista di un nuovo atteggiamento pastorale da ricercare insieme alle nostre sorelle e fratelli Lgbt».
Lo stesso p. Martin ricorda che «nessun gruppo di cattolici è maltrattato così nella Chiesa… Molto del disprezzo viene dalla paura della persona Lgbt come “altro”. L’amore perfetto scaccia la paura, dice il Nuovo Testamento; mentre la perfetta paura scaccia l’amore». Parole che fanno riflettere, impensabili 12 anni fa, quando iniziò nelle nostre comunità cristiane il cammino delle veglie.
* Innocenzo Pontillo è volontario del Progetto Gionata, progetto di volontariato culturale che, dal 2007, cerca di far conoscere il cammino che i credenti omosessuali fanno ogni giorno nelle loro comunità e nelle varie Chiese