Verso il Sinodo dei Giovani. Come giovane cattolico LGBT cosa dico alla mia chiesa?
Risposta di Davide alle domande del documento preparatorio del Sinodo dei Giovani
Cosa offriamo alla Chiesa? (domanda 1) Spezzarci per fare verità. Il nostro spezzarci nelle comunità, offrendo sempre più comunemente la testimonianza di persone Lgbt serene e realizzate; la normalità del nostro essere, quando nell’unità e nella trasparenza delle nostre vite riusciamo a gettare piccoli-grandi semi di cambiamento dicendo ad esempio: ecco, lui è Marco: il mio fidanzato…
Tutto questo produce spesso un cambiamento nella percezione di tanti nostri fratelli e sorelle, il cui valore è prezioso, fondamentale. Questo nostro spezzarci, mai scontato, anzi spesso esito di un lungo percorso di liberazione, sostituisce facce e volti a pregiudizi ed al “sentito dire”; storie concrete a stereotipi e figurine… E’ questa forse, davvero, la “verità che ci fa liberi” (Gv 8, 32).
LA NOSTRA UMILE E PREZIOSA TESTIMONIANZA IN QUESTA “PERIFERIA ESISTENZIALE”
Con affetto, con tenerezza mi rivedo a 19 anni, tra le strade di Firenze. I miei genitori mi avevano sostenuto ad andare a Firenze, per un incontro della REFO (Rete Evangelica Fede ed Omosessualità). Io non frequentavo attivamente la mia parrocchia, ma in qualche modo loro avevano percepito, dopo qualche mese che a tutta la mia famiglia avevo confidato di essere omosessuale, che l’interesse che comunque portavo con me per la fede richiedeva un sostegno per diventare un punto di forza del mio cammino e non un ostacolo. Non so perché avesse scelto proprio un incontro della REFO, ma comunque eccomi lì: il primo viaggio da solo, un po’ smarrito ed a bocca aperta mentre osservavo le meraviglie di quella città. Da lì è nato il mio essere parte di questa grande famiglia che sono i Cristiani Lgbt in rete da tutta Italia.
Posso davvero dire che questa realtà mi ha aiutato a conoscere una fede vivace, fresca, impegnata. Una fede che diventa sostanza, fonte della vita…. Forse grazie a tutti voi a piccoli passi mi sono riavvicinato alla parrocchia, e ad un impegno attivo e convinto. Ecco: questa è davvero un dono prezioso per tutta la nostra Chiesa; nell’impreparazione dei nostri pastori, nell’incapacità delle nostre comunità ad accogliere la persona in tutte le sue sfere, ho trovato degli amici che mi hanno sostenuto, magari anche da lontano, ma con costanza; ho conosciuto testimoni credibili…
Una pastorale concreta, vissuta, feriale, che comunica in questa periferia esistenziale, per usare un termine caro al Papa, e con tutti i propri limiti riesce a dare a chi si stava allontanando la possibilità di riscoprire la bellezza del cammino di fede. Questo offriamo: un servizio creativo ed auto-organizzato, che nasce da sofferenze e travagli. “Ogni albero infatti si riconosce dal nostro frutto” (Luca 6, 43): diciamolo felicemente, con tutte le nostre fragilità… Questo davvero è un frutto buono, un frutto nostro!
CHE COSA CHIEDO/CHIEDIAMO (domanda 5)
– Lui cerchiamo, “come la cerva che anela ai corsi d’acqua”(Salmo 41), e da Lui siamo cercati; da Lui veniamo, ed a Lui andiamo; è Lui che ricuce insieme i pezzi smarriti della nostra vita, e dall’incontro con Lui speriamo di poter sempre ricevere compagnia, consolazione, stimolo, forza, coraggio.
Tante volte il volto di Gesù mi sembra offuscato da tante teorie, costruzioni teologiche, strategie. Vorrei che ogni giorno singolarmente e come Chiesa cercassimo di mettere questa ricerca del Suo volto al costante centro del nostro agire. Una scoperta ed una riscoperta continua di Gesù, prima di tutto.
– Sì, sempre più spesso leggiamo ed ascoltiamo, anche in ambienti ecclesiali, parole di condanna dell’omofobia; atteggiamenti ed iniziative che scaldano il cuore, e fanno intravedere una promessa. Eppure c’è ancora tanta strada da fare. Lo sguardo si rivolge agli adolescenti lgbt, ai “davvero giovani”, a quanti stanno scoprendo che i propri desideri e le proprie aspirazioni si rivolgono alle persone del proprio stesso sesso. Sì, ogni storia è diversa, ma li immagino attraversati, anche oggi come è stato per me, da difficoltà e tormenti, paure, tristezze, malinconie… Quando non si parla di malattie dell’anima e della mente, e della solitudine arriva ad uccidere.
Anche oggi tanti sentiranno di essere sbagliati, di non poter mai riuscire nella vita, di essere uno scarto, un errore. Per loro e per tutti noi, “accoglienza” vera è qualcosa di più, di molto di più. E’ la gioia del padre che fa festa ed uccide il vitello grasso per venire incontro a quel figlio che se ne era andato… L’accoglienza vera, è una tavola imbandita, non le briciole per terra. E allora cosa mi avrebbe fatto sentire accolto quando da adolescente mi sentivo così lontano dalla Chiesa? Cosa potrebbe farmi sentire più accolto ora? Forse, innanzitutto, non cercare di relegare il tema dell’orientamento omosessuale nel silenzio e nel tabù. Ricordo cosa mi disse il mio parroco una volta: “io voglio stare vicino ad una persona omosessuale, la rispetto, però certo, non sarebbe mai una cosa che vorrei proporre, che vorrei raccomandare”.
Nei percorsi educativi ed ecclesiali, ecco che non si parla di orientamento sessuale, si preferisce “reagire” al caso specifico, magari nel silenzio del confessionale… E così, anche quando non c’è aperta condanna, tutto avviene così, di nascosto.
Vorrei che come Chiesa, anziché reagire, magari, all’emergenza di una estrema sofferenza spirituale, giocassimo d’anticipo… Sì, quel ragazzo che frequenta l’oratorio, animatori ed animatrici, può essere anche gay, lesbica, transessuale. Sì, quel giovane che si avvicina alla cresima, sacerdoti, può essere gay, lesbica, transessuale. Tenerne presente, tutto qui. Ed allora attivare percorsi e stili nuovi, diversi. Che con coraggio ed al tempo stesso una gioiosa serenità sappiano dire parole d’amore e di salvezza per tutti. Dirle, non sussurrarle!
– Io vorrei che il cambiamento arrivasse fino alle fibre della dottrina. Solo così non sarà più di facciata, ma diventerà un patrimonio comune. Eppure, se lì si arriverà, sarà solo perché il cambiamento è già avvenuto nel Popolo di Dio, giorno dopo giorno. Di qui l’importanza dei piccoli-grandi semi di testimonianza che gettiamo tutti i giorni. Eppure… Non può farci che bene pensare a questo orizzonte.
Ma come può avvenire tutto questo? È un tema sul quale c’è bisogno di competenza, e spero che chi lo è più di me possa aiutarci. In modo molto semplice e genuino, io dico che vorrei fosse riconosciuto il valore della coppia fra persone dello stesso sesso, come portatrice di una vocazione che fa il bene degli innamorati e del prossimo al quale il loro amore si apre.
Vorrei che si avesse della sessualità una visione più libera e liberatrice, umana e costruttiva. Vorrei che la contrapposizione all’omofobia e ad ogni discriminazione divenisse parte dell’abc di ogni cristiano. Vorrei che le coppie omosessuali venissero benedette alla presenza della loro comunità.
PER SAPERNE DI PIU’:
Il documento preparatorio del Sinodo: http://www.vatican.va/roman_curia/synod/do…orio-xv_it.html
L’iniziativa: Come giovani cristiani LGBT vogliamo contribuire al Sinodo sui Giovani. Facciamolo insieme!