Vogliamo una Chiesa cattolica capace di dialogare con le persone del nostro tempo

“La Chiesa appare ripiegata su se stessa e incapace di dialogare con gli uomini e le donne del nostro tempo” è questo quello che emerge da un documento della Comunità San Francesco Saverio all’Albergheria di Palermo guidata da Don Cosimo Scordato*, che ha aperto le sue braccia e le porte della Rettoria al nuovo Gruppo di Omosessuali Credenti (ndr palermitano), nato nel gennaio di quest’anno (ndr 2009).
Questi Documenti costituiscono solo il mezzo per porre alcuni interrogativi che necessitano di una risposta non solo personale, ma collettiva sia della Chiesa che della Società e ciò al fine di fare «un balzo in avanti» per una testimonianza ed un annuncio cristiani che possano rispondere «alle esigenze del nostro tempo». Ecco qui di seguito il Documento della Comunità San Francesco Saverio all’Albergheria di Palermo:
Molti fatti con i quali veniamo in contatto ci dicono che oggi la Chiesa si trova in una situazione di progressivo estraneamento rispetto al mondo contemporaneo. Molti uomini e donne, specialmente tra i giovani, avvertono da parte loro una radicale scollamento dalla Chiesa.
Siamo molto preoccupati per le conseguenze negative che tale perdurante situazione produce per un annuncio credibile del Vangelo. Per questo, ci sembra saggio riprendere e rilanciare la feconda intuizione di Giovanni XXIII nel suo discorso di apertura del Concilio Vaticano II: quella di «un balzo in avanti» per una testimonianza ed un annuncio cristiani che possano rispondere «alle esigenze del nostro tempo».
Il tentativo in atto di contenere lo Spirito del Concilio è, a nostro avviso, un grave errore che, se perseguito fino in fondo, non può che aumentare in modo irreparabile lo steccato tra Chiesa e mondo, Vangelo e vita, annuncio e testimonianza.
A noi sembra che l’insistere sulla riaffermazione di norme e visioni anti-storiche o, addirittura, non biblicamente fondate se non a volte anti-cristiane, non aiuti la credibilità ecclesiale nell’annuncio del regno di Dio.
Vanno ripensati, ad esempio, le questioni riguardanti l’esercizio effettivo della collegialità episcopale e del primato papale, i criteri nella nomina dei vescovi, la condizione dei separati, dei divorziati e delle persone omosessuali, l’accesso delle donne ai ministeri ecclesiali, la dignità del morire?
Vogliamo una Chiesa che si fidi solo della forza libera e mite della fede e della grazia di Dio, che non imponga mai a nessuno le proprie convinzioni sui problemi dell’etica e della politica.
Vogliamo una Chiesa che pratichi la compassione e trovi nella pietà la sua gloria. E faccia sue le parole che il santo padre Giovanni XXIII incise sul frontone del Concilio: «Oggi la sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia piuttosto che della severità.
Essa ritiene di venire incontro ai bisogni di oggi non rinnovando condanne ma mostrando la validità della sua dottrina. La Chiesa vuol mostrarsi madre amorevole di tutti, benigna, paziente, piena di misericordia e di bontà, anche verso i figli da lei separati».
Vogliamo una Chiesa che sappia dialogare con gli uomini e le donne e le loro culture, senza chiusure e condizionamenti ideologici, e impari ad ascoltare e a ricevere con gioia le cose vere e buone di cui gli interlocutori sono portatori. La verità e la bontà sono di Dio, il quale le dà a tutti gli uomini e non solo ai cristiani.
Vogliamo che al centro della Chiesa venga messo il Vangelo e la sua radicalità. Solo così la Chiesa potrà essere vista e sperimentata come “esperta in umanità”.
E’ tempo che, senza paura, nella Chiesa e nella città prendiamo la parola da cristiani adulti e responsabili, per una credibilità e veracità ecclesiale.
* Cosimo Scordato (1948, Bagheria-Pa), è prete dal ’72, ha studiato teologia presso la Pontificia Università “Angelicum” (Roma). Inserito nella comunità ecclesiale di Palermo, insegna da qualche decennio presso la Facoltà Teologica di Sicilia, Teologia Sacramentaria ed Ecclesiologia; insegna anche Estetica Teologica nel Corso di laurea in Arte Sacra tenuto dalla Facoltà Teologica di Sicilia con l’Accademia di Belle Arti di Palermo;
Fondatore negli anni ’80 del “Comitato popolare antimafia”, dall’86 è Rettore della Chiesa di S. F.sco Saverio ove fa parte di una comunità presente nelle attività del quartiere (Albergheria), dove vi ha dato vita all’esperienza del Centro Sociale “S. Saverio”, che promuove un’opera di risanamento del territorio cercando di coinvolgere le persone dello stesso quartiere come protagoniste del loro autoriscatto.