Su Adista Documenti: “Il Vangelo non abita più qui”. Le reazioni al Responsum dell’ex Sant’Uffizio”
Articolo di Ludovica Eugenio pubblicato sul settimanale Adista Documenti, n.13 del 3 aprile 2021
«La Chiesa dispone del potere di impartire la benedizione a unioni di persone dello stesso sesso?». Il Responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede a questo quesito (Dubium), negando la possibilità di benedire le coppie omosessuali, ha provocato nel mondo cattolico reazioni molto accese, che vanno dagli interventi sul filo della riflessione teologica a vere dichiarazioni di guerra al Vaticano da parte di quella base che, soprattutto nei Paesi germanofoni, celebra già da tempo in chiesa l’amore gay (v. Adista Notizie n. 12/21). E non intende fare passi indietro.
Ma indignazione è stata espressa anche da figure di spicco della gerarchia, da personalità del mondo teologico e accademico, da persone che vivono sulla propria pelle il dolore dell’esclusione per sé o per i propri cari toccati dal divieto.
E mentre si moltiplicano le dichiarazioni di sdegno per la cecità e l’ottusità del documento della Santa Sede, datato 22 febbraio, festa della Cattedra di San Pietro, ma pubblicato il 15 marzo, con le firme del prefetto della Cdf card. Luis F. Ladaria e del segretario mons. Giacomo Morandi, si cerca di comprendere se l’approvazione di papa Francesco – della quale si fa esplicita menzione nello stesso Responsum – sia più formale che fattuale, dal momento che, nell’Angelus di domenica 21 marzo, il papa è sembrato prendere le distanze dalla sostanza del documento.
Questo numero monografico di Adista Documenti intende dare conto della rilevanza del dibattito ecclesiale e della pluralità di argomentazioni e di approcci, riportando numerose dichiarazioni e riflessioni apparse giorno dopo giorno.
Si parte dallo stralcio dell’Angelus papale che, tra le righe, sembra ricusare l’approccio escludente della Congregazione per la Dottrina della Fede, per proseguire con una riflessione sulla legge dell’amore di p. Marcelo Barros, ecoteologo e biblista brasiliano: «Ogni amore è sacro in sé – afferma Barros – e non ha bisogno della benedizione di un sacerdote o di un pastore per legittimarsi. La funzione della benedizione matrimoniale non sarebbe quella di “benedire” l’amore che è già sacro in sé, ma di rendere quell’unione un segno pubblico e una testimonianza dell’amore di Dio per l’umanità».
«A noi sembra che sullo sfondo del Responsum ci sia la non accettazione e il non riconoscimento che l’amore fra due omosessuali sia possibile; il che è veramente offensivo della esperienza concreta di tante persone», commentano su Il giornale di Sicilia (21/3) don Cosimo Scordato, docente alla Facoltà teologica di Sicilia e rettore della chiesa di San Francesco Saverio all’Albergheria (Palermo), e don Franco Romano, anch’egli prete a Palermo, mentre Don Paolo Farinella, parroco a San Torpete, Genova, riflette, in un contributo pubblicato sul blog del liturgista Andrea Grillo, sul significato biblico della benedizione.
A seguire, Antonio De Caro, docente in un liceo romano, impegnato con il portale Gionata.org e con l’associazione “La Tenda di Gionata” sul fronte di fede e omosessualità, riporta la propria esperienza di coppia unita civilmente: «Come possono, gli uomini, negare la benedizione a coloro che Dio ha già benedetto? Questo dovrebbe dire la Chiesa, se veramente obbedisse alla voce dello Spirito», argomenta De Caro.
Sul versante istituzionale, sul sentimento provato di fronte al documento vaticano è centrato l’accorato testo del vescovo di Anversa (Belgio), mons. Johan Bonny: «Provo vergogna per la mia Chiesa, come ha detto un prete. E, soprattutto, provo una vergogna intellettuale e morale», ha scritto. «Voglio chiedere scusa a tutti coloro ai quali questa risposta risulta dolorosa e incomprensibile».
Anche il mondo teologico accademico si è espresso (almeno in Germania) con due diverse dichiarazioni: una dell’Arbeit Gruppe Dogmatik/Fundamentaltheologie («Realtà complesse richiedono risposte che si pongano allo stesso livello di sfida. Non giustificano più un rifiuto indifferenziato di qualsiasi benedizione di coppia al di là del matrimonio eterosessuale») e una di 212 docenti di teologia di università tedesche, austriache, olandesi e svizzere («Il testo è caratterizzato da un gesto paternalistico di superiorità e discrimina le persone omosessuali e il loro stile di vita. Prendiamo decisamente le distanze da questa posizione», scrivono). Tra i 212 docenti firmatari c’è il teologo pastorale di Bochum Matthias Sellmann, membro delll’Assemblea del Cammino sinodale: a Roma, si chiede su katholisch.de (21/3), «si rendono conto che ciò che stanno portando avanti è la strumentalizzazione della benedizione di Dio ai fini della loro autoconservazione?».
«Sono qui a rendere testimonianza di un grido di dolore, quello che ho sentito sollevarsi dal mondo a cui sento di appartenere, come mamma di un ragazzo gay», scrive Dea Santonico mentre a chiudere la rassegna delle reazioni è il teologo spagnolo Xavier Pikaza con una riflessione su Religión digital di cui riportiamo ampi stralci: «La domanda che esprimeva il “dubium” si sarebbe potuta evitare. Ci sono cose che non si chiedono, si fanno. Non dobbiamo esitare a benedire, dobbiamo benedire, punto, perché questo è il vangelo», esordisce il teologo. «Se due omosessuali vanno e chiedono alla comunità di benedirli, è normale che la comunità lo faccia».
Adista Documenti n°13 del 3 aprile 2021
Sommario
Il Vangelo non abita più qui. Reazioni al “Responsum” dell’ex Sant’Uffizio di Ludovica Eugenio
L’Angelus del papa di Francesco
La legge più grande è quella dell’amore di Marcelo Barros
Uccidere con le parole di Don Cosimo Scordato e don Franco Romano
Il significato biblico di «benedizione» di Don Paolo Farinella
“Ma così… è un matrimonio!” di Antonio De Caro
Provo vergogna per la mia Chiesa di Mons. Johan Bonny
Prendiamo le distanze da questa discriminazione di Arbeit Gruppe Dogmatik/Fundamentaltheologie
Chi chiude le questioni danneggia il magistero di 212 docenti di Teologia
Non ci lasceremo dividere! di Matthias Sellmann
Un grido di dolore di Dea Santonico
Forse non era di competenza del Sant’Uffizio di Xavier Pikaza