Il cammino dei Cattolici LGBTQ nelle liturgie della Settimana Santa
Articolo di padre Michael Trail* pubblicato sul sito di Outreach (USA) il 15 aprile 2025, liberamente tradotto da Luigi e Valeria de La Tenda di Gionata
Ogni anno la Chiesa ci invita a partecipare a qualcosa di straordinariamente bello e pieno di un profondo mistero: la Settimana Santa, il cuore della storia cristiana.
Come sacerdote, è una delle settimane più belle e forti dell’anno. Non è solo un ricordo di eventi antichi, ma una rappresentazione della realtà di santità in cui siamo chiamati a entrare con tutto noi stessi, con le nostre storie, le nostre ferite, le nostre speranze e le nostre identità.
Alle mie sorelle, ai miei fratelli e alle mie sorelle LGBTQ in Cristo vorrei dire: questa settimana è per voi. Il Triduo Sacro – che comprende le liturgie del Giovedì Santo e del Venerdì Santo, oltre alla Veglia Pasquale del Sabato Santo – non è riservato a coloro che sono apparentemente perfetti o ai pii. È l’accoglienza a braccia aperte di Dio per tutti noi, specialmente per coloro che si sono sentiti ai margini. Non siete fuori da questa storia. Ne siete al centro.
Camminiamo insieme in questa Settimana Santa, non come spettatori ma come partecipanti alla rappresentazione dell’amore divino. Vediamo cosa ci rivela non solo di Dio, ma anche di chi siamo noi e di quanto profondamente siamo amati. Se non hai mai vissuto il Triduo, ti incoraggio a trovare una parrocchia accogliente e a partecipare alle liturgie. Se non sei sicuri di cosa ti aspetta, permettimi di spiegarti un po’ a cosa andrai incontro.
Giovedì Santo: L’amore che si piega
Il Giovedì Santo inizia il Triduo Sacro, i tre giorni più sacri dell’anno liturgico. In questa notte ricordiamo l’Ultima Cena di Gesù con i suoi discepoli, l’istituzione dell’Eucaristia e il comandamento di amarsi gli uni gli altri.
Ma c’è qualcos’altro che accade, qualcosa di sorprendente: Gesù si inginocchia.
Notate quando il sacerdote si toglie la casula e si inginocchia ai piedi della sua comunità mentre lava i piedi ai suoi parrocchiani.
In quel primo Giovedì Santo, Gesù si inginocchiò per lavare i piedi ai suoi discepoli. Era un lavoro sporco e poco dignitoso. Sui piedi si accumula la polvere e la sporcizia della vita quotidiana. Eppure, il Figlio di Dio si inginocchiò con un asciugamano intorno alla vita per lavarli con cura.
Perché?
Perché l’amore si china. L’amore si mette al servizio. L’amore non si tiene a distanza, ma si fa vicino a ciò che è reale, fragile e vero.
Per molti cattolici LGBTQ, la parola “chiesa” può suscitare ricordi dolorosi. Forse ti sei sentito sgradito, non visto o addirittura umiliato. Forse la tua storia è stata accolta con il silenzio, il tuo amore è rimasto incompreso o la tua dignità è stata messa in discussione. Eppure, ecco Gesù che si china e prende i tuoi piedi tra le sue mani.
Gesù ti vede. Non come una categoria o una ideologia, ma come il suo amato. Conosce la lunga strada che hai percorso. La continua ricerca. Le sofferenze. Il coraggio necessario per rivendicare la tua identità e la tua fede. Non distoglie lo sguardo. Si inginocchia davanti a te.
La messa della Cena del Signore è un invito a ricordare che Dio non ha paura della tua storia. L’Eucaristia non è una ricompensa per i giusti: è cibo per il cammino, nutrimento per coloro che sono stanchi. Il tuo posto è a tavola. Non come ospite, ma come parte della famiglia.
Questa notte porta con sé anche il mormorio di una chiamata per tutti noi: «Come io ho fatto per voi, così fate anche voi». Siamo invitati a imitare questo amore che serve, non per obbligo, ma perché noi stessi siamo stati amati così.
Venerdì Santo: L’amore che soffre con noi
Se il Giovedì Santo è intimo, il Venerdì Santo è essenziale. La chiesa è spoglia. Il tabernacolo è vuoto. La musica è sommessa. Le decorazioni sono coperte o rimosse. E noi ricordiamo la crocifissione.
Oggi non c’è messa. Non c’è consacrazione. Ci riuniamo invece per ascoltare la Passione di nostro Signore, per venerare la croce e per pregare per il mondo.
Nella mia parrocchia di Chicago, dove sono parroco, la nostra croce si erge alta vicino alla facciata della chiesa, un segno visibile dell’amore di Dio nel mezzo della passione.
Alcuni si chiedono: «Perché tanta attenzione alla sofferenza? Perché soffermarsi su qualcosa di così brutale?».
Perché non si tratta di una sofferenza astratta, ma di Dio che entra nel profondo del dolore umano.
Sulla croce, Gesù grida le parole del Salmo 22: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Egli sa cosa significa sentirsi abbandonati. Conosce il tradimento, lo scherno, l’ingiustizia e la violenza. Sa cosa vuol dire essere incompresi, essere scacciati.
Se siete mai stati esclusi dalla vostra famiglia, allontanati dalla vostra comunità o vi è stato detto che non siete degni, sappiate che Cristo è stato al vostro posto. Ha sopportato il rifiuto, l’umiliazione e la profonda solitudine.
Ma non si allontana dalle sofferenze, sue o nostre. Vi entra, pienamente e liberamente, in modo che nessuna vada sprecata. Non una lacrima, non un’angoscia, non una notte silenziosa in cui ci si chiede quale sia il proprio posto.
La croce non rivela solo il prezzo dell’amore, ma anche la sua energia. Ci dice che Dio non ci ha abbandonato nei nostri momenti più bui. È andato davanti a noi verso la morte stessa e l’ha distrutta dall’interno.
Quando veneriamo la croce il Venerdì Santo, non stiamo solo venerando ciò che Gesù ha fatto molto tempo fa. Stiamo portando le nostre croci – quelle che abbiamo portato da soli per troppo tempo – e le stiamo affidando a lui.
Non c’è sofferenza che tu porti che lui non porti con te.
Sabato Santo: L’amore che attende in silenzio
Il Sabato Santo è un giorno diverso da qualsiasi altro giorno. Cristo giace nel sepolcro. Il mondo aspetta. Non c’è liturgia fino alla sera. È un giorno di silenzio, di quiete e di attesa.
Per molti membri della comunità LGBTQ, il Sabato Santo può sembrare stranamente familiare. È lo spazio tra il dolore e la resurrezione, tra il Venerdì Santo e la Domenica di Pasqua. È lo spazio del non ancora.
Non ancora completamente salvati. Non ancora pienamente accolti. Non ancora sicuri del proprio posto nella Chiesa o nella famiglia. Eppure, è un tempo santo.
Ci insegna che l’attesa non è tempo perso. Nel silenzio della tomba, Dio è sempre all’opera. I semi si stanno aprendo nel buio. La vittoria si sta già preparando.
L’antica tradizione della Chiesa chiama questo giorno «lo strazio dell’inferno», quando Cristo scese tra i morti, non per essere sconfitto, ma per liberare i prigionieri. Immaginatevelo: Gesù che irrompe nelle tenebre, chiamando per nome coloro che hanno atteso a lungo in catene. Porta la luce in ogni angolo della storia umana. Nessuno è abbandonato.
Tu non sei abbandonato.
Nei tuoi momenti di “Sabato Santo”, quando le risposte non arrivano, quando la salvezza sembra richiedere tempo, quando il tuo posto nella Chiesa sembra incerto, sappi che Cristo è con te nell’attesa e ti chiama. Il silenzio non è vuoto, è carico di speranza.
La Veglia Pasquale: L’amore che risorge
La Veglia Pasquale inizia nell’oscurità. Si accende un fuoco. Si accende una candela. La luce di Cristo squarcia la notte.
Questa non è una messa ordinaria. È la liturgia più alta e sfolgorante dell’anno. Sentiamo cantare l’antico Exsultet in cui «celebriamo il lavoro delle api e delle mani dei tuoi servi» mentre vediamo la luce del cero pasquale pervadere l’oscurità della chiesa. Ascoltiamo letture che vanno dalla creazione alla resurrezione. Assistiamo al battesimo, all’unzione e all’accoglienza di nuovi membri della comunità. Rinnoviamo le nostre promesse battesimali.
Questa è la nostra storia.
Per i cattolici LGBTQ che si sentono soltanto una parte della Chiesa “ai margini”, la Veglia pasquale è un potente richiamo al fatto che siete profondamente inseriti nel cuore stesso della storia della salvezza. Le stesse acque che si sono aperte per gli israeliti, la stessa tomba che fu trovata vuota: questa è la vostra eredità.
Siete stati creati nell’amore. Siete stati riconosciuti nel battesimo. Siete risorti con Cristo.
E cosa significa questa risurrezione? Significa che la morte non è la fine. L’umiliazione non è l’ultima parola. La paura non vi definisce.
La risurrezione non cancella le ferite. Le trasforma. Il Cristo risorto porta ancora le cicatrici. Ma ora brillano. Cantano di un amore che non può essere sconfitto. In definitiva, come preghiamo nell’Exsultet, la vostra vita è chiamata a essere come «un fuoco incandescente che si accende per l’onore di Dio, un fuoco in molte fiamme divise, ma mai spente dalla condivisione della sua luce».
Entrare nella rappresentazione
La Settimana Santa non è uno spettacolo teatrale a cui assistiamo dai banchi. È un mistero che viviamo. Se ti sei mai sentito come se questa storia non avesse nulla a che fare con te, ascolta: non solo sei il benvenuto qui, ma la tua presenza è necessaria.
La Chiesa non è completa senza la tua voce. La tua esperienza, la tua fede, le tue domande e il tuo amore rendono più ricco e completo il corpo di Cristo.
Come sacerdote, ho avuto il privilegio di camminare insieme a molti cattolici LGBTQ. Questa esperienza ha reso migliore il mio cammino pastorale nella santità. Ho visto la vostra fede, spesso forgiata nel fuoco. Ho visto la vostra capacità di perdonare, la vostra generosità e il vostro desiderio di servire. E vi voglio dire, con tutto il cuore: mi dispiace per le volte in cui la Chiesa non è riuscita a riflettere l’amore di Cristo. E sono così felice che siate ancora qui.
Prego che questa Settimana Santa sia un tempo di salvezza. Che sia un tempo per ricordare chi siete agli occhi di Dio: amati, scelti, redenti. Che sia un tempo di riconnessione con la vostra fede, con la vostra comunità e con Cristo che cammina accanto a voi.
Vieni a tavola il Giovedì Santo. Vieni ai piedi della Croce il Venerdì Santo. Vieni al silenzio del Sabato Santo. Vieni al fuoco della Veglia Pasquale.
Non tirarti indietro. Entra.
La rappresentazione della Settimana Santa non è completa senza di te.
* Padre Michael Trail è un sacerdote dell’arcidiocesi di Chicago, parroco della chiesa cattolica di San Tommaso Apostolo nel quartiere di Hyde Park a Chicago.
Testo originale: LGBTQ Catholics, you are welcome at Holy Week liturgies