Confessioni di un figliol prodigo queer
Testo di Jeromiah Taylor*, pubblicato su New Ways Ministry (Stati Uniti) in data 30 marzo 2025. Liberamente tradotto dai volontari del Progetto Gionata.
Come persona cattolica e queer, mi capita spesso di dover giustificare la mia appartenenza alla Chiesa. A volte con altri cattolici, a volte con chi sta fuori. E ogni volta che mi chiedono: “Ma perché sei ancora cattolico?”, ammetto che faccio fatica a trovare una risposta semplice. Ma il Vangelo di questa quarta domenica di Quaresima, con la parabola del figliol prodigo, mi aiuta ad avvicinarmi a una risposta.
Quella parabola – quella del figlio che se ne va, spreca tutto e poi torna a casa – è una di quelle storie che mettono in crisi il nostro senso umano di giustizia. Come quel passo del Vangelo di Matteo (20,1-16), dove chi lavora solo un’ora riceve lo stesso salario di chi ha faticato tutto il giorno. È un racconto che non “funziona”, che ci provoca.
Ma ogni volta che un passo del Vangelo mi disturba, ormai lo so: è perché parla di me.
Io sono spesso quello che arriva tardi, quello che prende strade assurde, quello che inciampa in mille deviazioni. Se davvero “chi va piano va sano e va lontano”, temo di essere destinato a perdermi per strada. Per questo mi consola sapere che Dio non è “giusto” secondo i nostri criteri. Come dice il Salmo: «Se consideri le colpe, Signore, chi potrà resistere?» Io no, di sicuro. Io sono uno che ha un disperato bisogno di misericordia. Di quella che non si calcola.
Ci sono stati momenti, nella mia vita spirituale, in cui ho vissuto veri e propri blackout. Periodi lunghi, bui, in cui mi sono ritrovato metaforicamente in un porcile, affamato, lontano da tutto ciò che avevo sperato di essere. Ed è lì che ho sentito di nuovo la voce del Padre, che mi cercava.
La verità – e questa è la Buona Notizia – è che non possiamo essere “abbastanza bravi”. Non ce la faremo mai con le nostre forze, quindi non serve ossessionarsi per diventare “i migliori”. Quello che Dio cerca in noi non è il rendimento, ma il cuore. Non premia l’anzianità, né la costanza o i risultati. C’è un solo premio: la vita eterna. E viene dato gratuitamente, a chi torna. A chi si lascia trovare.
Come ripete spesso Papa Francesco: «Dio non si stanca mai di perdonarci. Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono.»
E allora sì, posso dire anch’io – e forse tu con me – che “ero perduto, e sono stato ritrovato”. Ma se devo essere onesto, io posso aggiungere: “Mi sono perso per la quarta volta questa settimana. E Lui mi ha trovato ancora.” Dopo un po’, quando torni tante volte con la faccia bassa e il cuore a pezzi, inizi davvero a capire cosa intendeva san Paolo quando parlava di diventare ambasciatori di Cristo. Perché essere ritrovati ti trasforma. Ti fa più libero, più generoso, più umano.
Nella seconda lettura di oggi, san Paolo dice: «Se uno è in Cristo, è una creatura nuova», e continua parlando del ministero della riconciliazione, affidato ai cristiani.
È proprio da lì che ha preso il nome New Ways Ministry, nel 1977. Si ispira a una lettera pastorale scritta l’anno prima da monsignor Francis Mugavero, vescovo di Brooklyn. In quella lettera, si rivolgeva direttamente ai cattolici gay e lesbiche, e a tutte le persone marginalizzate, dicendo: «Ci impegniamo ad aiutarvi… a trovare nuove strade (New Ways) per comunicare la verità di Cristo, perché crediamo che essa vi renderà liberi.»
Ecco, la parabola del figliol prodigo e il messaggio di san Paolo parlano proprio di questo: di una via nuova. Una strada che porta alla riconciliazione, non solo per le persone LGBTQ+, ma per tutta la Chiesa. È la via della grazia smisurata, poco prudente, a volte quasi “sconsiderata”.
Ricordo un sacerdote che, in confessione, mi disse: “Ciò che conta è che sei qui.”
Forse è questa la risposta migliore che possiamo dare, noi credenti LGBTQ+, a chi ci chiede perché restiamo nella Chiesa: “Ciò che conta è che siamo qui.” E ogni volta che ci perdiamo, Dio è lì che ci ritrova. Sempre.
*Jeromiah Taylor è un autore queer e collaboratore di Bondings 2.0, blog di riflessioni e notizie promosso da New Ways Ministry. Scrive su fede, giustizia sociale e inclusione nella Chiesa cattolica.
Testo originale: On Being the Prodigal Son Again. And Again. And Again. And Again. And…