Padre Martin: “Come papa Francesco ha cambiato la vita di tante persone LGBTQ ed anche la mia”
Riflessioni del gesuita di James Martin pubblicate sul sito Outreach (Stati Uniti) il 21 aprile 2025.
Liberamente tradotte dai volontari del progetto Gionata
Non capita spesso di poter individuare con precisione i momenti in cui la propria vita cambia. Per me, uno di questi fu la visione di un documentario sul monaco trappista Thomas Merton, che mi portò a lasciare il mondo aziendale per entrare nei Gesuiti nel 1988. Un altro momento decisivo avvenne in Vaticano, nel settembre 2019.
Mi trovavo a Roma per il mio primo incontro con il Dicastero per la Comunicazione, in qualità di consultore, una nomina recente da parte di Papa Francesco che mi aveva sorpreso (e non solo me). Fino ad allora, avevo avuto contatti con il Santo Padre tramite note e email, e pensavo che quello sarebbe stato il limite della nostra comunicazione.
Dopotutto — e non è falsa umiltà — non sono un cardinale, un vescovo, un superiore provinciale, un presidente universitario o qualcosa di “ufficiale” nella Chiesa. Sapevo, grazie a note — e, con mia sorpresa, a una telefonata — da parte sua, che aveva apprezzato alcuni dei miei libri, ma ci sono molti autori cattolici che rientrano in quella categoria.
Un amico del papa mi chiese se avrei voluto incontrarlo durante la mia visita, e ovviamente dissi di sì. Contattò Papa Francesco, che rispose di voler incontrarmi. Così, dopo che il papa ebbe incontrato il personale del dicastero, mi misi in fila per stringergli la mano, insieme ad altre 300 persone.
Quando mi presentai, disse parole, in spagnolo, che cambiarono la mia vita: “Ah! Vorrei avere un’udienza con te!” Il mio spagnolo è scarso, quindi esclamai semplicemente: “¡Yo también!” Un fotografo vaticano immortalò quel momento.
Una settimana dopo, ci trovavamo nella sua biblioteca del Palazzo Apostolico, insieme a un traduttore. L’appuntamento era elencato nel suo calendario ufficiale e un fotografo vaticano era presente, il che significava che il papa voleva che il nostro incontro fosse noto, un gesto che mi commosse profondamente, poiché in quel periodo stavo affrontando alcune proteste pubbliche dopo la pubblicazione di un libro sui cattolici LGBTQ.
Anche se la notte precedente avevo dormito poco, non ero affatto nervoso. Il comportamento calmo, gentile e solare di Papa Francesco mi mise immediatamente a mio agio. Un cardinale aveva suggerito che, poiché il papa mi aveva invitato, avrei dovuto iniziare la conversazione chiedendogli di cosa volesse parlare. Quando lo feci, sorrise, si appoggiò alla sedia, aprì le braccia e disse: “Di cosa vuoi parlare tu?”Outreach
Probabilmente non vi sorprenderà sapere che volevo parlare dei cattolici LGBTQ, un gruppo al quale mi dedico nel mio ministero; supponevo anche che questo fosse il motivo per cui il papa voleva incontrarmi.
Papa Francesco ha fatto più per le persone LGBTQ di tutti i suoi predecessori messi insieme. Questo non vuole essere un’osservazione negativa nei confronti, ad esempio, di San Giovanni Paolo II o Benedetto XVI, entrambi uomini santi. Ma forse, grazie alla sua esperienza con le persone LGBTQ come Arcivescovo di Buenos Aires, o forse perché più persone avevano fatto coming out negli ultimi dieci anni, o forse perché era, nel profondo, un pastore che voleva raggiungere “todos, todos, todos” (tutti, tutti, tutti), Francesco ha rivoluzionato l’approccio della Chiesa verso le persone LGBTQ.
Alcuni potrebbero ridere o dire, come spesso accade, “Non è abbastanza!” Ed è vero che alcune delle riforme che molte persone LGBTQ desideravano — come cambiare il riferimento del catechismo all’omosessualità come “disordine” e persino approvare il matrimonio tra persone dello stesso sesso — non sono avvenute durante il pontificato di Francesco. Ma è importante considerare ciò che ha fatto, che difficilmente si sarebbe potuto immaginare prima del suo insediamento.
Per cominciare, Francesco è stato il primo papa a usare pubblicamente la parola “gay”. Le sue cinque parole più famose, “Chi sono io per giudicare?”, si riferivano a una domanda postagli sui sacerdoti gay. Si è opposto pubblicamente alla criminalizzazione dell’omosessualità e, quando gli è stato chiesto da Outreach cosa direbbe ai vescovi che continuano a sostenere tale posizione, ha semplicemente detto che si sbagliavano. Ha nominato un uomo apertamente gay come consultore del Vaticano. Ha incoraggiato i sacerdoti a benedire le coppie dello stesso sesso e ha permesso ai sacerdoti di battezzare persone transgender, purché ciò non causasse “scandalo pubblico o confusione tra i fedeli”.
Papa Francesco ha anche scritto lettere a Outreach e ha inviato messaggi di saluto alle nostre conferenze annuali. In una lettera, ha detto che Dio “non rinnega nessuno dei suoi figli”. Ha incontrato persone transgender e ha detto a un uomo gay: “Dio ti ha fatto così e ti ama così”. Ha detto a un gruppo di genitori italiani di bambini LGBTQ che “la Chiesa non esclude [i bambini LGBTQ] perché li ama profondamente”.
Ha anche sostenuto il mio ministero pastorale. Mi ha nominato consultore del Dicastero per la Comunicazione. Mi ha incontrato in udienza privata.
Testo originale: James Martin, S.J.: How Francis changed the lives of countless LGBTQ people—and mine