I nuovi cammini della REFO+, la Rete Evangelica Fede Orientamenti e generi

Dialogo di Katya Parente con Emanuele Crociani
Per chi è addentro all’argomento “omosessuali cristiani”, la sigla REFO+ non suonerà nuova, essendo l’acronimo di Rete Evangelica Fede Orientamenti e generi. Ma negli ultimi tempi, l’associazione si è “evoluta”, sempre attenta alle nuove istanze di scienza e sensibilità. Per parlare della nuova REFO+, abbiamo sentito il co-presidente Emanuele Crociani. Ecco cosa ci ha detto.
Cos’è la REFO+ e da quanto esiste?
La Rete Evangelica Fede Orientamenti e generi è un’associazione che opera come una rete, che raduna gruppi e singole persone che desiderano creare una chiesa più accogliente per le persone queer. È formato soprattutto, ma non soltanto, da persone LGBTQIA+, che tramite la REFO+ possono farsi sentire. È evangelica, cioè fondata sul Vangelo, declinato secondo il punto di vista della spiritualità protestante, in dialogo con le chiese della Riforma, in primis battiste, metodiste, luterane e valdesi.
Si preoccupa di alimentare la fede delle persone LGBTQIA+, offrendo ascolto, supporto pastorale, materiale liturgico e teologico per la valorizzazione delle diversità di orientamento sessuale (omosessualità, bisessualità, senza dimenticare lo spettro asessuale), orientamento romantico, identità di genere (trans, non binarie, ecc), condizioni intersessuali (ossia di persone nate con caratteri sessuali che non rientrano nella nozione tipica di maschili o femminili). È stata ideata da un piccolo gruppo di credenti a ridosso della assemblea della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia nel novembre 1997 a Torre Pellice, e nacque ufficialmente nel 1998 a Roma, in un periodo in cui era molto acceso il dibattito sulla omosessualità nelle chiese protestanti italiane.
Hai aggiunto il simbolo + alla tua sigla. Perché?
Originariamente la sigla Rete Evangelica Fede e Omosessualità ruotava attorno al dibattito presente in quell’epoca: gli atti omosessuali sono benedetti da Dio? Ora che nelle chiese protestanti si è consolidata una risposta positiva, sono nate nuove domande ed esigenze: nuove identità stanno prendendo la parola, tra cui bisessuali, asessuali, intersessuali, inoltre le persone transgender desiderano una reale inclusione. Il + include però anche le persone eterosessuali, cisgender e non appartenenti al mondo LGBTQIA+ che dalla nascita della REFO sono state alleate con noi in questa battaglia per una maggior inclusione ecclesiale e sociale: l3 pastor3, i genitori ei familiari dei figli e delle figlie LGBTQIA+, l3 amic3, l3 attivist3…Con il + ci apriamo a tutte le identità e diamo a tutte la stessa dignità e importanza.
Com’è cambiata la realtà delle Chiese evangeliche in questi anni nei confronti delle persone LGBTQIA+?
Le Chiese evangeliche hanno vissuto una spaccatura sempre più profonda tra chiese progressiste protestanti storiche (valdesi, battiste, luterane, riformate, anglicane, episcopali, di Svezia, metodiste) e chiese conservatrici evangeliche, sia storiche (Chiesa dei Fratelli, Esercito della Salvezza) sia nate recentemente (pentecostali, altre Chiese evangeliche non denominazionali).
Le Chiese protestanti sono, pur con qualche differenza, su posizioni progressiste, perciò si nota un deciso miglioramento nell’accoglienza e valorizzazione delle persone LGBTQIA+: la benedizione delle coppie omosessuali, i battesimi di persone transgender, pastori e pastori dichiaratamente gay e lesbiche…
È pur vero che la forte immigrazione sta rallentando questo percorso, soprattutto in alcune chiese multiculturali, ma conosco esempi positivi che fanno ben sperare: a Milano, ad esempio, c’è una chiesa battista multiculturale che è in prima linea nell’includere e valorizzare i propri membri LGBTQIA+, che guidano un gruppo locale della REFO+ e partecipano a molte attività in chiesa. Le chiese conservatrici pentecostali, seppur con rare eccezioni, purtroppo si rivelano un ambiente assai omofobo, dove vengono diffuse le terapie riparative, (ossia delle terapie pseudoscientifiche che si pongono lo scopo di cambiare l’orientamento sessuale o l’identità di genere, procurando in verità gravi danni psicologici a chi le subisce): da quelle chiese molte persone LGBTQIA+ scappano. Un terzo gruppo di chiese (avventiste, chiese libere) un tempo molto chiuse, hanno ora un atteggiamento tollerante e stanno avviando un dibattito al loro interno sul tema, ma non hanno ancora preso delle posizioni nette: sembrano all’inizio di un percorso promettente. Purtroppo il terzo gruppo è molto piccolo.
Com’è essere una minoranza religiosa, e una minoranza nella minoranza, in Italia?
Il dialogo ecumenico ha aiutato a superare le diffidenze e le persone stanno cominciando a familiarizzare con il pluralismo confessionale, anche se c’è maggiore ignoranza su ciò che è il protestantesimo e un disinteresse generale verso la dimensione umana spirituale. Anche essere una minoranza LGBTQIA+ è sempre più accettata dalla società, anche se paradossalmente l’omofobia diventa elemento identitario sempre più strutturale in alcuni partiti e movimenti.
Essere una minoranza nella minoranza è a volte complicato, perché le “bolle sociali” in cui puoi avere amicizie profonde e relazioni arricchenti sono molto piccole. Si tende anche ad acquisire una forte dose di combattività e sensibilità. Nessuno lascerebbe i comodi divani della maggioranza se non ha una forte motivazione interiore, che lo porta ad essere coerente con sé stesso ea combattere le battaglie in cui davvero crede.
Quali sono le prospettive per il futuro?
In questi tempi dove neonazisti e nostalgici del fascismo sembrano irrompere nella politica e nella società, la situazione sembra cupa per le persone LGBTQIA+. Ma ormai vedo una nuova generazione, per cui essere queer è una cosa naturale e non stigmatizzata. Come REFO+ continueremo ad andare avanti con tenacia per l’inclusione effettiva proprio di tutt3 nella società, forti di un ampio consenso nelle nostre chiese e di una fruttuosa collaborazione da parte de3 pastor3. Abbiamo un bel dialogo aperto con le altre associazioni LGBTQIA+ e stiamo preparando iniziative nelle nostre chiese protestanti storiche, ma anche a livello ecumenico e interreligioso. Teologia queer, conoscenza dei danni che causano le terapie riparative, contrasto all’omolesbobitransfobia e inclusione nelle chiese sono i principali argomenti su cui ora stiamo lavorando che porteranno ad iniziative concrete.
Ringraziamo Emanuele e tutti quelli che, come lui, si impegnano su questo fronte, auspicando simili aperture (sarebbe un vero miracolo!) anche nella Chiesa cattolica. Se volete saperne di più, oltre al sito istituzionale ( https://refo.plus/ email segreteriarefo@gmail.com ), potete facilmente recuperare nel web le interviste/testimonianze, rilasciate a gionata.org, Il grande Colibrì (nel portale “Io sono minoranza”), e con la FGEI nella rubrica “Il giovedì queer”.