Le parole cambiano il mondo col concorso letterario “Omphalos lgbti”

Dialogo di Katya Parente con Roberto Mauri
Raccontare e raccontarsi è qualcosa di fondamentale per edificare il proprio io e interpretare ciò che ci circonda. In una società mainstream, omologata e uniforme come quella in cui viviamo, le minoranze ne hanno ancora più bisogno perché dà loro la possibilità di creare e “sentire” il proprio mondo.
Per la comunità LGBTQ questa possibilità è data anche dal concorso letterario “Omphalos lgbti”. È con noi per parlarcene Roberto Mauri, che di Omphalos è il segretario nonché il coordinatore del Gruppo Cultura, che ha fattivamente organizzato l’evento.
Quando nasce il premio letterario “Omphalos lgbti”?
Abbiamo pensato di realizzare uno spazio in cui chiunque potesse mettere a disposizione i propri pensieri in forma letteraria nel corso della pandemia da Covid. La prima edizione del “Concorso Letterario Omphalos“ ha poi preso forma nel 2023.
Perché credete sia importante raccontarsi e raccontare il mondo LGBTQ?
Dare la possibilità a ciascuno e ciascuna di raccontarsi e di raccontare la comunità della quale si fa parte permette di evitare qualunque sovradeterminazione. Continuiamo a ritenere che qualsiasi minoranza e ogni singolarità possa essere raccontata da chiunque, anche da chi non ne fa parte, ma riteniamo prevalente che ognuno abbia la possibilità di raccontare di sé e dello spazio, dei valori, delle opportunità in cui si vive. Le persone LGBTQIA+ sono storicamente sempre state raccontate da altri, e di solito con una certa sufficienza quando non con disprezzo. È ora di far emergere il mondo visto con i nostri occhi, le nostre singolarità, le nostre contraddizioni, l’interezza della nostra natura.
Nel decretare i vincitori privilegerete più l’impatto emotivo o la componente stilistica?
La giuria del concorso, presieduta da Caterina Coppola, tiene conto innanzitutto dei contenuti che però devono essere accompagnati da una forma corretta. Nelle due edizioni scorse ci sono capitati testi molto ricchi dal punto di vista letterario ma un po’ deboli sul piano dei contenuti, ed altri che erano quasi manifesti politici della comunità ma scritti in maniera un po’ troppo elementare. Per fortuna fra gli altri c’erano anche testi scritti con buona competenza contenutistica e con una certa abilità narrativa. Direi che la somma delle due cose è imprescindibile.
Avete aperto il concorso anche agli adolescenti. Perché questa scelta?
Abbiamo aperto il concorso anche a ragazzi e ragazze in età adolescenziale perché quello è un periodo della vita di ognuno nel quale dentro si sente un fermento espressivo che a volte viene soffocato oppure consegnato solamente ai social. Crediamo nelle potenzialità dei ragazzi e delle ragazze, conosciamo il loro bisogno di esprimersi e la loro necessità di essere ascoltati: noi non ci sottrarremo.
A seguito del concorso ci sarà una pubblicazione?
A seguito del concorso abbiamo pensato di costruire una pagina online che raccolga i testi che hanno vinto le varie edizioni e quelli che ci sono sembrati maggiormente significativi. Dovremmo inaugurarla quest’anno, con i testi che abbiamo ritenuto migliori nelle prime tre edizioni del concorso.
Ringraziamo Roberto e invitiamo i lettori a mettere mano alla penna, pardon alla tastiera, per raccontare e raccontarsi: il mondo LGBTQ é un coloratissimo mosaico che ha bisogno di essere raccontato – se non altro per farlo conoscere al di là di stereotipi e luoghi comuni!