L’inverno sta tornando. Le conseguenze della vittoria di Trump sulle persone LGBT+ negli Stati Uniti
Articolo di Rebecca Schneid pubblicato sul sito del settimanale Time (Stati Uniti) il 9 novembre 2024, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Ora che dobbiamo fare i conti con la realtà della vittoria elettorale di Donald Trump, le persone e le organizzazioni LGBTQ+ dovranno fare i conti con la realtà dei suoi provvedimenti, tenuto conto che il Senato sarà a maggioranza repubblicana.
Per tutta la sua campagna Trump ha fatto sfoggio della sua retorica anti-trans, nei suoi discorsi, spot e post sui social. Uno dei suoi post accusava Kamala Harris di essere a favore del “loro”, non del “tu”.
I repubblicani hanno speso quasi 215 milioni di dollari in propaganda anti-trans. Le parole al vetriolo di Trump contro gli Americani LGBTQ+, in particolare contro le persone trans, non sono nuove: durante il suo primo mandato da Presidente ha cercato più volte di negare loro qualsiasi protezione. Ora che assisteremo al suo secondo mandato, gli Americani LGBTQ+ si stanno chiedendo che fine faranno i loro diritti.
Sul sito ufficiale di Trump si può leggere la sua piattaforma in venti punti per ”Rendere di nuovo grande l’America”, denominata Agenda 47. Qui si trovano le sue priorità per far arretrare i diritti LGBTQ+, incluso il piano per “tenere gli uomini fuori dagli sport femminili” (che prende di mira il piccolo numero di donne trans che scelgono di far parte di squadre che rispettino la loro identità di genere) e per “tagliare i fondi federali a ogni scuola che porta avanti […] l’ideologia gender radicale”.
Al di là di questo, nei suoi discorsi Trump ha esposto il suo progetto di annullare le misure anti-discriminazione di Biden e di promulgare nuove leggi che prendono di mira, in particolare, le persone trans.
Katie Eyer, docente alla Rutgers Law School, sottolinea che Trump potrebbe nominare giudici conservatori, il che significherebbe una diversa interpretazione del diritto a livello federale. Se fino ad ora le corti d’appello hanno spesso sentenziato a favore delle persone transgender, la presidenza Trump potrebbe cambiare la situazione: “La Costituzione fa da argine alla discriminazione, ma è ovvio che se abbiamo una Corte [Suprema] non ben disposta verso le persone LGBT, questo argine potrebbe non funzionare più”.
Sono tre i punti chiave dove la presidenza Trump potrebbe minare i diritti LGBTQ+.
Proibire alle persone transgender di prestare servizio nelle forze armate
Durante la sua prima presidenza, Trump ha ordinato al Dipartimento della Difesa di rovesciare un’ordinanza del 2016 che permetteva alle persone transgender di prestare servizio nelle forze armate, lamentandosi alcune volte dei costi delle terapie di riassegnazione del sesso. Quest’ordinanza ha generato immediatamente tutta una serie di cause contro il governo centrale.
L’amministrazione Biden ha reintrodotto il permesso nel 2021, ma gli esperti come Eyer ritengono molto probabile una nuova proibizione a breve, con il consueto strascico di battaglie legali.
Restrizioni alle prestazioni sanitarie
Negli ultimi anni alcuni Stati hanno cercato di limitare le prestazioni sanitarie legate alla riassegnazione del genere per i minori transgender e di genere non conforme. Lo scorso agosto Human Rights Campaign ha rivelato che sono ventisei gli Stati con simili restrizioni, in cui vive il 39% dei giovani transgender.
Trump ha avvertito che la sua amministrazione seguirà l’esempio di questi Stati, e cercherà di bloccare le terapie di riassegnazione del genere per gli adolescenti, attraverso la minaccia di tagliare i fondi federali agli ospedali che offrono tali terapie. Questo renderà terribilmente difficile per i giovani con disforia di genere accedere a quelle che molti medici e psichiatri considerano cure salvavita.
L’Unione Americana per le Libertà Civili (ACLU) ha già intentato numerose cause a tali Stati, e nella sua dichiarazione stampa a proposito di Trump ha affermato “Continueremo la nostra strada nei tribunali di tutto il Paese nel caso che la seconda amministrazione Trump dovesse apportare ulteriori restrizioni”.
Secondo Tara McKay, fondatrice e direttrice del Vanderbilt LGBTQ+ Policy Lab, la situazione potrebbe aggravarsi molto e condurre, in molti Stati, a varie restrizioni sui servizi, anche considerato che gran parte della sanità è decisa e finanziata a livello statale, nonostante la presenza di fondi federali: “Sono gli Stati ad avere il controllo sulla sanità, perciò, se [Trump] vorrà proibire totalmente [la transizione medica per i minori], gli Stati progressisti si opporranno immediatamente, e si andrà nei tribunali. Penso che si arriverà a una situazione simile a quella relativa all’aborto, con Stati che proteggeranno questo diritto e Stati che vi saranno incredibilmente ostili, e che prenderanno di mira chi vorrà usufruirne”. Il governatore della California Gavin Newsom sta già prendendo misure per proteggere la comunità LGBTQ+ dall’amministrazione Trump.
I progetti di Trump dipendono molto anche dalla futura sentenza della Corte Suprema sul caso della proibizione della transizione medica per i minori voluta dallo Stato del Tennessee (Stati Uniti contro Skrmetti). La sentenza potrebbe stabilire un precedente non solo per quanto riguarda le cure mediche, ma anche nel campo dei diritti civili, come l’accesso ai bagni pubblici e la partecipazione sportiva.
McKay sottolinea un altro aspetto della sanità che già risente della vittoria di Trump: la salute mentale delle persone LGBTQ+. La nuova ricerca della sua associazione mostra come le notizie negative che arrivano dai media aumentano i pensieri suicidi tra gli adolescenti e i giovani adulti LGBTQ+. Sin dal giorno delle elezioni, il Trevor Project riporta un aumento del 700% delle chiamate al suo telefono amico.
Secondo Imara Jones, giornalista politica e attivista transgender americana, la domanda che tutt* dovremmo porci in relazione alla salute transgender è “Come reagirà la gente?”: “Gli Stati come New York o la California faranno qualcosa per reagire? In che modo i gruppi che si definiscono alleati si daranno da fare per reagire? In che modo le persone trans si daranno da fare per fare comunità e dare supporto a chi sarà più colpito dalle nuove leggi?”.
Smantellare le protezioni assicurate dal Titolo IX, i programmi scolastici e l’identificazione delle persone trans sui documenti
Trump si è più volte scagliato contro le donne trans che partecipano a competizioni sportive. Il 2 novembre, durante un comizio in Virginia, ha promesso di “tenere gli uomini fuori dagli sport femminili”.
La sua Agenda 47 stabilisce di chiedere al Congresso di interpretare il Titolo IX [che si oppone alle discriminazioni basate sul sesso nelle scuole e nei programmi che beneficiano di fondi federali, n.d.t.] in modo tale da proibire alle donne trans di partecipare agli sport femminili, cosa che aveva già tentato di fare durante il suo primo mandato.
Biden, durante il suo mandato, ha fatto sì che il Titolo IX proteggesse anche i giovani LGBTQ+, riformando le restrizioni imposte da Trump, ma trascurando gli atleti e le atlete transgender. Trump ha promesso che nel primo giorno del suo mandato annullerà le protezioni del Titolo IX, ma avrà bisogno del Congresso per farlo.
Secondo Simone Chriss, un’avvocato che si occupa di diritti civili e che lavora a favore delle persone transgender, non c’è solo il timore relativo alle atlete transgender, ma anche che il Titolo IX venga interpretato in modo da impattare negativamente su larga parte della comunità LGBTQ+: “Penso che l’obiettivo principale sia ridefinire il sesso in modo da escludere le persone transgender. Già vediamo Stati come la Florida ridefinire [il concetto di] sesso in tutte le istanze educative per renderlo determinato, be’, dalle funzioni riproduttive”.
Senza contare il progetto di tagliare i fondi alle scuole che hanno programmi afferenti all’identità di genere e all’orientamento sessuale. Nel gennaio 2023 Trump è stato filmato mentre prometteva di “tagliare i fondi federali” alle scuole che parlano di “ideologia gender”.
Per Simone Chriss una delle maggiori paure è che Trump possa seguire l’esempio della Florida, e che questo possa impedire alle persone transgender di identificarsi con il loro genere corretto.
All’inizio di quest’anno la Motorizzazione Civile della Florida ha reso noto che i residenti dello Stato non potranno più modificare il loro genere sulla patente.
Se questa misura verrà estesa a livello federale sui passaporti, avrà effetti devastanti sulla comunità transgender: “Non avere dei documenti che riflettano chi sei impatta su ogni interazione, sull’accesso al lavoro, alla casa e a molte atre cose. Tutte le mie clienti transgender che non hanno un passaporto, o il cui passaporto non riporta il vero genere o il vero nome, mi dicono ‘Aggiornalo il prima possibile, perché abbiamo tempo solo fino a gennaio’”.
Testo originale: What Trump’s Win Means for LGBTQ+ Rights