Papa Francesco è stato un ponte tra la chiesa cattolica e le persone LGBTQ+
Articolo di Nefer Mejía* pubblicato sul sito Reportar Sin Miedo (Honduras) il 21 aprile 2025. Liberamente tradotto dai volontari del Progetto Gionata
Non è stato soltanto il primo papa latinoamericano. Papa Francesco ha anche creato un legame tra la Chiesa e le persone LGBTQ+ (che prima non c’era). Lo ha fatto attraverso messaggi di inclusione, insistendo sul fatto che la Chiesa cattolica deve imparare a rispettare i diritti delle persone con orientamenti sessuali diversi.
Fin dall’inizio del suo pontificato, Francesco ha avuto un impatto profondo e complesso sulle persone LGBTQ+. Le sue idee, chiaramente diverse da quelle dei suoi predecessori, hanno suscitato speranza ma anche critiche, dentro e fuori dalla Chiesa.
Ricordo una sua frase del 2023: «Chi sono io per giudicare?» – con la quale parlava di noi, persone omosessuali che cercano Dio e desiderano essere presenti nei luoghi di culto. Forse non è riuscito a cambiare la dottrina ufficiale, ma è innegabile che abbia promosso un atteggiamento più compassionevole e meno condannatorio. E, allo stesso tempo, ci ha resi più visibili all’interno del cattolicesimo.
Inoltre, il Papa ha riconosciuto il valore fondamentale delle famiglie composte da persone dello stesso sesso, benedicendo le unioni civili e sottolineando l’importanza di vivere in famiglia, di non essere esclusi da bambini solo perché non rientriamo nella norma sociale.
Fu proprio lui, nel 2003, il primo Papa a sostenere pubblicamente il riconoscimento legale di queste unioni, approvando che i sacerdoti potessero benedire le coppie dello stesso sesso, pur precisando che ciò non avvenisse nel contesto liturgico né con modalità assimilabili al matrimonio. Per alcuni questa decisione è stata storica, per altri insufficiente. Ma resta il fatto che sia la società che la Chiesa cattolica continuano ad avere un debito storico verso le persone LGBTQ+.
La Chiesa non è cambiata, ma il Papa sì
Durante molti dei suoi viaggi, Papa Francesco ha incontrato persone LGBTQ+, ha voluto ascoltare le loro storie, i loro punti di vista. Ha parlato con donne e uomini trans, con persone omosessuali, lesbiche e con l’intero spettro della comunità LGBTQ+. Ha persino conversato con figli e figlie di coppie omogenitoriali, per promuovere un dialogo necessario e vitale.
In quegli incontri, Francesco ha offerto parole di conforto e di sostegno.
Con il suo spirito umano e compassionevole, questo pontefice argentino è stato un raggio di speranza, un ponte verso una Chiesa più inclusiva. Eppure, i suoi critici continuano a ricordare che è cambiato il tono, ma non la dottrina ufficiale, che ancora oggi considera le relazioni omosessuali “intrinsecamente disordinate”.
Proprio per questo, molte persone LGBTQ+ – in particolare donne trans come me – continuiamo a pensare che, in fondo, la Chiesa non cambierà. Perché è ancora piena di persone che non rispettano i diritti umani, di abusatori e persino di persone che portano alla morte. Mi fa male dirlo, ma ci sono membri della Chiesa che si nascondono dietro la religione per compiere il male.
Il vero cambiamento lo ha incarnato Papa Francesco. Con la sua sensibilità e umanità è riuscito a comprendere il dolore di chi, come noi, ha lottato e ha resistito per anni per le strade.
LGBTQ+: un debito di riconoscenza
Proprio per questo suo cambiamento di atteggiamento, profondamente significativo, noi persone LGBTQ+ siamo in debito con Francesco. Perché ci ha resi visibili, ci ha ascoltati e, molte volte, ha risposto alle nostre richieste. E temiamo che nessun altro Papa farà lo stesso.
Purtroppo – come dice la saggezza popolare – le cose belle durano poco.
La sua morte è dolorosa per tutte le persone che fanno parte della popolazione sessualmente diversa. Ci lascia in un momento di incertezza, perché era lui a farsi portavoce di un cambiamento necessario nella Chiesa cattolica a favore delle persone LGBTQ+.
Il Papa argentino ha fatto tanto per noi: ci ha dato visibilità, ha aperto canali di comunicazione, si è seduto a parlare con noi per capire cosa ci mancava come persone nate nella Chiesa ma da sempre allontanate da essa, perché non conformi alla sua dottrina.
Nel mezzo di questa incertezza, Papa Francesco ha lasciato un’eredità preziosa per tante donne trans: non ci ha mai giudicate, non ci ha mai trattate con disparità. Ha sempre affermato che anche le persone trans sono esseri umani e che abbiamo diritto all’amor proprio.
Con Francesco, la Chiesa ha iniziato a cambiare. E speriamo che questi cambiamenti possano continuare, anche adesso che lui non c’è più.
*Nefer Mejía è una giornalista e attivista transgender honduregna. Scrive per “Reportar Sin Miedo” e si occupa dei diritti delle persone LGBTQ+ in America Latina.
Testo originale: Papa Francisco, puente entre el catolicismo y la población LGBTIQ+