Perché dobbiamo interrogarci sull’inclusione delle persone LGBT+ nelle chiese cristiane?
Dialogo di Katya Parente con Lorenzo Vecchiotti
Ospite di oggi è Lorenzo Vecchiotti ideatore di un interessante questionario on line che sarà di supporto per la creazione di una campagna pubblicitaria di sostenibilità sociale volta all’inclusione delle persone LGBT+ nelle chiese cristiane. Come dice l’invito alla compilazione, infatti “le tue risposte ci aiuteranno a raccogliere dati importanti che saranno di grande aiuto anche ai vari gruppi di cristiani LGBT+ in italia per prendere maggiore coscienza della percezione che le persone hanno di loro e per individuare i temi ritenuti più urgenti da affrontare per favorire la creazione di una realtà sempre più inclusiva, capace di sradicare qualsiasi pregiudizio discriminatorio. Con le tue risposte ci aiuterai a dare il tuo contributo per individuare nuove strade per favorire l’inclusione delle persone LGBT“. Ma lasciamo la parola a Lorenzo.
Perché questa campagna e quale apporto fattivo darà all’inclusione delle persone LGBT nell’ambito religioso?
La campagna nasce in un contesto prettamente “scolastico”, se così si può dire. All’interno del corso triennale di graphic design che sto seguendo presso l’istituto Pantheon Design & Technology è inclusa la materia “comunicazione pubblicitaria”. Non era neanche obbligatorio che ogni singolo studente finalizzasse una campagna pubblicitaria originale per discutere l’esame ma dovendo tale campagna vertere su temi di sostenibilità (ecologica o sociale) ed essendo io da alcuni mesi parte del gruppo di cristiani LGBT di Roma “Il Ramo del Mandorlo”, non ho potuto fare a meno di cimentarmi in questa sfida andando a scegliere per tematica da sviluppare la questione dell’inclusione della comunità LGBT all’interno delle chiese cristiane.
Dopo un’idea inaspettata colta al volo durante un dialogo col mio professore ho buttato giù la bozza di uno script per un breve spot video che si sarebbe potuto diffondere in tv e sui social. Ma l’idea che avevo avuto proveniva esclusivamente da me, che ho un’esperienza di nicchia rispetto alla maggioranza in quanto non solo ho accolto la mia identità sessuale g0y e la mia identità di genere genderfluid, ma sono riuscito anche a coniugarla alla mia fede cattolica senza avere nessuno accanto che agevolasse questo processo. In altre parole non conoscevo il pensiero altrui sullo stesso tema. Sì, sono a conoscenza che molte organizzazioni LGBT sono di stampo anticlericale e sì, sono a conoscenza che molte realtà cristiane sono fortemente omofobe.
Ma questo a livello generale. Servivano dei dati reali che confermassero o smentissero la visione fugace che avevo avuto del possibile spot per capire se rischio la scomunica o se porterò altri della comunità LGBT lontani dalla fede ad intuire che Dio li ama come sono. Senza escludere la possibilità di contrastare il pregiudizio anche in chi non fa parte della comunità LGBT o delle Chiese cristiane nonostante riconosca forte in questo il sostegno della comunità scientifica.
Quindi ho aperto per la prima volta nella mia vita Google Moduli ed ho cominciato a cercare le domande più efficaci da inserire per chiarificare l’opinione di quante più persone possibili. Loro: singoli, reali, con punti di vista soggettivi, ed io: senza aspettative, lasciandomi la possibilità di venire sorpreso dai risultati che avrei ottenuto.
Stando alle risposte accumulate finora ho l’impressione che uno spot come quello che avevo immaginato potrebbe effettivamente venire alla luce, naturalmente con i dovuti finanziamenti e mezzi umani e tecnologici necessari alla sua produzione. Allo stesso modo, non posso che percepire vividamente il rischio di una condanna esplicita da parte della Chiesa ufficiale. E questo crea in me un conflitto insolubile che fa sì che la realizzazione dello spot potrebbe essere congelata in un “forse, chissà, magari più in là, magari no”…
Nessuno finora ha mai tentato di ricercare un consenso di massa riguardo la coniugazione di identità LGBT e fede cristiana attraverso uno spot pubblicitario pensato per la tv nazionale e privata (che sono ulteriori enti da cui è necessaria ricevere un’ulteriore approvazione…).
Le realtà cristiane LGBT che da circa quarant’anni esistono in italia riescono spesso con immane sforzo ad offrire supporto esclusivamente alle singole persone direttamente interessate e che vengono a richiederlo. Non si sono mai cimentate in una missione di evangelizzazione nazionale a livello mediatico pubblicitario.
Spesso, piuttosto, subiscono esse stesse discriminazioni sia dalla comunità LGBT laica sia dalle chiese stesse. Ancora solo piccole oasi sparse nel deserto dell’ignoranza. La mia idea in confronto è uno tsunami. È un’attacco diretto, frontale, che non lascia spazio ad interpretazioni, contro il pregiudizio di tutti e tre i fronti: la comunità LGBT laica, le chiese cristiane e la popolazione etero cis. Ed è così nonostante lo spot sia pensato per essere il più delicato e gentile possibile.
Solo parlarne, attraverso questa intervista, fa sì che lo spot in realtà sia stato già assunto dalle persone che stanno leggendo. Perché le menti delle persone lo hanno già immaginato mentre leggevano le mie parole. E ognuno potrebbe averne visualizzata una versione diversa in base alla propria fantasia ma tutti sono partiti dallo stesso input: vedere intrecciate le identità LGBT e le identità cristiane.
Non dico che non continuerò gli sforzi per tentare una concreta realizzazione dello spot, anche perché non ho rivelato l’azienda che desidererei lo finanziasse e potrebbe essere una gradita sorpresa per il pubblico che verrebbe spinto ad un piccolo risveglio del Cuore con la “C” maiuscola… ma se dovessi vedere porte sbattute in faccia prima ancora di aver finito di leggere lo script da mettere in scena non impugnerò nessuna arma. Sono un tipo pacifico e semplicemente vorrà dire che bisogna continuare a lavorare dal basso: i tempi non sono pronti.
Quindi in questo caso che ne sarà del tempo rubato a decine di persone per la compilazione di un questionario spinoso e non esattamente corto?
Sicuramente i dati anonimi raccolti verranno condivisi con i gruppi di cristiani LGBT che ne faranno richiesta come strumenti per orientare ed indirizzare i loro futuri incontri e identificare le tematiche che è più urgente trattare per promuovere un ambiente più inclusivo e amorevole.
Nel questionario si parla non solo di Chiesa cattolica, ma anche di altre Chiese cristiane. Che ruolo hanno queste ultime nel panorama religioso italiano? E che rapporto hanno con la comunità LGBT?
Quelli della mia generazione, così come quelli prima di me, e forse ancora alcuni delle generazioni più giovani, quando scoprono un attrazione sessuale verso persone dello stesso sesso non fanno esattamente i salti di gioia. Parlo della mia esperienza personale per fare un esempio. Mi sentivo sbagliato e inizialmente ho considerato di reprimere i miei gusti per avere una moglie e dei figli come se nulla fosse. Sono stato bullizzato prima ancora di aver realizzato la cosa io stesso. Evidentemente i miei modi di fare spontanei erano indicatori particolarmente espliciti.
Così ho dovuto imparare a censurarmi per diverso tempo per paura di possibili violenze. Un esorcista che mi sono andato a cercare per degli incubi inspiegabili mise il carico da undici sulle esperienze traumatiche che già stavo vivendo rivelandomi che l’omosessualità è indotta dal demone Asmodeo. (Altri la fanno poco meno tragica: vedono l’omosessualità come uno dei mali provenienti dal peccato originale al pari di malattie e morte…) Dovevo attivamente contrastare le mie pulsioni naturali pregando per una guarigione spirituale che mi facesse “ritornare/diventare” normale.
Qualcosa che rapidamente diventò insostenibile e che vissi quindi come una sconfitta. L’attrazione per persone dello stesso sesso non riuscivo a non percepirla, anche se mi impegnavo per rifiutarla un attimo dopo, ma fondamentalmente non mi lasciava mai: quando c’era l’occasione si accendeva come nel principio di “azione e reazione”. La preghiera non mi aveva conferito il potere di impedirle di manifestarsi, potevo solo rifiutarla sul piano mentale, solo dopo che l’avevo percepita e sentendomi dunque in colpa emotivamente come conseguenza.
Come se fosse colpa mia il fatto di percepirla. Come se l’avessi desiderata io con uno sforzo del pensiero che spingeva per immaginarsi cose che provocassero una reazione fisiologica ai miei organi genitali. Niente di tutto questo. Funzionavo esattamente come qualsiasi altro eterosessuale in pubertà/adolescenza, solo che nei confronti di altri del mio stesso sesso.
Avendo vissuto questa sconfitta in un ambiente cattolico conservatore non ho potuto che allontanarmi dalla Chiesa. Ma nonostante ciò ero partito da un’educazione cattolica comprensiva di catechismo e sacramenti come ancora era la norma in quegli anni. E per quanto non mi imponessi una rigida disciplina sul fare sempre la cosa giusta non avevo dovuto abbracciare il tema dell’amore con sforzo: amare era qualcosa che spontaneamente faceva parte di me da sempre. Sicuramente il mio amore a Gesù ed alla sua causa non erano maturi come lo sono oggi.
Poco dopo l’abbandono della Chiesa passo del tempo all’interno dell’ambiente new age arrivato nella mia vita per mezzo di inspiegabili coincidenze. Credevo che lì avrei trovato maggiore accettazione del mio orientamento sessuale.
Ecco, un’esperienza come questa potrebbe essere simile a quella di tanti altri che oggi fanno parte di chiese cristiane non cattoliche che sono più inclusive nei confronti delle identità LGBT: verosimilmente c’è stato un precedente rifiuto da parte della chiesa cattolica.
Nel mio caso lo avevo ricevuto per mezzo di un esorcista, in altri casi magari da un confessore sbagliato, o dalla lettura del catechismo, o della bibbia, per i più grandicelli da alcune dichiarazioni dei precedenti Papi o documenti del magistero. Lo ipotizzo perché la cultura e la società italiana sono fortemente legate al cattolicesimo. Non mi è difficile quindi immaginare che quello sia stato il punto di partenza di anche tante altre persone LGBT. Naturalmente questo non vale per tutti.
In ogni caso, i gruppi di cristiani LGBT si definiscono tali e non in altro modo perché se non fossero inclusivi loro rispetto alle varie sfaccettature del cristianesimo non so davvero chi dovrebbe esserlo! Mi riferisco al fatto che la comunità LGBT si vende grandemente come fortemente inclusiva e priva di discriminazioni. Questo almeno apparentemente. E i cristiani LGBT non potevano essere da meno!
Sul piano concreto i cristiani LGBT sono ancora talmente pochi che creare divisioni specifiche per ogni declinazione del cristianesimo significherebbe avere gruppi di due o tre persone alla volta, se va bene, che fondamentalmente non avrebbero motivo di esistere: non potrebbero portare avanti un programma, non potrebbero invitare ospiti di rilievo ad arricchire gli incontri, sarebbero delle semplici amicizie che rimarrebbero invisibili agli occhi del pubblico esterno.
Sul piano ideologico, invece, bisogna considerare che è sufficiente un agente che possa fungere da collante fra le persone ed essere condiviso da tutti per creare un gruppo unito, e in questo caso si tratta di Gesù Cristo. Prescindendo dalle differenze che motivano le varie divisioni di culto nello specifico.
Gesù Cristo è questo super-collante che non ti fa staccare più dagli altri già simili a te perché LGBT come te. E credo che se Gesù viene usato come collante fra le persone per riuscire a generare dei gruppi che condividono le loro esperienze in spirito d’amore e supporto reciproco Lui sia felice. Senza che fosse uno degli obiettivi iniziali di questi gruppi, in realtà, fungono anche da ausiliari allo scambio interreligioso.
Ma io rimango fermamente cattolico, quasi in missione: voglio fare resistenza dall’interno, per il semplice fatto che desidero far parte della Chiesa che ha fondato lo stesso Gesù Cristo, come se questo mi facilitasse immaginare di poter essere in un legame più intimo con Lui. Questo almeno è il mio umile parere personale: rispetto chiunque abbia fatto una scelta diversa. Faccio parte di un gruppo di cristiani LGBT, non di cattolici LGBT.
Ma anche negli altri casi, credo che se la propria scelta di essere cristiani non si basi fortissimamente sul rapporto intimo e personale che si è riusciti a sviluppare e a far maturare con Gesù o con Dio Padre, visti anche gli altri motivi che mettono a rischio la permanenza all’interno di una qualsiasi chiesa cristiana, si è sempre in bilico fra cristianesimo, ateismo, new age, buddhismo o qualsisia altra cosa.
Come dicevo, anche per me è stato così. E poi ti svegli un bel giorno in un mondo dove il massimo a cui puoi aspirare è il sesso occasionale: discoteche dove poter far sesso, saune dove poter far sesso, app di incontri per fare sesso, chat di gruppo per cercare sesso… Una concezione del corpo costantemente sessualizzato e svenduto… Discriminato dalla società, discriminato dalla chiesa, a volte dalla famiglia… Bullizzato, cyberbullizzato… eppure la diversità è ricchezza!… però siamo tutti uguali!. E qualunque età tu arrivi ad avere non sei mai abbastanza grande per dire “beh, adesso sarà più facile trovare qualcuno interessato ad una relazione stabile”.
E comunque, in questo frangente i gruppi di cristiani LGBT possono fare la differenza: essendo portavoce di un messaggio cristiano d’amore è più facile che vi si trovino persone interessate ad investire in una relazione duratura e, nei casi più rari, forse, si può persino trovare qualcuno che quella relazione voglia viverla in castità, almeno finché il catechismo non sarà debitamente aggiornato.
Questa almeno è la speranza con la quale personalmente mi sono accostato ad essi, nonostante adesso per me siano diventati molto di più: una rete di amicizie di persone che riconosco come miei simili, e fra simili è più facile capirsi e relazionarsi in modo spontaneo e naturale.
In un ambiente secolarizzato come il nostro, ha ancora senso parlare di fede, tanto più per le persone omosessuali?
Certamente. Siamo in costante, vibrante, repentino cambiamento. Tutto nella nostra società e nella nostra vita continua ininterrottamente a cambiare. Non mi dilungo in esempi banali per argomentare questo, mi pare sia evidente a tutti. C’è una cosa che non cambia. Il nostro tempo su questo pianeta è limitato. Magari un giorno trasferiremo la nostra coscienza in una realtà virtuale o in un corpo robotico per prolungare la durata del nostro tempo qui.
Ma io desidero che le persone preferiscano il Paradiso a questo. La gente ha dimenticato il Paradiso. Complice anche l’industria musicale che abusa del termine in pezzi pop ripetitivi e monotoni alterandone l’autentico significato come se il Paradiso vero fosse solo una leggenda, un mito, qualcosa di irreale o comunque di irraggiungibile. Non è così. Esiste. Ed è eterno. Certo, siamo troppo limitati per riuscire ad averne una descrizione esaustiva e completa adesso.
Ma se vi affidate per un secondo al pensiero intuitivo sicuramente vi si presenterà un’immagine, un’idea, un barlume, una scintilla, un flash, un’emozione, una sensazione di quello che può essere. Vi do giusto qualche suggerimento per aiutarvi in questo esercizio. C’è luce, una luce che Barbara D’Urso gli fa un baffo, eppure non si è accecati. C’è la Santissima Trinità. Ci sono nove cori angelici. C’è amore incondizionato omnidirezionale, onnicomprensivo, costante perenne, immutabile e incorruttibile.
C’è gioia. C’è beatitudine. C’è pace. C’è collaborazione. C’è lode. Ci sono cori polifonici di miriadi di voci che non possiamo neanche sognare. Ed io credo che valga la pena provare a meritarselo, o perlomeno ad accettarlo come dono della sovrabbondante misericordia di Gesù.
“Quanto più grande è la misericordia degli uomini, tanto maggiore diritto hanno alla mia misericordia, quanto più grande è la miseria degli uomini tanto maggiore diritto avranno alla mia misericordia, perché desidero salvarli tutti” (Gesù a Santa Faustina Kowalska).
Ringraziamo Lorenzo che non solo ha risposto alle nostre domande, ma ci ha aperto il suo cuore e speriamo di vedere presto in TV il suo spot e senza polemiche inutili – sarebbe un bell’esempio di laicità.