Cosa succede quando una famiglia non accetta un figlio omosessuale?
Articolo di Victoria Misito pubblicato sul sito della Fundación Reflejos de Venezuela (Venezuela) il 23 maggio 2020, liberamente tradotto da Giulia Garofani
Quando Andrés (31 anni) ha detto ai suoi genitori che era gay, non ha ottenuto la reazione che tanto sperava. Anche se sapeva che non sarebbe stata una discussione facile, una parte di lui si aggrappava all’illusione che, forse, avrebbe ricevuto un po’ di comprensione da parte di entrambi. Invece, il risultato fu l’esatto opposto: “No Andrés, in realtà sei solo confuso, e ci comporteremo come se questa discussione non fosse mai avvenuta”, gli disse suo papà. Sua mamma, invece, scoppiò a piangere disperata.
Sono passati due anni da quel giorno, e ancora lo ricorda con molto dolore: “La mia famiglia è molto conservatrice, e nessun nostro parente ha mai fatto coming out. Per loro gli omosessuali sono un errore, per questo ci ho messo molto ad accettare ciò che ero. Da ragazzo mi sentivo attratto dagli uomini, tuttavia sentivo sempre gli altri (e talvolta anche io l’ho fatto) prenderli in giro quotidianamente. Per questo sapevo a cosa andassi incontro dicendolo, anche se dentro di me c’era una parte ingenua che non si aspettava quella reazione”.
Ma il tempo guarisce le ferite, e anche se Andrés non ha ripreso l’argomento con loro, sa di aver fatto uno sforzo per rimanere unito alla sua famiglia: “So che la loro reazione non è dettata dalla crudeltà o dalla paura. E anche se non mi chiedono nulla della mia vita amorosa, si sono sempre interessati a me. Ovviamente mi sono allontanato molto, e sono stato quasi sei mesi senza parlare con loro, però mi dispiace che non siano parte della mia vita, anche se non so quanto possano farne parte se non accettano una delle caratteristiche che mi definiscono come persona”.
Casi come quelli di Andrés sono molto lontani dall’essere un’eccezione. L’omofobia è qualcosa che si mantiene latente nella nostra società. Secondo i dati del Rapporto Annuale sui Diritti Umani e la Diversità Sessuale e di Genere presentato dal Movimento di Integrazione e Liberazione Omosessuale (Movilh), il 2019 è stato l’anno più violento per le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali ed intersessuali, e ha registrato il più alto numero di denunce per discriminazione contro l’orientamento sessuale. E le denunce si sono estese, per la prima volta, in tutte le ragioni del Paese.
Il problema, spiegano, è che queste discriminazioni potrebbero spiegare le ragioni del suicidio di coloro che non si sentono accettati. Secondo lo studio Suicidio nella popolazione lesbica, gay, bisessuale e trans condotto da accademici del dipartimento di psicologia dell’Università Diego Portales, l’intenzione di togliersi la vita, tra i giovani LGBT, è sette volte superiore rispetto ai giovani eterosessuali.
Il rapporto segnala che questo segmento della popolazione è influenzato da un ambiente ostile, caratterizzato dal pregiudizio, dal rifiuto e dall’esclusione, il che porta alla depressione, all’abuso di sostanze, all’isolamento sociale, a conflitti con i genitori ed ad abusi psicologici e fisici.
“Questi segnali sono importanti, perché si aggravano con il rifiuto o la negazione da parte dei genitori. Secondo altre statistiche, stilate dal rapporto realizzato dalla Fondazione Todo Mejora (Tutto migliora), un omosessuale su quattro ha provato a suicidarsi almeno una volta nella vita, e questa cifra aumenta di otto volte quando c’è un rifiuto da parte di qualche famigliare” assicura lo psicologo clinico Juan Cristóbal Concha, il quale cura esclusivamente persone LGBT+.
Testo originale: Qué hacer cuando tu familia no acepta tu homosexualidad