Cardinale Caffarra si ricordi che ‘l’omosessuale è una persona!’

Come cattolici progressisti siamo rimasti sorpresi dalle parole severe del cardinale Carlo Caffarra su matrimonio e unioni omosessuali, espresse in una nota dottrinale diffusa nei giorni scorsi.
Nel documento l’arcivescovo di Bologna denuncia la crisi dell’istituto matrimoniale .
Perché non ci si vuole rendere conto, invece di sparare a zero sulle coppie gay e lesbiche, del dramma di ragazzi e ragazze omosessuali che, una volta presa coscienza della propria identità, sono costretti a fare i conti con una realtà omofobica, portata alla più strisciante caricatura della loro condizione?
Lo Stato ha il dovere di tutelare la famiglia tradizionale e tutte le altre forme stabili di unione nei modi e nei termini che ritiene più opportuni e nel solco di una sana laicità del potere temporale.
Come credenti, crediamo che la difesa del matrimonio non si giochi nella granitica e ossessiva contrapposizione fra nozze e relazioni omosessuali o nell’affermazione di un’esclusiva sui diritti e doveri dei coniugi definiti dalla legislazione civile (art. 143 comma 2 del Codice civile: fedeltà, assistenza morale e materiale, collaborazione nell’interesse familiare e coabitazione).
La salvaguardia del matrimonio sta nella testimonianza continua dello splendore del sacramentum amoris (così il Concilio Vaticano II definisce il matrimonio) e del sereno rapporto tra genitori e figli, in un’epoca contrassegnata da un’avvilente atomizzazione e da un dilagante disinteresse per il destino del prossimo.
Ritornando alla lettura della nota dottrinale, leggiamo che . Sono parole durissime che, pur in un linguaggio criptato, evocano la strada della scomunica per sbarazzarsi dei fedeli che osano agire in coscienza, discostandosi dall’insegnamento della Gerarchia ecclesiale sul no al riconoscimento legale delle coppie di fatto omosessuali.
Dall’arcivescovo arriva un colpo mirato all’immagine di Chiesa come convivialità delle differenze, alla quale ci sentiamo legati e che vogliamo difendere da chi ha una visione del popolo di Dio sulla falsariga di una caserma. Ci spiace per il cardinale Caffarra, ma riteniamo che la cattolicità di un fedele non si misuri sulla rispondenza pedissequa al magistero della Chiesa.
La strada maestra da seguire non sta nelle note dottrinali, ma nella Parola di Dio da osservare nella pratica quotidiana e che è, assolutamente, disinteressata alle manovre sottobanco della politica. Quelle dei cattolici pretoriani della Gerarchia ecclesiale e quelle dei cosiddetti atei devoti, sostenuti da non pochi porporati, come, ad esempio, l’arcivescovo di Bologna.
Prendiamo, poi, le distanze da un passaggio della nota che ci sembra animato da una violenza gratuita ai danni non delle coppie omosessuali, come si vorrebbe far intendere nel passaggio in questione, ma nei confronti delle stesse persone gay o lesbiche: .
Ancora una volta si crocifiggono gli omosessuali per la loro sessualità non procreativa – hanno forse una qualche colpa per quello che resta un dato biologico? – arrivando al punto di contrapporre a queste persone – dove è la tutela della dignità della persona in simili pronunciamenti? – la famiglia tradizionale, dipinta come vera ancora di sopravvivenza della società.
Non basta fare dei figli – per fortuna, il Vaticano II ci ha insegnato che la proles non è l’unico fine delle nozze – per salvare l’umanità. Se non c’è l’amore tra le persone, il tramonto non si arresta nemmeno con i talami nuziali.
Anche l’arcivescovo di Torino, il cardinale Severino Poletto, ha espresso la propria contrarietà all’equiparazione tra matrimonio e unioni omosessuali, ma con garbo e senza la durezza che trasuda dalla nota dottrinale dell’arcivescovo Caffarra. In più a Torino in questi anni hanno investito sulla pastorale omosessuale.
Appena un anno fa, infatti, l’ufficio per la pastorale della famiglia dell’arcidiocesi di Torino, con l’avvallo del cardinale e dopo una serie d’incontri tra alcuni preti incaricati dall’arcivescovo e i rappresentanti del gruppo torinese di omosessuali credenti, ha dato alle stampe un sussidio per la cura pastorale delle persone omosessuali,’Fede e omosessualità’
Un unicum nella Chiesa italiana che affronta l’argomento – pur se non mancano passaggi influenzati da secoli di condanna delle pratiche omosessuali – con serenità, riconoscendo anche gli errori fatti dalla Chiesa nel suo rapportarsi con le persone gay e lesbiche.
Ma è soprattutto nel riconoscimento della centralità della persona omosessuale la forza del sussidio.
Una centralità che non emerge mai negli interventi ossessivi del cardinale Carlo Caffarra in materia, come se gli omosessuali fossero solo e soltanto, degli esseri sessuali e non delle persone che vivono, lavorano, amano, soffrono e gioiscono come tutti. Sono nostri fratelli e sorelle.