Come possiamo aiutare chi ci sta vicino a essere libero?
Testo di James Martin, S.J.* pubblicato su Outreach (Stati Uniti), sito di risorse per i cattolici LGBT+ il 5 aprile 2025. Liberamente tradotto dai volontari del Progetto Gionata.
Ogni volta che negli ultimi tempi predico sul brano della Risurrezione di Lazzaro, che è uno dei testi alternativi per la Quinta Domenica di Quaresima, dico spesso ai fedeli che ho una buona e una cattiva notizia. La buona è che negli ultimi cinque anni ho scritto un libro su Lazzaro, intitolato Come Forth (Vieni fuori), perciò ho molto da raccontare. Ma la cattiva è che, a seconda della pazienza e del tempo a disposizione, potrei parlare anche troppo!
Questo brano del Vangelo, spesso definito “il più grande miracolo di Gesù”, è molto noto ai cattolici e ai cristiani non solo per la risurrezione spettacolare di un uomo morto ormai da quattro giorni, ma anche per la meravigliosa narrazione del Vangelo di Giovanni. Lo studioso del Nuovo Testamento John Meier ha definito questo racconto straordinariamente lungo “un grande capolavoro teologico”.
Ci sono però due passaggi della storia che negli ultimi anni hanno assunto per me un significato sempre più profondo. Mi riferisco a due frasi pronunciate da Gesù davanti alla folla radunata a Betania. Prima di tutto, mentre la folla, comprese Marta e Maria, sorelle di Lazzaro, si raduna davanti al sepolcro chiuso, Gesù dice: «Togliete la pietra». In seguito, quando Lazzaro esce dal sepolcro, ancora avvolto nelle bende funebri e con il volto coperto, Gesù si rivolge nuovamente alla gente dicendo: «Scioglietelo e lasciatelo andare».
Perché Gesù avrebbe dovuto dire queste due cose? Sicuramente aveva il potere di rimuovere da solo la pietra (potrebbe essere considerato un altro “miracolo della natura”, come calmare la tempesta sul Mare di Galilea). Avrebbe anche potuto far apparire Lazzaro semplicemente davanti a loro (come il Cristo Risorto appare ai discepoli, che si trovavano dietro porte chiuse). Lazzaro avrebbe potuto comparire già vestito (come Gesù risorto che appare vestito da giardiniere la mattina di Pasqua) o persino nudo. In altre parole, chi è in grado di risuscitare qualcuno può certamente far sparire una pietra o delle bende.
Allora perché Gesù pronuncia queste parole? Secondo me, sta invitando la folla a partecipare a questo grande miracolo della vita, e ciò ha un significato importante anche per noi.
Quando pensiamo alla risurrezione di Lazzaro, spesso ci soffermiamo sul messaggio centrale: Gesù è capace di donare vita, proprio come il Padre dà vita a tutto ciò che esiste nella narrazione della creazione descritta nel libro della Genesi. Oppure potremmo riflettere sui messaggi più profondi: che la vita è più forte della morte, l’amore è più forte dell’odio, la speranza è più forte della disperazione, e che nulla è impossibile a Dio, che poi sono anche i messaggi della Pasqua. O ancora, potremmo chiederci cosa significa questa storia per la nostra vita personale, individuando cosa dovremmo lasciare “nel sepolcro”, ciò che ci impedisce di ascoltare la voce di Dio.
Ma le due richieste di Gesù alla folla – «Togliete la pietra» e «Scioglietelo e lasciatelo andare» – ci ricordano che questa storia non riguarda solo il Padre, Gesù o noi stessi. Riguarda anche gli altri nella nostra vita. Dio ci invita a partecipare alla liberazione delle altre persone.
Ovviamente, la grazia di essere liberi – di entrare in una “metanoia” (cambiamento di mente e di cuore), di abbandonare modelli di comportamento negativi, di decidere di amare di più, di voltare pagina o magari, per una persona LGBTQ+, fare coming out – comincia sempre con la grazia di Dio. Tuttavia, anche noi possiamo partecipare a queste liberazioni rimuovendo le “pietre” che impediscono a chi amiamo di andare avanti, e “sciogliendo” quei legami da cui hanno bisogno di liberarsi.
Gesù ha chiesto alla folla di partecipare alla liberazione di Lazzaro e chiede a noi di partecipare alla liberazione dei nostri amici, affinché possano avere una nuova vita.
Questa settimana potremmo allora riflettere su due domande: quali “pietre” posso aiutare a rimuovere dalla vita dei miei amici? In che modo posso “sciogliere” un familiare che forse non si sente libero? Come nella storia di Lazzaro, Dio compie la parte più difficile del lavoro. Ma noi non siamo chiamati semplicemente a osservare, bensì a partecipare all’opera di Dio, che è sempre un’opera di liberazione e di libertà.
*James Martin, S.J., è un sacerdote gesuita statunitense fondatore di Outreach e redattore capo di America Media, specializzato nel dialogo tra Chiesa cattolica e persone LGBTQ+.
Testo originale: How to help our friends to be free