Diversi da chi? I pregiudizi sui gay e le lesbiche che alimentano l’omofobia

Accettare l’altro con le sue diversità implica molto spesso una revisione delle proprie paure dei propri pregiudizi e anche del proprio modo di esprimersi.
Spesso si sente dire che le persone omosessuali o bisessuali sono anormali, malate, immorali o addirittura pervertite. Ma l’omosessualità non è più considerata una malattia mentale dall’American Psichiatric Association fin dal 1973, mentre la bisessualità non è mai stata considerata una malattia dalle scienze psico-mediche.
Tradizionalmente la religione, l’educazione, i media, la psicanalisi e la psicologia popolare hanno veicolato l’immagine della coppia uomo-donna come il solo modello accettabile di relazione amorosa.
E sono ancora in circolazione numerosi “miti” a proposito dell’omosessualità o della bisessualità. Prima di presentare una serie di informazioni oggettive ci proponiamo di passare in rassegna alcuni di questi tenaci pregiudizi.
1.1 Esempi di pregiudizi
“L’omosessualità è fondamentalmente diversa dall’eterosessualità”
Molte persone a torto pensano che l’omosessualità costituisca una diversa sessualità. Questa falsa credenza risalente al XIX secolo ha rafforzato la paura e la discriminazione verso i gay e le lesbiche.
In realtà ci sono pochi comportamenti sessuali particolari che distinguono le persone omosessuali dalle persone eterosessuali. I baci, le carezze e la maggior parte delle pratiche sessuali sono attuati sia dalle persone etero che da quelle omo o bisessuali.
La diversità delle pratiche sessuali è comune a tutti gli orientamenti sessuali e l’adozione di una pratica è una questione di gusti e di preferenze personali. Si sarebbe quindi fuoristrada se si considerasse l’omosessualità o la bisessualità come delle differenti sessualità.
Piuttosto è il sesso della persona verso la quale si prova un’attrazione fisica o amorosa che differisce da un orientamento sessuale all’altro.
“L’omosessualità è causata dall’avversione verso l’altro sesso”
Alcune persone a torto credono che venga sviluppato un orientamento omosessuale perchè si è stati insoddisfatti da una relazione amorosa con una persona di sesso opposto o perché si sono vissute delle esperienze traumatizzanti come l’incesto o la violenza o qualsiasi altra forma di abuso sessuale.
Infatti, la maggioranza delle donne che sono state vittime di violenze sessuali da parte di un uomo non hanno sviluppato un orientamento omosessuale. Lo stesso avviene per quelle che si dicono insoddisfatte della loro vita coniugale.
Il lesbismo non rappresenta una forma di avversione nei confronti degli uomini. L’omosessualità come l’eterosessualità nascono dal desiderio e non dall’abuso o dall’insoddisfazione.
“L’omosessualità ha un’origine: culturale/genetica/fisiologica/psichica”
All’epoca nostra molte persone ancora affermano che l’omosessualità non è “naturale”, cosa che da un lato è inesatta, dato che le pratiche omosessuali sono diffuse nel mondo animale (B. Bagemihl, 1999) e dall’altro è assurda, tenuto conto dell’infondatezza della distinzione tra “natura” e “cultura” dal punto di vista della biologia e delle scienze sociali.
Uno studio realizzato all’inizio degli anni ’90 avanzava l’ipotesi di un gene predisponente all’omosessualità. In seguito sono stati fatti altri studi e nessuno di essi ha potuto confermare in maniera rigorosa questa ipotesi, e questo non ci deve meravigliare quando si sa che la neurobiologia dimostra che nessun comportamento umano è dettato dall’espressione di un unico gene.
La ricerca delle cause dell’omosessualità ha avuto inizio alla fine del XIX secolo (M. Foucault, 1976), e sull’argomento sono stati prodotti più di 13.000 studi.
Esaminando via via il cervello, gli ormoni, i cromosomi, l’orecchio interno, i modelli parentali, l’assenza del padre, l’iperprotettività della madre, i ruoli sessuali, l’educazione, nessuno studio è arrivato a conclusioni scientificamente valide e generalizzabili alla totalità delle persone omosessuali (M. Dorais, 1994).
Dopo oltre un secolo di ricerche la scienza non ha trovato cause all’omosessualità e si è interessata anche molto poco alle cause dell’eterosessualità e della bisessualità.
“Gli omosessuali sono dei pedofili”
Questo preconcetto è persistente anche se la stragrande maggioranza degli studi disponibili dimostrano che gli uomini omosessuali con compiono un maggior numero di abusi rispetto agli uomini eterosessuali.
Al contrario, gli abusi sessuali sui ragazzi avviene soprattutto ad opera di uomini che si definiscono eterosessuali. Le ricerche più recenti (M. Dorais, 1997) mostrano del resto che è da parte di persone etero a loro vicine che il ragazzo come la ragazza corrono i maggiori rischi di essere aggrediti sessualmente.
“I gay sono più effeminati e le lesbiche sono più mascoline”
Alcuni tendono ad associare l’omosessualità maschile alla femminilità e l’omosessualità femminile alla mascolinità. In realtà non ci sono caratteristiche fisiche, psicologiche, comportamentali o di abbigliamento che permettano con sicurezza di distinguere le persone omosessuali da quelle eterosessuali.
Se alcuni giovani gay mostrano delle caratteristiche che vengono definite femminili, questo può essere interpretato come il risultato di un processo di etichettamento e di autoetichettamento che attribuisce alla persona omosessuale alcuni modi di essere.
In altre parole il giovane stesso può aver interiorizzato questo stereotipo che spesso rappresenta l’unico modello accessibile. Tuttavia si deve far attenzione a non generalizzare questi stereotipi alla totalità dei giovani gay e lesbiche, poiché la maggior parte di essi non presenta alcuna caratteristica che ci permetta di distinguerli dagli altri giovani.
“I figli di genitori omosessuali diventano omosessuali”
I figli che hanno uno o entrambi i genitori omosessuali non hanno maggior probabilità di sviluppare un orientamento omosessuale rispetto ai figli di genitori eterosessuali (M. Dubé e D. Julien, 2000).
E’ una leggenda credere che l’orientamento sessuale si trasmetta in modo ereditario o che l’omosessualità del genitore sarà assunta per emulazione. In realtà la gran parte delle persone omosessuali ha dei genitori eterosessuali e la maggioranza dei genitori omosessuali ha dei figli etero.
Inoltre i figli di genitori omosessuali non hanno maggiori problemi di identità sessuale rispetto ai figli di genitori etero. Conviene d’altra parte sottolineare che l’orientamento sessuale di un genitore non garantisce assolutamente le sue capacità genitoriali.
Sono state fatte molte ricerche riguardo a genitori omosessuali e non si è potuta rilevare nessuna differenza con i genitori etero sul piano delle attitudini e capacità genitoriali (C. Patterson, 2001).
Non è per il fatto che i genitori hanno in comune il sesso biologico che necessariamente essi adottino lo stesso ruolo, dimostrino le stesse attitudini e abilità, abbiano la stessa personalità e lo stesso rapporto con il bambino.
In questo senso, due genitori dello stesso sesso possono offrire al bambino dei diversi modelli di adulti amabili, sensibili e responsabili.
“La bisessualità è diffusa ed accettata bene”
Le persone bisessuali spesso vengono percepite come indecise o maggiormente attive sul piano sessuale. Questa immagine è veicolata dalla pornografia che nel nostro quotidiano è sempre più presente.
Infatti le persone bisessuali hanno semplicemente il potenziale di essere attratte da persone di entrambi i sessi, ma raramente realizzano questa possibilità vivendo una relazione con due persone nello stesso tempo. In realtà la bisessualità spesso è invisibile.
Le persone bisessuali alle quali siamo vicini sono persone che possono vivere, nel corso della loro vita adulta, una relazione coniugale con una persona di sesso opposto (venendo allora percepiti come eterosessuali) e in seguito, dopo una rottura, possono vivere una relazione coniugale con una persona dello stesso sesso (venendo allora percepiti come omosessuali).
Sul piano dei sentimenti, queste persone hanno la capacità di essere attirati sia da un sesso che dall’altro.
“Le coppie omosessuali sono meno stabili rispetto a quelle eterosessuali”
Le relazioni tra uomini e donne durano tanto o poco tempo proprio come le relazioni omosessuali (J. Vincke e P. Stevens, 1999). Alcune non durano che poche settimane, altre si mantengono per molti anni o addirittura per tutta la vita. La sola differenza è che una relazione omosessuale solo in casi rari viene sostenuta dalla società o dalle famiglie dei partner.
Questa mancanza di accettazione e di sostegno esterno fa sì che la coppia spesso abbia maggiori difficoltà a risolvere i problemi che si possono incontrare nel rapporto.
Molti giovani omosessuali vorrebbero vivere una relazione stabile e sarebbero felici di invecchiare accanto al loro partner.
In questo senso gay, lesbiche e bisessuali non differiscono dagli etero. Ma l’ideale dell’ “amore eterno” al giorno d’oggi non è certo condiviso o vissuto da tutti.
Invece di rimanere con un partner “fino a che la morte non li separi”, molte persone cambiano partner due volte o anche di più nel corso della vita, e questo succede qualunque sia il loro orientamento sessuale.
Testo originale
Brano tratto da Combattre l’homophobie pour une école ouverte à la diversité (pdf)