Il movimento gay e lesbo italiano e la politica del carciofo

Qualche anno fa’ si diceva: è la politica del carciofo. Cominci con il chiedere sempre di meno, finirai con l’ottenere nulla. Proprio come un carciofo viene privato delle sue foglie per mangiarne il cuore tenero.
I matrimoni no, troppo radicale. Adozioni, neppure parlarne. Un pacs annacquato è il massimo che si possa pretendere.
Un errore che, devo dire, non mi pare tipico solo delle organizzazioni gay, ma di certa sinistra italiana abituata ormai a pretendere pochissimo dalla politica con i risultati miserabili che abbiamo davanti ai nostri occhi ogni giorno: caccia ai clandestini, classe media sempre più povera, donne controllate, omosessuali randellati e uccisi.
In queste ore di sconcerto dopo la bocciatura della legge contro l’omofobia, mi duole ammetterlo: ci ho pensato spesso a quel termine più che alla Binetti, la quale a mio modo di vedere rischia di fare la fine del capro espiatorio. E a ragione, direbbe qualcuno.
Ma se la Binetti ha le sue colpe, la sinistra ne è esente? Davvero la sinistra vuol fare ricadere l’errore delle sue politiche su una figura che certo non gode delle simpatie dell’opinione pubblica?
Queste ore, piuttosto, segnano a mio modo di vedere un modo di fare politica da parte dei movimenti gay e lesbo che ha segnato il suo tempo.
I movimenti omosessuali, così come strutturati e concepiti in Italia, hanno fatto molto per la nostra causa. Sono stati importanti nel cambiare la mentalità dell’opinione pubblica, che in venti trenta anni ha finalmente “ visto” i gay e le lesbiche.
Prima noi non esistevamo neppure. Tali organizzazioni ci hanno dato visibilità e l’hanno difesa tramite l’accoglienza, l’informazione e il sostegno nelle più diverse strutture. Ma politicamente, alla lunga la loro linea non ha tenuto.
E definire “ disastrosi” i risultati politici che i movimenti gay e lesbo italiani hanno riportato a casa sarebbe come definire il “nulla” disastroso. Il nulla è nulla, di per sé non ha aggettivi.
Perché tale è il risultato che oggi stringiamo tra le dita: un’opinione pubblica fortemente orientata a nostro favore, come dicono tutti i sondaggi nonostante il clima omofobico creato ad arte ed ignoranza dalla classe al potere in grado di produrre i danni che tutti sappiamo, ma nessuno straccio di legge che difenda i nostri diritti.
Com’è possibile questa apparente contraddizione? Le ragioni vanno cercate nella struttura stessa di queste organizzazioni, a mio modo di vedere capaci di raccogliere “simpatie” ma non voti.
Abili nell’aggregare persone, ma non cittadini. In grado di diffondere cultura ma non pressione politica. E la politica, può suonare molto cinico quello che sto dicendo in bocca ad una cristiana, si fa solo muovendo denaro e consensi.
Un paese si trasforma seriamente quando c’è una forte volontà di cambiarlo, un grande amore per un ideale, ma concretamente cambia quando le tasche di qualcuno vengono toccate. Tale capacità di muovere influenze economiche e politiche da parte di alcuni gruppi e minoranze viene di solito battezzato con il nome di “lobby”.
Il termine evoca poteri oscuri, ombre minacciose sulla scena politica. A torto, ritengo personalmente. La comunità gay e lesbo negli Stati Uniti è fortissima, nessun candidato all’elezioni presidenziali può prescindere dalla sua influenza.
Ora io non so se questo sarà il futuro delle nostre organizzazioni. Me lo auguro. Me lo auguro per la semplice ragione che davanti a questa caporetto sarebbe insensato continuare caparbiamente sulla stessa strada finora perseguita senza rendersi conto della necessità seria di un cambiamento.
Tale cambiamento non può che essere trasversale. In grado di aggregare questa immensa galassia che sono le organizzazioni gay e lesbo, oggi chiuse nel loro mondo come piccole parrocchie di provincia, coinvolte in beghe da cortile, dove l’oggetto del contendere il più delle volte è il primato di una diva.
Un’organizzazione che cerchi interlocutori politici non importa se di destra o di sinistra. In grado di spostare voti e opinione pubblica.
Al di là del cuore del carciofo non c’è più nulla, infatti. Null’altro è possibile cedere. E lo spiegano bene le parole amareggiate della deputata Concia, per chi le ha lette.
A lei, il mio grazie personale e la mia stima sincera. Ha fatto quello che poteva fare nelle sue condizioni. Ma la circostanza è che un piccolo soldato, per quanto coraggioso, non fa un esercito.