Esistono dei santi gay. Importa a qualcuno?
Riflessioni di Terence pubblicate sul blog Queering the Church (Inghilterra) il 12 gennaio 2009, libera traduzione di Silvia Lanzi
Il riconoscimento della santità è una parte importante della storia e della tradizione cattolica. Essendo cresciuto in una scuola cattolica, spesso sono stato spronato, per il mio benessere spirituale, a leggere le vite dei santi, di cui la nostra piccola biblioteca interna era fornitissima. Molti cattolici, da adulti, hanno uno speciale attaccamento, e anche una particolare devozione, per i loro santi preferiti.
Questo destabilizza un po’ alcuni di noi. In parte perché le forme più esasperate di venerazione possono pericolosamente avvicinarsi alla concezione protestante dell’idolatra nell’adorazione dei santi; per altri, il problema sta nella grande distanza dai Santi: che sono vissuti un un tempo remoto, in grandissima parte in Europa, e particolarmente in certe regioni dell’Europa.
C’è anche il problema che i santi riconosciuti sono, se non sono appartenenti ad ordini religiosi maschili o femminili, persone laiche celibi – e così si crea la percezione che la santità sia riservata a persone asessuali, o asessuate, che vivono vite prive di relazioni personali intime (e ciò crea l’ulteriore problema dell’associazione semplistica di una vita emotiva e sessuale sana con il peccato).
Papa Giovanni Paolo II, durante il suo lungo pontificato, ha creato un numero senza precedenti di santi moderni, cercando deliberatamente di dissolvere questo senso di lontananza. Ora abbiamo molti più santi e beati, storicamente recenti e oltre i confini europei. Si dice anche che si sia alla ricerca di una coppia di sposi adatta all’elevazione, per contrapporsi alla percezione che la santità sia solo qualcosa che riguarda celibi e nubili.
Ma noi della comunità LGBT restiamo esclusi – o pensiamo di esserlo. “Sarebbe grande!” pensiamo, se anche noi potessimo avere i nostri santi. In questo spirito, un certo numero di studiosi moderni (John Boswell è il più famoso, ma è seguito da altri), hanno scavato nella storia e hanno fornito varie prove dell’esistenza di ‘santi gay’ nella storia della Chiesa. Il LGBT Catholic Handbook contiene una nutrita lista dei più noti tra questi santi. È realistico pensare a loro come ‘santi gay’? La cosa ci è d’aiuto?
Personalmente, credo che la risposta alla prima domanda sia probabilmente “no”, almeno con una definizione così stringente. Ma vorrei rispondere invece alla seconda domanda: certamente “ci è d’aiuto se interpretata in modo più ampio”. Il problema con il termine “santi gay“, interpretato in maniera così limitata è che è davvero scivoloso, impreciso e anacronistico.
Per san Gerolamo e sant’Alcuino, per i quali lo stato di santità è incontestabile, c’è un problema diverso. Sebbene ci sia la chiara evidenza che questi due, e altri santi, abbiano sperimentato relazioni forti e intime con altri uomini, non tutti concordano che queste relazioni siano state di natura sessuale. Così si pensa che non si possano considerare ‘gay’. (Altri potrebbero dire che che quelli che negano questo fatto stiano deliberatamente ignorando l’evidenza, ma, quale sia la verità, la disputa si gioca tutta qui).
Allora dove sono i santi propriamente gay? Non conosco nessuno santo che soddisfa inequivocabilmente entrambi i due criteri: sono stati riconosciuti come santi, era risaputo che erano gay. Comunque, non penso sia importante.
Non ci sono solo i santi canonizzati: mi è stato insegnato che ci sono santi potenziali, anche se non riconosciuti. La “comunione dei santi” ne include molti di più di quelli che sono saliti pubblicamente alle glorie degli altari. Poi non ha importanza se particolari persone abbiano espresso la loro intimità emotiva con una genitalità che, in qualche modo, si considera ‘gay’. (Non chiediamo mai prove evidenti che i santi debbano avuto rapporti con persone del sesso opposto perché siano considerate ‘eterosessuali’).
Applicando una definizione più ampia, suggerisco che ci siano stati ‘santi gay’ prima di noi e ancora molti che vivono tra di noi. Con questo non dico che la preghiera nei loro confronti sarà foriera di miracoli e che ne faciliterà la loro canonizzazione ufficiale, ma è importante riconoscere e rispettare questi modelli di ruolo presenti nella nostra storia.
È in questo spirito che raccomando un’attenta disamina delle molte figure che ho suggerito su queste pagine come probabili ‘santi gay‘.
Texte original : Gay Saints: Do they exist? Do they matter?