«Misericordia io voglio e non sacrifici». Io, omosessuale cattolico e la mia vita affettiva
Riflessione di Emanuele inviata e pubblicata sul blog Come Gesù
In quel tempo, Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle. Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato». «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».
.
Un fariseo che punta il dito verso una situazione irregolare. Un rigorista attento al rispetto della norma. E la risposta di Gesù. La carica rivoluzionaria di queste parole è grande. Gesù dice che la fame non è una colpa, e che saziarla violando le regole può significare onestà verso la verità di se stessi. E’ il riconoscimento di un bisogno, innegabile. E’ fedeltà a se stessi, anche se agli occhi esterni ciò sembra peccaminoso e impuro. Già, sembra.
Ma chi non ama, questo non lo capisce, e condanna “persone senza colpa”. Sì, ci sono milioni di cristiani che violano le regole, eppure sono senza colpa. Ricevono bastonate da chi dovrebbe capirli, e purtroppo anche da documenti ecclesiastici del passato, ma ancora oggi inalterati, le cui parole pesano come macigni e somigliano alla frase pronunciata dai farisei: “Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato” anziché dire: “Ecco, i tuoi discepoli hanno fame, cosa facciamo?” Di cosa ha paura la mia madre Chiesa?
Ma chi non ama, questo non lo capisce, e condanna “persone senza colpa”. Sì, ci sono milioni di cristiani che violano le regole, eppure sono senza colpa. Ricevono bastonate da chi dovrebbe capirli, e purtroppo anche da documenti ecclesiastici del passato, ma ancora oggi inalterati, le cui parole pesano come macigni e somigliano alla frase pronunciata dai farisei: “Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato” anziché dire: “Ecco, i tuoi discepoli hanno fame, cosa facciamo?” Di cosa ha paura la mia madre Chiesa?
Per fortuna Gesù risolve tutto con poche parole, ripetute di nuovo: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Gesù non spiega la mia omosessualità, non è rilevante saperlo. La comprende con la sua misericordia, perché sa che saziare la mia fame può essere più importante della fedeltà a un codice.
E’ disposto a fare carte false pur di regalarmi la serenità interiore e la pace, se anche questa comportasse la relazione con un altro uomo con cui condividere un progetto di vita. Un Dio per cui la persona viene prima di tutto è un esempio di umanità per tutti, ed è la mia gioia.
E’ disposto a fare carte false pur di regalarmi la serenità interiore e la pace, se anche questa comportasse la relazione con un altro uomo con cui condividere un progetto di vita. Un Dio per cui la persona viene prima di tutto è un esempio di umanità per tutti, ed è la mia gioia.
Se papa Francesco indice un anno della Misericordia non è solo perché la gente, sicura del perdono di Dio, vada a confessare le proprie colpe. Come lui stesso ha detto, Misericordia è molto più del perdono dei peccati. Per me è uno sguardo di amore sulla vita di coloro che si sentono schiacciati dalla Legge. Io non so se le Scritture condannino veramente le relazioni omosessuali per come le intendiamo oggi, perché Dio non può essere contro l’uomo. E l’uomo è per natura relazionale.
Sono sicuro che lo Spirito deve ancora dirci diverse cose in merito. Ma nell’attesa serena della sua opera, Gesù dice che questo non è poi così rilevante per l’oggi, perché la Sua Misericordia difende dalla lettera che uccide e ridona la vita. La creatività di Gesù è grande. Da omosessuale, non sopportavo l’idea di vivere una vita in contraddizione con la legge e mi odiavo per questo. Ho provato a rispettare la Legge per alcuni anni – vivendo nella continenza – tenendo a bada i desideri più profondi del mio cuore. Ma la fame non si può negare. Rispettare la Legge, anziché dilatare la mia umanità, l’ha uccisa ed ha amplificato la mia fame, facendomi rischiare la morte dell’anima.
Allora Gesù stesso è entrato in punta di piedi nel mio percorso spirituale e mi ha detto di essere fedele alla mia fame, prima di ogni altra cosa. Di essere fedele a me stesso prima che alla Lettera e di ritornare all’essenziale comandamento dell’amore. Di amare castamente, ma non necessariamente nella continenza. Ha preso la mia fame sul serio. Molto più sul serio di quanto l’abbia presa io, e di tante altre persone che in buona fede, cercavano di aiutarmi, ma non capivano.
Mi ha mandato guide spirituali che hanno incarnato questo passaggio del Vangelo. Inizialmente non potevo accettare che Lui mi amasse più di quanto io mi amassi. Ma poi mi sono lasciato amare, e oggi mi sento Suo come mai prima mi ero sentito.
Dopo tutto, Lui è il Signore del sabato, e della Legge. Se Lui si è servito della mia storia per dirmi questo e comunicarmelo nel cuore, chi sono io per rifiutarlo?
Sono sicuro che lo Spirito deve ancora dirci diverse cose in merito. Ma nell’attesa serena della sua opera, Gesù dice che questo non è poi così rilevante per l’oggi, perché la Sua Misericordia difende dalla lettera che uccide e ridona la vita. La creatività di Gesù è grande. Da omosessuale, non sopportavo l’idea di vivere una vita in contraddizione con la legge e mi odiavo per questo. Ho provato a rispettare la Legge per alcuni anni – vivendo nella continenza – tenendo a bada i desideri più profondi del mio cuore. Ma la fame non si può negare. Rispettare la Legge, anziché dilatare la mia umanità, l’ha uccisa ed ha amplificato la mia fame, facendomi rischiare la morte dell’anima.
Allora Gesù stesso è entrato in punta di piedi nel mio percorso spirituale e mi ha detto di essere fedele alla mia fame, prima di ogni altra cosa. Di essere fedele a me stesso prima che alla Lettera e di ritornare all’essenziale comandamento dell’amore. Di amare castamente, ma non necessariamente nella continenza. Ha preso la mia fame sul serio. Molto più sul serio di quanto l’abbia presa io, e di tante altre persone che in buona fede, cercavano di aiutarmi, ma non capivano.
Mi ha mandato guide spirituali che hanno incarnato questo passaggio del Vangelo. Inizialmente non potevo accettare che Lui mi amasse più di quanto io mi amassi. Ma poi mi sono lasciato amare, e oggi mi sento Suo come mai prima mi ero sentito.
Dopo tutto, Lui è il Signore del sabato, e della Legge. Se Lui si è servito della mia storia per dirmi questo e comunicarmelo nel cuore, chi sono io per rifiutarlo?