L’Aids avanza, rialziamo la guardia

Mancanza di informazione, bassa consapevolezza della malattia e paura dello stigma sono i motivi principali che allontanano dal test per l’Hiv.
E così sono in aumento in tutta Europa le persone con il virus, che si accorgono troppo tardi dell’infezione. E’ l’allarme lanciato nella Quinta Conferenza della International Aids Society (Ias), che si è svolta a Città del Capo (Sudafrica) dal 19 al 22 luglio 2009.
«Si è abbassata la percezione dei rischi legati all’Hiv sia nella popolazione sia nella classe medica, ma il pericolo d’infezione c’è sempre – spiega Andrea Antinori, Direttore del Dipartimento Clinico, INMI L. Spallanzani, IRCCS di Roma – i nuovi casi di Aids in Italia sono stimati in circa 140mila l’anno e probabilmente fra il 25% e il 30% di questi corrispondono a un sommerso».
Chi arriva tardi alla diagnosi ha tra i fra 40 e i 60 anni, è eterosessuale; in molti casi si tratta di persone immigrate o con un basso livello culturale e socio-economico.
Diagnosi tardiva significa essere più suscettibili a nuove infezioni diverse dall’Hiv, avere problemi cardiovascolari, a fegato e reni, senza contare il rischio di diffondere la malattia, perchè non si sa di avere il virus.
Sul fronte scientifico, la ricerca sul vaccino sta ripartendo da basi completamente nuove mentre le strategie di prevenzione, dalla circoncisione ai microbicidi, si scontrano con la “difficoltà di organizzare studi su larga scala, sia per gli alti costi sia per i lunghi tempi necessari”, evidenzia Ronald Gray, dell’Università ‘Johns Hopkins’ di Baltimora (USA).
Nella Conferenza sono stati presentati 28 studi su diversi mezzi di prevenzione, ma appena 4 hanno dimostrato un’efficacia significativa.
Tra le note positive però ci sono i 150 milioni di dollari stanziati dal progetto ‘Secure the Future’, lanciato dieci anni fa dalla Fondazione Bristol-Myers Squibb, per la realizzazione di progetti a favore di bambini e donne dell’Africa sub sahariana, colpite da HIV/AIDS.
I fondi hanno coinvolto 20 paesi africani, permettendo la realizzazione di oltre 240 progetti, finalizzati a promuovere assistenza, educazione sanitaria e ricerca.
Durante la Conferenza poi sono stati annunciati altri stanziamenti, per favorire assistenza tecnica e risorse pari a 1,3 milioni di dollari, da destinare a 14 associazioni in Burundi, Repubblica Democratica del Congo, Liberia, Marocco, Niger e Togo.