Psicoterapia e omosessualità. Dottoressa Montano, parliamone!

Ha fondato a Roma e dirige l’Istituto A.T. Beck di ricerca, formazione e terapia comportamentale e cognitiva (www.istitutobeck.it). Ha pubblicato i volumi E la notte non rimasero divise. L’omosessualità femminile in Italia (Mursia, 1997), Psicoterapia con clienti omosessuali (McGraw-Hill, 2001), Mindfulness. Guida alla meditazione di consapevolezza. Una terapia per tutti (Ecomind, 2007), e ha curato l’edizione italiana dei libri di J. Beck Terapia cognitiva. Fondamenti e prospettive (Mediserve, 2002), Le sfide della terapia cognitiva. Cosa fare quando le tecniche cognitive di base non funzionano (Edizioni Carlo Amore, 2008), e Dimagrire con il metodo Beck. Impara a pensare da magro (Erickson, 2008).
Che cosa ha portato lei, come psicologa e donna etero, ad interessarsi a questo tema?
Nel 1995 avevo conosciuto Laura Annibali, adesso una donna molto impegnata su vari fronti. Si batte come volontaria per i diritti delle donne omosessuali e dei gay, ma anche per la lotta alla sclerosi multipla, per i più poveri, per la tutela degli animali.
E’ Garante della Consulta della Regione Lazio, e autrice del documentario “L’altra metà del cielo”, selezionato al Festival International du cinéma lésbien et féministe di Parigi, presentato anche alla Casa del Cinema di Villa Borghese (ndr a Roma ) con successo di pubblico e di critica, arrivato poi alla Casa internazionale delle Donne, e al Torino Glbt Film Festival ‘Da Sodoma a Hollywood’.
Laura era stata lasciata dalla sua fidanzata storica, dopo 23 anni, e chiedeva dove poter incontrare una nuova fidanzata.
Abbiamo, quindi,cominciato a esplorare il mondo lesbico in cerca di una fidanzata per lei. Da quella conoscenza ho capito quanto fosse veramente importante per la mia attività di psicoterapeuta approfondire le tematiche peculiari al mondo omosessuale.
Da che cosa nasce l’omofobia e di conseguenza le violenze verso lesbiche, gay e trans?
L’omofobia è un insieme di emozioni e sentimenti,quali ansia, disgusto, avversione, rabbia, paura e disagio che gli eterosessuali provano,sia consapevolmente che inconsapevolmente,nei confronti di gay e lesbiche. L’omofobia nasce dal sessismo e dall’eterosessismo. Il comportamento sessista si manifesta innanzitutto nella curiosità verso le coppie omosessuali. Chi fa il maschio? Chi fa la femmina?
Gli eterosessisti difficilmente riescono ad immaginare uno stato diverso delle cose. Deve esserci sempre un maschio e una femmina, uno forte e uno debole, e così le coppie omosessuali vengono immaginate come una distorta versione della famiglia tradizionale eterosessuale: il bastione del patriarcato.
I due partner non sono due partner uguali, con stessi diritti e doveri, ma la coppia viene vista come una versione minore della relazione eterosessuale.
I sessisti prevedono la complementarietà dei sessi, uno è più forte, l’altro è più sottomesso e più debole, e unendosi devono formare una cosa sola. Non sopportano l’idea che i partner delle coppie, sia eterosessuali che omosessuali, mantengano la propria individualità e rimangano delle persone distinte, degli individui.
Se l’eterosessualità è la norma, tutti gli altri orientamenti sessuali, pertanto, vengono valutati come diversi, perversi, patologici, incompleti, criminali, immorali o impossibili. All’interno di ogni società,le diversità quando presenti, sono ritenute pericolose e, in quanto poco conosciute, sono percepite come ingestibili.
Il patriarcato si basa sull’assunto della supremazia del sesso maschile.Gli uomini sono più forti ed evoluti, e per questo hanno il diritto di sottomettere e controllare le donne e tutti quegli uomini che si rifiutano di accettare questo ruolo, come i gay.
Alcuni sacerdoti propagandano terapie che guarirebbero da l’omosessualita, una malattia che non è una malattia.Che cosa ne pensa?
Penso che l’omosessualità non sia una malattia e che non ci sia niente da guarire. Nel 1973 è stata depennata dal DSM (ndr diagnostic and statistical manual of mental desorders, il manuale di riferimento di psicologi, psicoanalisti e psichiatri).
L’orientamento sessuale non si può cambiare. Se gay è un uomo che si sente uomo, ama un altro uomo, vuole costruire una vita con lui e vuole farci sesso con la stessa intensità di sentimenti e le stesse alchimie che caratterizzano l’amore eterosessuale, e una lesbica è una donna che si sente donna, ama un’altra donna, vuole costruire una vita con lei e vuole farci sesso con la stessa intensità di sentimenti e le stesse alchimie che caratterizzano l’amore eterosessuale, con queste terapie, definite riparative,si agisce molto sul comportamento sessuale ma non sull’orientamento sessuale, che è ben altro.
Che cosa consiglia ad una giovane lesbica per accettare e vivere serenamente i suoi sentimenti?
Consiglio di andare a individuare quali sono i pensieri dietro alla non accettazione,e vedere questi pensieri, che noi terapeuti cognitivi-comportamentali chiamiamo automatici, da quali credenze intermedie sono influenzati. In chi ha una bassa autostima, tali pensieri automatici sono spesso negativi e autosvalutanti.
Per migliorare, quindi, l’accettazione di sè occorre trasformare questo dialogo interno negativo in pensieri più adattivi e funzionali.Questo permetterà, così, una più serena e sana accettazione di sè.
Perché diverse culture e fedi religiose si occupano tanto di eterosessualità e omosessualità?
L’aspetto religioso è un tema trasversale a molti ambiti,nascendo essenzialmente come qualcosa che permea tutti gli aspetti della vita dell’individuo. Molti istituti della religione cattolica, ad esempio, sono basati sul sesso, dalle teorie della chiesa, sulla nascita del mondo e lo sviluppo della specie, fino ad arrivare al concetto di procreazione e famiglia.
A tutt’oggi il diritto canonico contempla l’incapacità di procreare come una delle cause di annullamento di un matrimonio dinanzi la Sacra Rota. Vi è, poi,anche, una morale sociale della chiesa,fatta dagli uomini, che impone dictat e limiti, in base ai dettami della religione cattolica, che presenta tratti sessofobici.
Una sessualità libera rende la persona meno controllabile sul piano sociale, e la religione è anche una forma di potere, insieme ad altri poteri culturali.
Nel Vangelo, non c’è niente di normativo sul sesso. Nel racconto in cui la prostituta lava i piedi di Gesù con le lacrime e li asciuga con i capelli, il moralista e il religioso che assistono alla scena la definiscono rispettivamente prostituta e peccatrice, Gesù,invece, si rivolge a lei chiamandola donna, restituendole così la dignità di persona, e astenendosi da qualsiasi giudizio.
Per quanto riguarda l’omosessualità c’è sempre stata. Da qualche decennio la rivoluzione culturale e antropologica ha permesso di andare oltre il concetto normativo di eterosessualità. Anche la religione, dunque, a mio parere, dovrebbe adeguarsi ai tempi, alle ricerche e alle esigenze del mondo contemporaneo.
Il coming out” è sempre consigliabile?
Secondo Cole (Cole et al1996) gli omosessuali che nascondono la propria identità sessuale hanno una probabilità pari circa al triplo di sviluppare cancro e certe malattie infettive (polmonite, bronchite, sinusite, tubercolosi) nell’arco di un periodo di cinque anni, rispetto agli uomini gay che manifestano la propria identità omosessuale.
Il non rivelarsi comporta, quindi, un grande accumulo di stress che determina depressione e pericolosi stati d’ansia, ma è altrettanto vero che affrettare il processo di coming out, senza valutare adeguatamente le possibili ripercussioni, potrebbe essere altrettanto devastante. Il coming out potrebbe rappresentare un rischio o un’imprudenza.
Il compito dello psicoterapeuta è quello di esporre e affrontare con schiettezza i rischi reali connessi a tale processo, senza paura. Andranno considerati e analizzati nello stesso modo i rischi e i benefici. Il processo di coming out può durare da pochi mesi a un’esistenza intera, ed è profondamente influenzato dall’omofobia diffusa nel contesto sociale a cui si appartiene.
Gli omosessuali che riescono ad affermare la propria identità sessuale tendono ad essere più soddisfatti di se stessi, maggiormente propositivi verso gli altri e più propensi a confrontarsi con il mondo esterno.
La visibilità di alcuni gay, lesbiche e trans famosi è importante per chi non può essere visibile per varie ragioni?
In generale,ogni coming out è importante,ancora di più se avviene pubblicamente perché regala un momento di serenità e di normalità. Il problema è che,se uscire allo scoperto sono spesso persone di successo, la gente comune non riesce sempre a identificarsi, perché troppo lontane dalla realtà delle persone normali.
Infatti, per una persona qualunque, che magari lavora in un ambiente dove ancora c’è un forte pregiudizio sessuale, una forte omofobia, tutto è molto più difficile. Non è possibile spesso,quindi,identificarsi con quei modelli, nè trarne beneficio per la vita di tutti i giorni.
La psicologia può aiutare a vincere l’omofobia?
Riconoscendo le modalità dell’omofobia, gli psicoterapeuti possono agire in modo attivo per aiutare i propri clienti a ricostruire un’immagine positiva di se stessi (affermative therapy) rifondando l’autostima e permettendo loro di vivere una più serena e accettante sessualità.
[1] La terapia cognitiva comportamentale (TCC) è stata fondata negli anni Sessanta dal dottor A. T. Beck. E’ una terapia che mira in un tempo breve a risolvere pensieri distorti, emozioni disfunzionali, comportamenti disadattivi. Può essere intrapresa da soli, in coppia, in gruppo. La base della TCC è che “non è la situazione in sè a determinare direttamente ciò che le persone provano ma è piuttosto il modo in cui esse interpretano certe esperienze”(dal sito www.istitutobeck.it).