Santa Wilgefortis, la barbuta protettrice delle persone non binarie

Riflessioni pubblicate sulla pagina Facebook di Fundacja Wiara i Tęcza (Fondazione Fede e Arcobaleno), gruppo di cristiani LGBT+ polacco, il 20 luglio 2024, liberamente tradotto da Innocenzo Pontillo
Il 20 luglio, secondo la tradizione, si ricorda santa Wilgefortis, una figura estremamente importante tra i santi arcobaleno. Santa Wilgefortis è una figura straordinaria e stimolante. La leggenda narra che fosse la figlia cristiana di un re portoghese medievale e che cercò di evitare un matrimonio impostole con un re pagano. Pregò di diventare ripugnante per il suo futuro sposo e le sue preghiere furono esaudite quando le crebbe la barba. Questa trasformazione fece infuriare il padre, che la fece crocifiggere. Così Wilgefortis divenne una martire e un simbolo di verginità e fede.
Sebbene san Wilgefortis, nel 1969, sia stata rimossa dal calendario ufficiale del Vaticano è ancora presente in molte fonti cattoliche. Immagini di lei raffigurata come una donna barbuta posta su una croce sono comuni in tutta Europa ed in America Latina. Il nome Wilgefortis potrebbe derivare dal latino “virgo fortis” (vergine forte) o dall’antico alto tedesco “heilige Vartez” (volto santo). In Spagna è conosciuta come Liberada, che significa “liberata”. Ha anche molti altri nomi, come Uncumber, Liberata, Kummernis e molti altri.
Wilgefortis appartiene ad un gruppo di santi le cui storie includono elementi del mondo transgender o del cross-dressing (travestitismo). Personaggi sono stati cresciuti come ragazze e che poi, ad esempio, sono entrati in monasteri maschili dove hanno vissuto sempre come uomini. La loro vera identità è stata scoperta sempre solo dopo la morte.
Oggi la sua figura è vista in modi diversi: è considerata la patrona delle persone intersessuali, asessuali, transgender, con la sindrome dell’ovaio policistico o delle ragazze lesbiche. Sebbene già nel XVI secolo fosse stato stabilito che la sua storia era falsa, il suo culto continuò, nonostante le obiezioni dei prelati della Chiesa.
Wilgefortis era venerata in tutta Europa e la sua popolarità in alcuni luoghi rivaleggiava addirittura con il culto della Vergine Maria.
La leggenda di Wilgefortis potrebbe essere nata per spiegare il Volto Santo di Lucca, la famosa scultura italiana del Cristo crocifisso con una lunga tunica, che nel medievo molti vedevano come un abito femminile.
La storia di Wilgefortis è descritta in dettaglio nel libro “The Female Crucifix: Images of St. Wilgefortis Since the Middle Ages” di Ilse E. Friesen, docente di storia dell’arte presso la Wilfrid Laurier University in Canada. L’autrice ripercorre la storia della comparsa di crocifissi sempre più femminili avvenuta nel corso dei secoli, concentrandosi sulle regioni di lingua tedesca della Baviera e del Tirolo, dove il culto di Wilgefortis raggiunse il suo apice.
Santa Wilgefortis appare anche sulla copertina del libro “The Bloomsbury Reader in Religion, Sexuality and Gender”, curato da Donald Boisvert e Carly Daniel-Hughes. L’introduzione al libro sottolinea che la storia di Wilgefortis è un esempio di come la religione e la sessualità si intersechino e di come la santità possa essere “queer”: la storia di questa Santa attraversa le divisioni binarie eteronormative del maschio/femmina e dell’umano/divino.
La figura di Wilgefortis è immortalata nella canzone “St. Wilgefortis” della cantante e pianista Rebecca Clamp, originaria di Cambridge, in Inghilterra, e ora residente a Helsinki. Nella canzone, Clamp ha un dialogo con la santa, che si conclude con queste parole:
Non sposerò un pagano
E non sposerò un santo
Non sposerò nessuno.
Datemi solo una barba
e trovatemi una grotta
sarò una eremita felice
e costruirò un piccolo santuario
per la mia cara Santa Wilgefortis
patrona delle donne barbute,
così altezzosa, così sublime.
Testo originale: Dziś, 20 lipca, tradycyjnie wspomina się Wilgefortis