Attraversare la Porta Santa: il cammino giubilare dei cattolici LGBT+ e delle loro famiglie nella chiesa
Riflessioni tratte dal sito di Kairos, gruppo di cristiani LGBT+ e i loro familiari di Firenze
Il Giubileo è un tempo straordinario nella chiesa cattolica: un momento di grazia, riconciliazione e rinascita. Ma cosa significa per i cattolici LGBT+ e le loro famiglie partecipare a questo cammino ecclesiale?
Perché sentono il bisogno di esserci, di attraversare quella Porta Santa, portando con sé le proprie storie e speranze? E, soprattutto, cosa rappresenta per tutta la chiesa cattolica questo loro gesto?
Un cammino di riconciliazione
Per molte persone LGBT+ e le loro famiglie, il rapporto con la chiesa cattolica è stato spesso segnato da momenti di dolore e incomprensione. Il Giubileo, però, è un tempo che offre la possibilità di ricucire e di ritrovare il proprio posto nella comunità ecclesiale.
Attraversare la Porta Santa diventa un gesto profondo, che dice: “Questa è anche la mia casa”. È un atto di riconciliazione, non solo con Dio, ma con quella chiesa che, pur nelle sue imperfezioni, resta un luogo di grazia e speranza.
Nella Bibbia, il Giubileo è descritto come un tempo di liberazione e restituzione, un momento per ristabilire equilibrio nelle relazioni e nella comunità (Levitico 25,10).
Per chi si sente ai margini, questo tempo rappresenta una chiamata a rivendicare il proprio spazio, non come concessione, ma come diritto di figli e figlie di Dio.
Il margine che si fa centro
Gesù, nei Vangeli, si muove sempre verso i margini. È lì che inizia la sua missione, dove si trovano le persone escluse o giudicate. Pensiamo alla parabola della pecora smarrita (Luca 15,4-7): il pastore lascia le novantanove per cercare quella che si è persa e, quando la ritrova, c’è gioia per tutta la comunità.
Attraversare la Porta Santa, allora, non è solo un gesto personale, ma un atto che interpella tutta la chiesa cattolica. Quando un margine decide di entrare, porta con sé le sue ferite, ma anche la possibilità di trasformare la comunità. Non si può essere una chiesa pienamente riconciliata se qualcuno resta fuori.
Una chiesa cattolica casa per tutti
Nel cammino del Giubileo, ogni persona ha un posto. Scrive Paolo: “Come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri” (Romani 12,4-5).
La chiesa cattolica è un corpo vivo, fatto di diversità. Ogni volta che un margine entra, il corpo intero ritrova la sua completezza. Ogni volta che una ferita si riconcilia, tutta la comunità cresce. Il cammino dei cattolici LGBT+ e delle loro famiglie è quindi una grazia non solo per loro, ma per tutta la chiesa, perché ricorda che la vera comunità si costruisce nell’amore e nell’inclusione.
Un gesto che sa di profezia
Attraversare la Porta Santa significa credere in una chiesa cattolica che può cambiare, riconciliarsi e rinascere. È un segno di fede, un richiamo alla speranza e un atto d’amore verso una comunità che ha ancora bisogno di imparare ad accogliere davvero.
Questo gesto non è solo per chi lo compie, ma per tutta la chiesa. È un invito a costruire insieme quel Regno dove ogni persona trova il suo posto, perché: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo” (Gaudium et Spes, 1).
Solo una chiesa cattolica che cammina insieme può essere una casa per tutti, nessuno escluso.