Il vescovo, l’Unesco e gli omosessuali

Tutto si svolge come previsto, quel 26 dicembre 2010, nella storica cattedrale di Cordova, ex grande moschea degli Omeyyadi, classificata patrimonio mondiale dell’Unesco.Mons. Demetrio Fernandez Gonzalez, vescovo del luogo, vi celebra la messa in occasione della festa della Santa Famiglia.
La sua omelia è centrata classicamente sulla nozione di famiglia, immagine della Trinità, della Chiesa, del legame sacro che unisce gli uomini…
Senza sorpresa nel contesto spagnolo, Mons. Gonzalez vi esprime le sue preoccupazioni sull’evoluzione del modello familiare tradizionale.
Ugualmente senza sorpresa, da parte di un vescovo conosciuto come uno dei pilastri dell’ala più militante della sua Chiesa in materia di morale familiare e sessuale, affronta in maniera molto critica i temi del divorzio, della contraccezione, dell’aborto e dell’omosessualità.
Un discorso fermo e battagliero, quindi, ma che comunque ci si aspettava. E poi, improvvisamente, l’incidente. Lo scivolone. La frase assassina.
Verso la fine dell’omelia, Mons. Gonzalez confida ai fedeli: “Il ‘ministro’ della famiglia del governo del papa, il cardinale Antonelli, mi diceva qualche giorno fa a Saragozza che l’Unesco ha in progetto di far sì che la metà della popolazione mondiale sia omosessuale entro i prossimi vent’anni.”
Passato il primo scoppio di risate, rileggiamo la frase, la rigiriamo in tutti i sensi, si confrontano diverse fonti, si verificano le possibilità di traduzione…
Nessun dubbio possibile: il vescovo di Cordova ha proprio detto questo. Semplice aneddoto? Una gaffe tra le altre, commesse regolarmente ai quattro angoli del mondo da qualche prete o vescovo impazzito? Non è certo.
Ciò che caratterizza la frase di Mons. Gonzalez non è tanto il suo carattere politicamente scorretto o moralmente dubbio quanto il suo contenuto manifestamente grottesco.
Non si tratta in questo caso della maldestra difesa di un dogma sconcertante o di una posizione morale controcorrente rispetto all’ideologia dominante.
Siamo ben oltre le sbandate di qualche vescovo sull’epidemia di Aids come “giustizia immanente” o di qualche altro sull’aborto come di una nuova Shoah.
In tali casi, l’argomentazione e la contro-argomentazione restano teoricamente possibili, nonostante tutte le riserve che si possono istintivamente avere quando si affrontano questi temi che danno adito a polemiche.
Ma l’idea di un piano dell’Unesco che mira a “omosessualizzare” il pianeta può solo provocare lo stupore o la risata e sfida ogni tentativo di critica.
Ci troviamo qui in un universo parallelo, quello del cospirazionismo di più basso livello, quello che può capitare di leggere su certi siti internet in cui ci viene spiegato che gli extraterrestri controllano la Casa Bianca, sono infiltrati nei servizi segreti cinesi e ingravidano nel sonno le vergini nubili per meglio dominare il pianeta…
Con ogni evidenza, l’afflizione spirituale e morale provata dal vescovo di Cordova di fronte all’evoluzione dei costumi gli ha fatto perdere il senso della realtà.
Non ci spiega comunque nella sua omelia con quale scopo l’Unesco lavorerebbe per tali oscuri intenti…
Eppure, Mons. Gonzalez non è un semplice cattolico un po’ esaltato perso in fondo ad un deserto.
È vescovo, di una città illustre per di più, che ha certo perso un po’ del suo lustro nel corso dei secoli, ma resta comunque una città universitaria europea nella quale vivono dei fedeli che si suppone siano istruiti.
Considerando il codice di diritto canonico, è stato scelto per questo posto per le sue qualità morali, spirituali, intellettuali e per il suo senso di responsabilità.
È proprio l’abisso tra il livello della peggiore scempiaggine e il livello di dignità incarnato da Mons. Gonzalez che spinge l’osservatore alla meditazione.
Questo caso apparentemente isolato è forse indice dell’evoluzione della Chiesa cattolica e dell’ambiente intellettuale ed ideologico nel quale può muoversi una parte dei suoi più eminenti rappresentanti?
In ogni caso, aspettiamo con interesse la reazione del cardinale Ennio Antonelli, tirato dentro così bene.
Articolo originale: L’évêque, l’Unesco et les homos