Minority report. La politica del bunga bunga vista con gli occhi delle persone omosessuali
Riflessioni di Rosa Salamone del gruppo Varco-Refo di Milano
Prestiamo gli occhi delle minoranze agli italiani, magari potranno servire a qualcosa. Vedere le cose extra mura può sempre rivelarci qualcosa di interessante sui temi più comuni di questi giorni. Temi e argomenti ripetuti come un’ossessione da tutti i giornali.
“ M” come minoranza degli omosessuali
1) Nessuno deve intromettersi nella vita privata degli altri. Ma non è esattamente quello che noi omosessuali e lesbiche proclamiamo da tempo? E come mai, invece, tutti possono guardare nel nostro letto con l’occhio attaccato alla serratura per analizzare la nostra vita, criticarla ed insultarla, ma quando si tratta di un certo presidente del consiglio si chiude la porta?
2) Nessuno deve intromettersi nella vita privata degli altri, quando questa non intacca la sfera pubblica. Da anni noi lesbiche, gay, bixsex, trans, queer (LGBTQ) sosteniamo che la nostra vita privata non intacca la vita pubblica di nessuno. Ci viene risposto che le famiglie verrebbero distrutte dal nostro stile di vita. Due uomini che si sposano, il bambino mi rimane traumatizzato. Ruby Rubacuori, no. Sapere che una ragazzina guadagna certe somme solo per tenere compagnia ad un vecchio signore non solo è istruttivo, ma insegna molto sull’affetto che può legare giovani e anziani. Come nelle migliori favole.
“D” come minoranza esclusa delle donne
3) Niente di nuovo sotto il sole. Tutti i potenti hanno avuto una vita privata indecente. Adoro gli uomini concreti, realistici, senza troppe paturnie per la testa. Quelli che capiscono benissimo il mondo di lupi in cui vivono e lo analizzano con la freddezza del coltello tra i denti. Ci vuole fegato a farsi passare per cinici, mica quegli scervellati degli idealisti. Uomini come cacciatori intrepidi che vanno in giro e si assumono tutta la responsabilità di dire: è la vita, bellezza. Le cose sono sempre andate così. Il che sarebbe come dire, mettiamo: ” siccome gli operai hanno sempre lavorato venti ore al giorno continuiamo pure a schiavizzarli”. Capite che non ci sarebbe stata nessuna rivoluzione sociale, seguendo questa logica. La stessa che spinge a dire, tra uomini che si danno gomitate al bar, che sì insomma, che invidia ragazzi quel presidente del consiglio. E che sollievo che le cose non cambieranno mai.
4) Il nostro presidente del consiglio ama correre dietro le sottane delle donne. Per di più, il presidente è sempre stato un generoso con loro. Uno di quelli che per conquistare una donna, come dice un suo giornalista per difenderlo, mandava a casa della prescelta il maggiordomo con le chiavi della mini cooper fiammante, appena comprata per lei. Sarà. Ma tra il maggiordomo con in mano le chiavi della macchina e l’uomo che si ferma per strada a contrattare una prostituta, io non ci vedo differenza.
5) Il nostro presidente del consiglio ama le belle donne. Quelle per capirci apparse sui giornali di questi giorni, la cui vita privata è stata data in pasto alla stampa. Tutte uguali, patinate, misure perfette, seni rocamboleschi. Tutte con la fissa della lap dance e della carriera nello spettacolo. Passate e trapassate da programmi come la “ Pupa e il secchione”, “Colorado cafè”, “ La fattoria”. Le donne come le vogliono gli uomini. Certi uomini, s’intende. Secondo certe misure e con determinati requisiti. Le Rosy Bindi, certamente no. Quelle si possono offendere ed umiliare in pubblico e in privato, davanti un gruppo di militari che ribadiranno con una grassa risata la loro mascolinità, al sentire l’ennesima barzelletta del nostro Pierino nazionale.
6) Il nostro presidente del consiglio ama le donne in generale. Le ama? Certo. Per tenerle tutte in una casa e pagargli le bollette della luce, del gas, del telefono. Per ricoprirle di bracciali, di diamanti, di macchine e di assegni.
L’amore, certuni, lo intendono così. Il sesso, pure. Anche le donne lo ricambieranno e lo ameranno alla follia. E’ chiaro: si abbaglia una donna con la carriera, i titoli raggiunti, gli appartamenti, i titoli in borsa, gli amici famosi. In altre parole, una mostra di virilità e di prodezza. Il sex appeal come potere, il fascino come denaro, la conquista tramutata in un assegno da duemila euro tra i cd di Apicella. Sono soddisfazioni.
7) Chi rimprovera al nostro presidente del consiglio il suo stile di vita è un moralista bigotto e ipocrita. Già sulla parola “stile” avrei qualche dubbio. Comunque. Sì, corriamo il rischio di essere moralisti. Non doppi moralisti per intenderci. Non la falsità di chi va al family day e poi ha tre famiglie. Non l’arroganza di chi condanna la prostituzione e poi paga le escort. Non certo l’ipocrisia di chi si stupisce per la vendita dei corpi delle donne, ma prima posava nuda per i calendari. Non il razzismo di chi parla di cristianesimo e poi nella sola città di Milano realizza in un anno più di trecento sgomberi a danno delle famiglie ROM, inclusi i bambini.
Non è moralismo. E’ avere la vista a posto, ancora intatta, dieci decimi. Perfetta. E’ vedere per quello che è: uomini miseri, nudi, troppo umani, convinti di dominare tutto e tutti, quando in realtà, dovrebbero saperlo, chi domina realmente questa vita e questa morte non sono loro.