Io, madre di un ragazzo gay, e l’incontro con un gruppo di credenti omosessuali

Secondo incontro per me con il gruppo Ressa di Trento… Serata all’insegna dell’Amore, delle sue molteplici sfumature, dell’enigma che per ognuno di noi rappresenta e di quello che vorremmo fosse.
Serata di pura condivisione in un’atmosfera di serenità e grande rispetto per gli spazi, per le difficoltà a ad esprimere un qualcosa che dentro è chiaro e fa pressione per liberarsi ma che le parole a volte ne limitano l’essenza.
Sono “inciampata” in questo meraviglioso gruppetto principalmente per accompagnare mio figlio di quasi 20 anni in una dimensione oltre le chat e le discoteche, per dargli modo di poter avere un punto di riferimento alternativo visto che le mie parole e la mia totale accettazione non sembravano essere sufficienti ad aiutarlo e renderlo sicuro di sé in questo delicato momento.
Mi sono avvicinata a questo gruppo per lui e mi ritrovo innamorata della sua forza, bisognosa in prima persona di farne parte poiché sento che per il tempo che si sta insieme si toccano tasti importanti in un’atmosfera non giudicante ma di pura autenticità.
Mi avvicino così a questo mondo, grazie a mio figlio.. Non ho mai nutrito pregiudizi verso l’omosessualità giacché credo che l’Amore abbia forme d’espressione impossibili da imbrigliare, che sia troppo libero ed originale per poter essere limitato. Nonostante ciò, quando mio figlio finalmente è riuscito a dirmi come stavano le cose, un po’ di smarrimento me lo son dovuto vedere e fare i conti con quel che si dice essere: “predicare bene ok, ma razzolar poi come?”
Così è cominciato il mio reality show e tutto un susseguirsi di pensieri in contraddizione gli uni con gli altri, di round e ko finché alla fine tutto si è calmato ed ho ripreso la mia pseudo-lucidità. Spiego: un conto è vedere un avvenimento da una prospettiva esterna il cui coinvolgimento tocca di striscio e a volte neanche, un altro paio di maniche è l’essere catapultata in quello specifico avvenimento e toccare con mano la sofferenza di un figlio che non riesce ad accettare una parte di lui perché non rientrante nella così detta “normalità” e impaurito da eventuali rifiuti alla sua persona a causa di ciò.
Così per un po’ siamo andati avanti per tentativi, avvantaggiati comunque dalla possibilità di poter almeno essere sinceri e senza veli tra noi. Ho imparato il coraggio da mio figlio. Più lo osservo e più mi rendo conto della grande opportunità che entrambi abbiamo per imparare ad amare ed accettare noi stessi per poter vedere finalmente anche gli altri con il rispetto che meritano proprio a partire dalle nostre difficoltà..
Non credo al caso, credo alla perfezione che accompagna tutte le cose in incastri perfetti e il nostro incontro con il gruppo Ressa conferma ulteriormente questo mio pensiero giacché la ricerca che facciamo, insieme, in quelle due ore di un sabato al mese, ci porta proprio a lavorare su questa accettazione totale di ciò che siamo – in barba ad una massa che ha difficoltà ad affrontare le diversità di qualsiasi genere siano- e sugli Insegnamenti di Colui che come messaggio fondamentale ha detto “Ama il prossimo tuo COME TE STESSO”.
Ho vissuto e vivo le paure di mio figlio e quelle di suo padre, ma vivo anche i miracoli – o per dirla come Sara lo straordinario – che avvengono giorno dopo giorno, i cambiamenti, i passi avanti, l’evoluzione delle cose… e ce ne sono stati tanti davvero, alcuni a dir poco stupefacenti al punto tale da commuovermi.
E’ una catena contagiosa quella della ricerca su di sé -qualunque sia il modo che la Vita decide di farci lavorare e cercare – e nel momento in cui ci si muove con la forza del cuore per accettare completamente il proprio essere, a prescindere da e quale che sia la realtà che si sta vivendo, la qualità delle intenzioni avrà la meglio sulla quantità delle convinzioni ed allora un cambiamento radicale non lo fermerà nessuno portando grandi vantaggi a tutti anche e soprattutto a coloro che si oppongono per ignoranza o presa di posizione.
Nel piccolo questo è proprio ciò che sta avvenendo nella vita di mio figlio, nella mia e di quanti ci sono vicini.