Serge Bilé: “Molti preti pensano che Benedetto XVI non sia interessato all’Africa”
Nato in Costa d’Avorio, lo scrittore e giornalista Serge Bilé si è fatto conoscere attraverso libri che hanno spesso suscitato polemiche, come Noir dans les camps nazis (Nero nei campi nazisti). Ha appena pubblicato Et si Dieu n’aimait pas les Noirs : enquête sur le racisme au Vatican (E se Dio non amasse i Neri: inchiesta sul razzismo in Vaticano).
Serge Bilé ha partecipato alle numerose contestazioni delle associazioni e degli uomini politici a seguito delle frasi pronunciate dal Papa, martedì 17 marzo, contro l’uso del preservativo.
Come ha reagito alle frasi di Benedetto XVI , che dichiara che “non si può risolvere il problema dell’Aids con la distribuzione di preservativi” ma che “al contrario (il loro) uso aggrava il problema”?
Sono colpito e penso che tutti condividano il mio punto di vista…Perfino Alain Juppé che è un fervente cattolico, l’ha denunciato! Trovo che siano ancora peggiori le spiegazioni di Monsignor Di Falco , che dice che la stampa ha fatto un riassunto e che il Papa denunciava in effetti la pratica, in alcuni paesi, di riutilizzare più volte gli stessi preservativi. Ho l’impressione che ci prenda per dei ritardati mentali in Africa! Chi può immaginare questo genere di cose con tutta la prevenzione fatta sul continente…
L’Aids è un dramma in tutto il continente. Ma quando il Papa visita l’Africa, sembra che l’unica cosa di cui voglia parlare, sia l’Aids. Perché continuare ad accostare, costantemente, la malattia al continente? Senza volerla minimizzare, ci sono moltissime altre cose di cui potrebbe parlare. Perché non pensare che l’Aids appartiene ad una popolazione dinamica, che si batte e che cerca di inventarsi un futuro?
Tutto ciò continua a proporre una tremenda immagine di un continente, una immagine che proprio la Chiesa ha contribuito a far passare e questo mi disturba.

Come saranno percepite le frasi del Papa sui preservativi dalla popolazione africana?
Non ci sarà nessuna eco: gli africani non stanno ad aspettare che qualcuno venga da lontano a dir loro come comportarsi quotidianamente, ivi compresa la loro realtà sessuale. Questo non avrà nessuna incidenza, ma non è meno grave.
Il Papa è ‘nel suo ruolo’ nell’andare in Africa, ma mi stupisco che abbia aspettato quattro anni per andarci. Il suo predecessore c’è andato tredici volte. Oggi molti preti africani pensano che Benedetto XVI non sia interessato all’Africa e che il Vaticano sia orientato verso l’Asia e la Cina , un enorme vivaio di gente da evangelizzare.
La Chiesa africana, che è, ora come ora, quella che conosce il più grande progresso, resta la più misconosciuta. Non abbiamo che una ventina di cardinali per tutta l’Africa, l’Italia da sola ne ha il doppio.
I preti africani che si ritrovano a Roma non sono sempre ben percepiti, c’è una forma di discriminazione che esiste: soprattutto nella ripartizione dei portafogli, i vescovi europei sono a posto in Africa, il contrario non esiste proprio.
Nel suo libro, lei arriva a dire di una “tradizione razzista” in Vaticano
Questo risale alle origini della Chiesa. All’inizio c’è la maledizione di Cam, il figlio di Noè , condannato alla schiavitù per aver visto la nudità di suo padre.
Questo passo della Bibbia è servito, durante i secoli, a legittimare la schiavitù, facendo degli Africani i discendenti di Cam. Contemporaneamente, in seno alla Chiesa cattolica , si è a lungo raccontato che il Nero non è l’immagine di Dio ma del diavolo.
Un santo nero , come san Maurizio, è sistematicamente rappresentato con i tratti di un Bianco. Certo , tutta questa tradizione si è diluita con il passare del tempo. D
opo il Vaticano II , non si può più parlare di razzismo ufficiale. Tuttavia alcune tracce di discriminazione persistono.
All’Università del Vaticano, a Roma, ci vogliono a volte da dieci a dodici anni ad un professore africano perché possa insegnare. Non ne servono più di tre per un prete europeo. La Chiesa è umana, ha nel suo seno dei geni capaci di questo.
“Convento e sessualità”
L’inchiesta di Serge Bilé l’ha portato a incontrare, a Roma, delle donne venute dall’Africa per diventare suore in Vaticano ma che non sono mai riuscite ad entrare e sono finite in miseria, Afferma anche, testimonianze alla mano, che una cinquantina di loro, abbandonate dalla Chiesa, sarebbero state portate alla prostituzione.
Queste testimonianze sorprendenti l’hanno portato a iniziare un documentario sui rapporti tra conventi e sessualità, di cui ci sono alcune parti sul suo sito su Internet.
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