Come cattolici facciamo chiarezza. Il gender non esiste, la differenza sessuale si
Testo diffuso da Noi Siamo Chiesa, Sezione Italiana di We Are Church per la riforma della chiesa Cattolica, 15 gennaio 2016
«La Chiesa e le istituzioni ecclesiastiche dovrebbero riconsiderare il loro atteggiamento allontanandosi da ogni scontro muro contro muro, dove ciò avvenga. Dovrebbero impegnarsi nella ricerca di un senso comune per tutti, credenti e non credenti, che prenda atto dei rapidi cambiamenti nelle relazioni famigliari e che vi individui e vi valorizzi tutte le dimensioni fondate sulla stabilità dei rapporti, sull’affettività altruistica, sulla parità tra uomo e donna e sulla centralità dell’interesse del bambino e del giovane in ogni questione che riguardi le relazioni famigliari». Riassume così Noi Siamo Chiesa il senso della riflessione maturata all’interno dell’associazione in materia di “ideologia gender”. Di seguito vi proponiamo il testo integrale del documento diffuso il 15 gennaio scorso.
Il gender non esiste, la differenza sessuale invece esiste
La campagna contro il gender combatte contro un nemico che non esiste. Valorizziamo la ricchezza della differenza sessuale e nelle scuole educhiamo ad accettare serenamente le diversità.
Il fantasma
Un fantasma si aggira nelle nostre parrocchie e nelle nostre scuole, è quello del gender (oppure della teoria del gender, dell’ideologia del gender o espressioni simili). Si aggira e crea ansie, preoccupazioni e problemi, soprattutto nelle persone semplici. Il fantasma usa parole semplificate e slogan tipo: “attenzione! la differenza sessuale tra maschio e femmina nel percorso inevitabile del progresso, nell’avanzare della civiltà finisce con l’essere ridotta e poi cancellata”. Il fantasma, sarebbe promosso – si dice- da una specie di complotto, supportato da molto denaro e da grandi media, e organizzato da una lobby che fa capo al circuito degli omosessuali, genericamente intesi. Il complotto cercherebbe di penetrare nelle scuole di ogni ordine e grado, a partire da quelle dell’infanzia per portarvi lentamente un vero e proprio pensiero unico per quanto riguarda il rapporto tra i sessi. Nelle formulazioni più elaborate, secondo i suoi detrattori, esso mirerebbe a distruggere la famiglia, a lasciare l’uomo nella sua solitudine di consumatore e di suddito di fronte alla prepotenza del potere economico.
Insomma la propria identità la si costruisce, il sesso viene scelto, la percezione del proprio genere prescinde dal sesso biologico, la realtà e il valore delle differenze sessuali viene negato. Questo fantasma, così presentato con poche analisi e ragionamenti, suscita, in modo comprensibile, emozioni su un terreno molto sensibile, quello del rapporto con i figli e della famiglia considerata da molti come qualcosa –forse l’unica- che “tiene” nel contesto della crisi economica. “Vogliamo una famiglia con mamma e papà e i bimbi al centro protetti nella loro innocenza che il gender si ripromette di traviare”: sono parole di Massimo Gandolfini , presidente del Comitato “Difendiamo i nostri figli” e leader nazionale di tutta la campagna sul gender.
Prospettiva di genere, non gender
In realtà quanti si sono occupati seriamente degli “studi di genere” sanno che essi hanno forme e teorie diverse tra loro, che non ha senso parlarne in modo univoco, indistinto e caricaturale come se fossero una cosa sola e che esistono riflessioni teologiche, elaborate anche nell’ambito della teologia femminista, che ne propongono un’assunzione critica che può essere positiva per l’antropologia cristiana. E’ appunto quello che facciamo noi quando parliamo di “prospettiva di genere” che è il rapporto tra la differenza sessuale e il contesto sociale e culturale con cui essa si confronta.
Il movimento delle donne poi, che ha avuto tra i suoi riferimenti l’elaborazione della “teoria della differenza sessuale”, ha affrontato da tempo il ruolo che ha la società nelle relazioni uomo-uomo-donna-donna e nella formazione delle famiglie. In tali approfondimenti la questione di genere e gli studi sul genere sono ben differenti dalla teoria gender, come sopra detta, da cui anzi prendono ampiamente le distanze. Essi muovono una forte critica alla definizione tradizionale dei ruoli attribuiti ai due sessi. Ciò ha significato per le donne la relegazione alla subalternità, alla funzione passiva nella famiglia, alla inferiorità giuridica e sociale e alla generalizzata discriminazione, mentre per gli uomini ha significato un ruolo forte, possessivo e di superiorità, anche di violenza.
L’intrecciare l’uguaglianza per quanto riguarda i diritti, le pari opportunità e la uguale rappresentatività dei due sessi nella sfera pubblica e privata, con la valorizzazione delle differenze è quindi un obiettivo da perseguire. Ciò significa non relegare i due generi sessuati in ruoli prestabiliti ma salvaguardare le loro differenze. L’educazione al superamento dei ruoli e la formazione delle diverse personalità nella libertà d’espressione è la modalità con cui educare le bambine ed i bambini fin dalla prima età. L’assunzione di una prospettiva di genere, nel senso che abbiamo detto, in ogni contesto della vita famigliare e sociale può consentire a ciascun soggetto di sviluppare a pieno la propria personalità e anche, di conseguenza la possibilità della migliore espressione della sessualità, etero od omo.
Natura immutabile
Purtroppo però la proposta di assumere “una prospettiva di genere”, se non capita e presentata in modo grottesco, suscita subito una reazione immediata e contraria che radicalizza tutto e blocca in partenza ogni riflessione pacata su problemi veri. Si sostiene allora che esisterebbe- anzi che esiste- un ordine trascendente, presociale, immutabile, non negoziabile, di segno del tutto opposto a quello del gender, come sopra inteso e che pensa solo al matrimonio ordinato alla procreazione. Questa opinione ha alle spalle una cultura fondata sulla gerarchizzazione delle differenze tra uomo e donna, sulla diffidenza o l’esclusione nel confronto di tutto quanto sta al di fuori del predeterminato binarismo sessuale, sulla presa di distanza a priori nei confronti delle riflessioni del movimento femminista, a favore del controllo solo naturale della fecondità e, alla fine, sul mantenimento di una posizione di potere maschile nella società e anche nella Chiesa.
Natura e cultura
Questa questione coinvolge grandi problemi che riguardano cosa intendiamo oggi, come cristiani, per natura e per cultura e se sappiamo considerare anche la storia in questo percorso di riflessione. Sono tematiche complesse, non possono essere banalizzate, semplificate, ci dispiace che di esse non si riesca a parlare serenamente. Esse hanno ripercussioni immediate sulla percezione che abbiamo del nostro stesso essere come persone credenti, con i nostri vincoli affettivi e famigliari, che vivono e agiscono nella comunità cristiana.
E’ diverso ritenere che la Natura sia solamente qualcosa di immutabile, da sempre perenne, creata da Dio, solo da capire e da rispettare, o pensare invece che essa fa i conti col flusso del divenire nei secoli e nel quotidiano, perché è parte dello scorrere della Creazione nella sua ricca pluralità che si manifesta nella storia. Anche nel pensiero cattolico ufficiale è acquisito che il discorso sulla natura non può essere sviluppato senza tenere conto della cultura (si legga il testo della Commissione Teologica Internazionale del dicembre 2008 “Alla ricerca di un’etica universale: un nuovo sguardo sulla legge naturale” leggibile qui).
Il messaggio di verità dell’Evangelo non discetta sulla Natura ma dice parole di verità sulla misericordia, sulla fraternità e la sororità nei rapporti umani di ogni tipo a partire da quelli tra i due sessi, nella vita e nella Chiesa. Non ci sono più, allora, “sabati” pesanti da osservare, criteri di esclusione nei confronti dei “diversi” a causa della loro condizione che è anch’essa opera di Dio, oppure attenzione solamente alla difesa della propria identità o della propria (presunta) ortodossia. E’ certamente più difficile cercare di capire i segni dei tempi che affermare certezze e trovare antagonisti a cui contrapporre la propria verità.
La posizione dei cattolici “conciliari” sui segni del divenire ha -ci sembra- in questo momento due punti fermi: la differenza tra uomo e donna è una realtà ed una ricchezza da ribadire a piena voce contro ogni mistificazione da qualsiasi parte provenga; contemporaneamente l’assunzione della “prospettiva di genere” – per come noi la intendiamo- esprime il carattere variabile delle esperienze e della relazioni tra i sessi che, soprattutto in questo momento storico, significa il superamento delle logiche patriarcali nel rapporto uomo/donna e l’accettazione delle diversità, nelle loro multiformi manifestazioni, in particolare di quelle conseguenti all’esistenza di fratelli e di sorelle di tendenza omosessuale.
Chi sostiene che il patrimonio genetico e l’anatomia fanno i conti con l’educazione, i simboli, le ideologie, il linguaggio, le credenze e soprattutto il contesto sociale ed economico, non sta organizzando alcun complotto. In questo “fare i conti” con la realtà ogni cristiano dovrebbe cercare di acquisire quanto di più evangelico vi si può cogliere. La ricchezza della pratica e della riflessione femminile, sia interna che esterna alla Chiesa, costituisce l’esempio -ci sembra- di un apporto creativo e positivo in quella che abbiamo detto essere la “prospettiva di genere”.
La Chiesa è ferma
La Chiesa dovrebbe arricchirsi riflettendo su queste tematiche. Per esempio, potrebbe prendere atto che “i documenti conciliari non si soffermano a definire la specificità femminile; nella Gaudium et Spes il soggetto umano è presentato in modo apparentemente neutro; rari sono gli accenni a questioni che riguardano il genere sul piano della pratica ecclesiale e della visione di Chiesa” (Serena Noceti). Anche i testi conciliari risentono di come ogni teoria antropologica occidentale sia nata e si sia sviluppata intorno a un “maschile” universalizzato e dichiarato neutro. Il Concilio fu tenuto in un periodo in cui la riflessione a partire dal femminile era ben più scarsa di adesso.
Proprio perché bisogna cogliere i segni dei tempi attendiamo dei passi in avanti nella comprensione del genere. I vecchi modelli dei ruoli maschili autoritari dovrebbero essere modificati più rapidamente, quelli femminili dell’apparenza e della subalternità altrettanto, i ruoli maschili e femminili dovrebbero essere meno separati, le disuguaglianze, ancora molto evidenti, soprattutto nella struttura e nella pastorale della Chiesa, eliminate.
Siamo ancora al punto di partenza. Gli attuali ruoli sono rigidi, quasi come lo erano nei tempi preconciliari, pietrificati. Il popolo cristiano, salvo importanti minoranze, è poco reattivo; sulle questioni di morale sessuale scattano diffidenze e silenzi. La Gerarchia su queste questioni è arretrata e intimorita oppure subisce la realtà degli aspetti negativi della secolarizzazione senza avere idee o iniziative.
Ci sono purtroppo le condizioni perché la campagna contro il preteso complotto gender trovi il mondo cattolico italiano, nel suo complesso, abbastanza impreparato, in particolare su ogni dimensione nuova delle relazioni tra i sessi. E questa campagna, da tutte le notizie che abbiamo, è contro i mulini a vento, cioè contro un avversario che è solo immaginato ma non reale. Ma il futuro porterà inevitabilmente al cambiamento. Vito Mancuso è convinto che la Chiesa cambierà, comprendendo quanto ora non capisce su come il sesso è presente nella società e nella storia e che sarà accettata “una pluralità di amori umani” in una società e in una Chiesa capace di accogliere tutti. E allora le attuali situazioni di “minoranza sessuale” saranno veramente accolte come fatto naturale, su cui la discussione è chiusa, come ora è chiusa la discussione sulla democrazia politica e sulla libertà di coscienza che furono demonizzate per troppo tempo.
Riassumendo, ci sembra di poter dire che il complotto gender, per come viene presentato, non esiste affatto, che la differenza sessuale invece esiste ed è importante, che la comprensione del genere, inteso come abbiamo cercato di indicare in sintesi, è un reale arricchimento per capire veramente le relazioni tra i sessi, il loro evolversi e il loro miglioramento, ed infine che la Chiesa e il mondo cristiano sono, in generale, in ritardo.
Come nasce la campagna
La campagna è in corso da quasi due anni ed ha solo alcune caratteristiche di quelle precedenti (Family Day, referendum sulla legge n.40). Gli strumenti sono: l’Avvenire in modo martellante e con i suoi principali editorialisti, gli intellettuali di area (appello del giugno scorso), un’area di parlamentari molto attiva, molti siti Internet e un circuito di associazioni.
Il casus belli per il decollo della campagna è stato, nell’aprile 2014, la preparazione da parte dell’Istituto A.T.Beck (associazione di psicologi e psicoterapeuti) di tre opuscoli –uno per ogni ordine di scuola- dedicati agli insegnanti con lo scopo di attivare interventi di educazione alla non discriminazione e contro il bullismo omofobico nelle scuole mediante un piano triennale di azioni pilota chiamato “Educare alla diversità nella scuola” (vedi i testi qui ).
Questi opuscoli avrebbero potuto essere utilizzati nelle scuole solo se richiesti dai dirigenti scolastici. Erano quindi un sussidio solo proposto senza che vi si fosse niente di obbligatorio. Gli opuscoli sono stati violentemente accusati di essere diretta espressione della lobby LGBT (lesbiche, gay,bisessuali,transessuali) e quindi strumento principe del “complotto”.
L’iniziativa degli opuscoli era partita dalla Presidenza del Consiglio (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali-UNAR all’interno del Dipartimento delle Pari Opportunità), anche sulla base di input provenienti dal Consiglio d’Europa. A quanto si capisce, il Ministero della Pubblica Istruzione si è trovato scavalcato e, all’inizio delle polemiche, ha subito bloccato la diffusione degli opuscoli. In seguito nel settembre 2015, il Ministero, davanti all’incalzare della campagna, ha dovuto diffondere una circolare (n.1972 del 15-9) per assicurare che la nuova legge sulla “buona scuola” non avvallava in alcun modo le iniziative paventate dalle associazioni promotrici della campagna. La ministra Giannini su queste iniziative è stata esplicita “Si tratta di una colossale truffa ai danni della società”.
Se si leggono i tre opuscoli ci si rende conto facilmente che si tratta di validi e accurati strumenti per una didattica di tipo sperimentale all’intermo della realtà della scuola di oggi, dove episodi e comportamenti di bullismo sono presenti e anche in crescita. Vi appare evidente lo scopo di promuovere presso la generalità della popolazione studentesca interventi di informazione e di formazione per quanto riguarda il comportamento nei confronti dei ragazzi e delle ragazze che manifestino tendenze omosessuali o che appaiano averle e che, nel periodo scolastico, vivono il momento più delicato della presa di coscienza della loro condizione.
La campagna in corso
La campagna sul gender con le caratteristiche descritte è ora diffusa nelle nostre scuole e coinvolge parrocchie e diocesi, anche se a macchia di leopardo ma in alcune situazioni (per esempio Brescia e Verona) è presente in modo ossessivo, organizza assemblee (per esempio oltre 200 a Brescia, dove un arco di forze laiche e cattoliche ha reagito con un proprio manifesto), stampa molto materiale propagandistico, affigge anche manifesti.
Molti gruppi hanno fatto propaganda sul territorio contro il gender con riferimento a situazioni assolutamente estranee ad esso, come corsi di educazione affettiva e sessuale, od usando notizie infondate e manipolate. Per esempio, la questione delle Linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in materia sono state presentate come se volessero indurre i bambini all’omosessualità e alla pratica della masturbazione attraverso l’attività scolastica; cosa del tutto falsa (si legga in proposito un’accurata disamina di questo testo e della manipolazione che ne viene fatta su :
La campagna è supportata in modo costante e incalzante dal Card. Angelo Bagnasco, presidente della CEI, che non si è risparmiato in ogni sua trimestrale prolusione agli incontri del Consiglio Episcopale Permanente e in altre occasioni. “Il gender- egli dice-pone la scure alla radice stessa dell’umano per edificare un “transumano” in cui l’uomo appare come un nomade privo di meta e a corto di identità” (23-3-2015). Il Presidente della CEI non usa più l’espressione “valori non negoziabili” perché essa non piace al Papa ma la sostanza è la stessa, quella di grande asprezza verso la cultura “laica” e della difesa di principi ritenuti immutabili. Gli incontri nelle parrocchie hanno quasi sempre le caratteristiche di appassionati e demonizzanti concioni, intolleranti e molto preordinati nei contenuti.
Li conosciamo dal vivo. Chi voglia leggere due cronache efficaci le trova su www.noisiamochiesa.org/?p=4592. Il vittimismo e la proposta di fare quadrato contro una “aggressione esterna” sono altri elementi caratterizzanti questa campagna, che si estende, cosa scontata, al contrasto nei confronti dei progetti di legge Scalfarotto contro l’omofobia e Cirinnà sulle unioni civili.
Il momento più visibile e clamoroso della campagna è stata la manifestazione del 20 giugno scorso a piazza S. Giovanni a Roma promossa da un cartello dal nome “Difendiamo i nostri figli”. La grande partecipazione testimonia di quanto il gender, così presentato, tocchi un’area di base del mondo cattolico, sensibilissima ad ogni questione che riguardi l’educazione e la famiglia, pronta a mobilitarsi anche su parole d’ordine che a noi sembrano fuorvianti.
Che dubbi od opinioni perplesse sul 20 giugno, per i suoi contenuti ed i suoi metodi, ce ne fossero è testimoniato dall’assenza di grandi associazioni (C.L., Azione Cattolica, Rinnovamento dello Spirito, S.Egidio, ACLI, AGESCI, Focolarini) tra i promotori della manifestazione. E’ stata una iniziativa nata dal basso e in parte sfuggita di mano alla CEI, soprattutto nel metodo. In piazza è stato criticato Mons. Nunzio Galantino, segretario della CEI, per il suo poco “entusiasmo”, ma il Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia Mons. Paglia ha scritto ai promotori auspicando “pieno successo”.
From its beginning, however, the whole campaign has aroused, more and more, perplexity and criticisms open by numerous authoritative exponents of the theological and cultural reflection of the Catholic world (remember, among others, Christian Albini, Domenico Barillà, Paola Gaiotti, Vito Mancuso, Serena Noceti, Alberto Pellai, Cristina Simonelli, Selene Zorzi). The points of view that we are exposing have also served these contributions.
The "Educating to differences" circuit was born on all these issues, which brings together teachers, parents and experts. It has already organized two national meetings in Rome (September 2014 and 2015) with hundreds of participants and memberships by groups and associations. They talked about positive experiences present in our schools that go opposite the campaign on the gender in the opposite, against which there is a direct and lively controversy. There is also a controversy towards the government for the lack of concrete commitment in providing tools and incentives in teaching on this issue.
Pope francesco
Papa Francesco è intervenuto poche volte sulla questione chiedendosi, per esempio, se la cosiddetta teoria del gender “non sia anche l’espressione di una frustrazione e di una rassegnazione che mira a cancellare la differenza sessuale, ma ciò è il problema non è la soluzione”. Altre volte ha parlato di possibile “colonizzazione ideologica” e di “sbaglio della mente umana che crea tanta confusione”. A noi sembra che il papa abbia usato un linguaggio riguardante qualcosa che in realtà egli non conosce a fondo, perlomeno per come essa si manifesta nel nostro paese.
Possiamo affermare questa sua non conoscenza anche per quanto riguarda il pensiero “femminile” elaborato da molte teologhe del nostro paese e fuori. Il papa, in questo caso, ci sembra riprenda quanto detto da altri senza essere consapevole – come ha scritto Vito Mancuso- che “aldilà di singoli episodi legati al mondo dello spettacolo dove si fa di tutto per emergere, in realtà nessuno nel mondo lgbt intende abolire il dato del maschile e del femminile”. In questo modo però, tra le tante e fondamentali parole che il papa dice per il rinnovamento della Chiesa, queste vengono accuratamente selezionate ed usate per iniziative e per mobilitazioni che sono ben diverse –ci sembra- dal senso generale del nuovo corso di papa Francesco.
Riflettendo sulla scuola
What we have written urges us to say something about school, especially of childhood and adolescence, to try to be proactive on the issues that the campaign, however, has imposed on the discussion. The young people and the very young people, in their growing in this society, are faced with a situation very different from the static one of the traditional family of the past. On the reality of today's "families" we have often intervened. On the reality of the situation of homosexual people as well. We refer to our conferences and our books on the subject. In summary we said that the new family situations and the new way of understanding the relationships between the sexes, straight or homo, must be known well and understood but neither thinking nor saying that everything, however, is fine.
Indeed, a new very critical ethics must be written towards sex as a consumption, of the use of the woman's body, of poor attention to "good" sexual education in childhood and adolescence and so on. It is necessary to educate today without dwelling only on the repetition of rigid modules, also important (precisely the "family"), must be focused on values, which involve rights and duties, on the relationships of affection, solidarity, respect for people who live together, married or unmarried, homosexual or heterosexual couples, who make children and girls grow, who are open to welcome, to the need. of the term.
Parents should worry about giving their children and daughters a non -individualistic education, open to sociality and non -exclusion, starting from the places where boys and girls live, in the school classes, in the companies of friends and friends, in games, in sport. All of us must be committed to counteracting any form of easy permissiveness in the sexual field, without stability in affections and relationships, not accepting a culture in which everything is possible, experienced and continuously modifiable.
You must propose and create educational alliances between parents and teachers. To do this it takes patience and prudence, the wrong way is to block everything with this campaign on gender, or with similar initiatives, which create wall against walls even between believers of different formation. Too many parents are not prepared. In school patience and perseverance are necessary to understand such different situations, towards which to grow acceptance of diversity. For example, it may be integratious or counterproductive to write on the administrative modules of the "parent A" and "parent B" school, but it is necessary to find ways because unconventional families are part of the normality of school life.
Rather, a campaign should be made towards the dangers that, for some years now, have come from access to new online technologies. They allow young people and young people to have an initiation to sex and affectivity issues as well as possible. Why should the whole church really mobilize in this direction rather than in a campaign on the gender that generates unfounded anxieties, disperses energy and causes continuous controversy?
And then why does not pay attention to these issues, also very important, for a greater common commitment on the problems posed by the economic and social crisis, which closely affect families (employment, home, income ...)? Public provisions in favor of the family are among the lowest in the European Union and this in a country, like ours, which is governed by Catholics continuously for seventy years.
A campaign for dialogue
Our hopes and our appeal is what is determined a different climate to know first, understand and then deepen and finally dialogue in our communities, in our schools. Tey the campaign on the gender, abandon themselves the tones with which it is conducted with easy accusations of bad faith, of fine seconds, of conspiracy and so on against those who do not agree.
An inclusive and serene climate grows in our schools that proposes a common discussion and then collaboration between all (parents, teachers, school managers, psychologists, without neglecting listening to the younger generations as soon as age allows it). It is possible, it is desirable to think of boys and girls, young people and young people with concern and tenderness that, as we read in the Gospel, had Jesus for them.