In cammino nella Quaresima. La tomba

Riflessioni di Luigi Testa* sul Venerdì Santo
(A Gerusalemme nel Santo sepolcro) Dalla “cappella dell’Angelo” un piccolo arco conduce al luogo della sepoltura. «Mi ha introdotto nella cella del vino e il suo vessillo su di me è amore» (Ct 2,4). Lo spazio ti permette a stento di inginocchiarti, e di poggiare la testa sulla grande pietra che copre la tomba.
Posso coprirla di baci, senza smettere, come un bambino, come copro di baci il corpo dell’altro dopo che abbiamo fatto l’amore, a consumare le mie labbra e a consumare il suo corpo, a consumare le mie labbra e a consumare quella pietra perché almeno uno, uno solo di quei baci, come per una magia che non capisco, che non so, arrivi a te, arrivi al tuo corpo, si posi sulla tua pelle, sulle tue spalle, sul tuo petto, sulle tue labbra.
Posso poggiarci la testa, come un bambino, come a dormire, come Giovanni l’ultima sera, nel disperato bisogno di sentire ancora i battiti del tuo cuore, di sentire ancora il respiro che ti muove il petto, di sentire ancora il calore del tuo corpo.
«La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia» (Ct 8,3). Una delle volte in cui son venuto, ho potuto lasciare posato su quella pietra, per un po’ di tempo, l’anello che porto sempre al dito. Così, ogni volta che lo tocco, ogni volta che lo guardo, mi riporta lì, al luogo dove ci siamo scambiati la promessa: «Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore» (Ct 8,6).
* Luigi Testa è autore di testi a carattere giuridico e scrive su alcuni quotidiani nazionali. “Via crucis di un ragazzo gay” (Castelvecchi, 2024) è il suo primo libro di natura spirituale, altre sue riflessioni sono pubblicate anche su Gionata.org.