Quali emozioni sperimentano i genitori quando scoprono che un figlio è omosessuale?
Testo di Mary Ellen e Casimer Lopata tratto dal loro libro Fortunate Families: Catholic Families with Lesbian Daughters and Gay Sons (Famiglie fortunate: famiglie cattoliche con figlie lesbiche e figli gay),Trafford Publishing, 2003, capitolo 3, pp.18-22, libera traduzione di Diana
Nell’ottobre 1997 la Conferenza nazionale sul matrimonio e la famiglia della conferenza episcopale degli Stati Uniti ha pubblicato il documento “Always our children: a pastoral message to parents of homosexual children and suggestions for pastoral ministers” (Sempre nostri figli: un messaggio pastorale ai genitori di figli omosessuali e suggerimenti per gli opoeratori pastorali). Questo documento è importante in quanto afferma che le persone lesbiche e gay provengono da normali famiglie cattoliche. I vescovi riconoscono il dolore sofferto dai genitori e la crescita spirituale che si può sperimentare in questa sfida nella vita delle loro famiglie.
“Sempre nostri figli” lo rende manifesto riconoscendo le emozioni che sperimentano i genitori quando vengono a sapere che i figli sono omosessuali. Cominciano ammettendo che l’insegnamento cattolico può essere fonte di confusione e conflitto per i genitori. Continuano identificando vari sentimenti che possono sperimentare i genitori: il sollievo, la rabbia, il lutto, la paura, la colpa, la vergogna, la solitudine, la fine della protezione da parte dei genitori e l’orgoglio. Da questo elenco appare chiaro che i vescovi che lo hanno scritto hanno ascoltato i genitori con figli omosessuali, hanno sentito il loro dolore, la loro lotta e il loro amore. Questi sono esattamente i sentimenti che i genitori mi hanno raccontato nella mia ricerca.
SOLLIEVO
I vescovi hanno dimostrato una grande intuizione nel raggruppare le emozioni più dolorose coi sentimenti che enfatizzano l’amore e la sollecitudine dei genitori. Cominciando col riconoscere che alcuni genitori provano sollievo solo dopo aver vissuto un periodo, spesso lungo, di preoccupazione per i loro figli. Quando finalmente vengono a sapere cosa sta attraversando il figlio, un grosso peso viene sollevato o, meglio, condiviso. Quindi con questa fiducia amorevole, l’uno verso l’altro, possono cominciare a costruire una relazione più stretta e più onesta.
Per anni Julie e Dick hanno sofferto perché si sentivano rifiutati da Rick, il loro unico figlio maschio, che con loro era distante, silenzioso e a volte scontroso. Sapevano che era infelice; temevano che fosse depresso. Loro erano feriti e tristi. Incapaci di rompere questo silenzio, non sapevano cosa fare. Così pregarono. Dopo anni le loro preghiere ebbero una risposta che non avrebbero mai sospettato, Rick disse loro di essere gay. Gli assicurarono il loro amore e la loro relazione e la situazione cominciò a migliorare e a cambiare. Questo accadde parecchi anni fa. Quando ultimamente ho rivisto Julie era davvero raggiante. La loro famiglia aveva avuto gravi preoccupazioni per la salute di suo marito e per la dolorosa separazione della figlia ma, in tutto questo, il figlio Rick era stato forte e li aveva aiutati col suo buonumore. Proprio la settimana prima Julie ha detto che suo figlio Rick, ed i suoi amici, avevano invitato tutta la famiglia alla Cena di Pasqua fatta a casa sua. Julie ha detto che è stata la sua Pasqua migliore, con suo figlio di nuovo con loro.
PROTEZIONE GENITORIALE ED ORGOGLIO
I vescovi terminano il loro elenco di emozioni dei genitori con parlando di “protezione genitoriale e orgoglio”, dichiarando che i genitori, nonostante tutte le loro paure, che insistono nel dire ai loro figli omosessuali che: “Sei sempre mio figlio e nulla potrà cambiare questo. Tu sei anche figlio di Dio – un dono che ha uno scopo nel progetto divino”.
“Tu sei sempre mio figlio; nulla modificherà ciò”. Queste parole, nel documento “Sempre nostri figli”, ricordano quelle della lettera di Paolo ai Romani (8:38-39): “Poiché io sono persuaso: che né vita, né morte, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potestà, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore”.
I genitori rispecchiano lo stesso amore per i loro figli. Le nostre figlie lesbiche e i nostri figli gay sono “un dono e sono chiamati ad uno scopo nel progetto di Dio”. Quale sia il “dono” e lo “scopo” di ogni persona è da comprendere con l’aiuto dello Spirito Santo. I genitori solo osservando riconoscono il dono e lo scopo che si svela, pian piano, nella vita dei loro figli omosessuali.
PAURA
Oltre a questi sentimenti positivi di sollievo, protezione e orgoglio, ci sono emozioni negative e dolorose che spesso minacciano di travolgere i genitori. La paura è in cima a questa lista.
Il 6 ottobre 1998 Matthew Shepard, uno studente gay di vent’anni, venne picchiato in modo grave e legato a una recinzione ferroviaria nei pascoli battuti dal vento freddo del Wyoming (Stati Uniti). Sei giorni dopo, senza aver ripreso conoscenza, morì. Una settimana dopo la sua morte, il 19 ottobre, 4000 persone, per lo più gay e lesbiche, fecero una manifestazione per le strade di Manhattan per protestare contro quell’odioso omicidio. Nostro figlio Jim viveva a Manhattan. Ci telefonò quella sera per informarci di quella manifestazione spontanea.
Alla chiusura degli uffici quella sera, il numero dei manifestanti andò rapidamente aumentando e presto si riversarono fuori dai marciapiedi e nelle vie trafficate dell’ora di punta. Jim ammise che aveva avuto momenti di ansia quando la polizia a cavallo si era mossa spingendo la folla sui marciapiedi ed accerchiandola nelle vie laterali, fuori dalla centralissima 5 Avenue. Nella confusione furono arrestate un centinaio di persone. Sentivo crescere l’ansia mentre mi descriveva la scena, mi chiedevo come potesse una persona sensibile e prudente come mio figlio mettersi in una situazione così pericolosa. Poi disse una cosa che non potrò mai dimenticare: “Mamma, dovevo esserci. Ogni persona gay e lesbica che ha partecipato a quella manifestazione, sa cosa vuol dire temere per la propria vita.”
Dal momento in cui mi disse del suo orientamento sessuale, compresi che Jim, solo per essere se stesso, si trova sempre in una situazione pericolosa. Avevo paura per la sua sicurezza. Questo vago timore di solito era in agguato sotto la superficie della mia coscienza. Anche quando leggevo di pestaggi di persone omosessuali, non mi soffermavo mai sulla reale possibilità che questo potesse succedere a mio figlio. E Jim, probabilmente preoccupato per me, non mi parlò mai delle offese o delle minacce fisiche che aveva subito. Ma quando Jim mi parlò quella notte, una settimana dopo l’omicidio di Matthew Shepard, divenni finalmente consapevole della paura e delle minacce con cui dovevano convivere gli omosessuali in tutto il mondo.
Più dei 3/4 dei genitori cattolici della mia indagine dicono che hanno paura per la sicurezza ed il benessere dei loro figli omosessuali. Di che cosa precisamente hanno paura? La vasta maggioranza dice che la loro più grande preoccupazione è data dei pregiudizi presenti nella società. Molte altre paure derivano: dalla paura di essere rifiutati (dei figli gay e dei loro genitori); paura che i loro figli possano perdere il lavoro; preoccupazione per la reazione della famiglia a questa situazione; paura dei pestaggi; paura per l’atteggiamento negativo della Chiesa verso il figlio omosessuale. I genitori sono anche preoccupati che i loro figli avranno una vita solitaria e senza bambini. A volte temono la i loro figli possano suicidarsi e, i genitori dei figli gay, in particolare, hanno paura che possano contrarre l’AIDS.
Nella mia indagine i genitori rivelano una profonda preoccupazione per il ruolo della Chiesa cattolica nel benessere dei loro figli. Alcuni pensano che ci sia pregiudizio verso gli omosessuali nella Chiesa. Altri percepiscono l’intolleranza, specialmente da parte del Vaticano e di alcuni vescovi locali, e temono che questi giudizi allontanino dalla Chiesa i loro figli omosessuali. Pensano che il linguaggio usato in alcuni documenti cattolici, come “oggettivamente disordinato” e “intrinsecamente dannoso”, possono influenzare i loro figli ed allontanarli da Dio e certamente dalla Chiesa.
Connie, madre di sette figli, (vedi Capitolo 2) che ha il figlio maggiore gay, racconta al meglio le paure più comuni che hanno molti genitori cattolici, infatti dice:
“Temo che (mio figlio) non possa trovare una casa nella Chiesa Cattolica, che si possa allontanare con amarezza da Dio, che possa condurre una vita solitaria, che la gente lo possa rifiutare o possa essere crudele con lui, che possa essere in pericolo, che non potrà mai avere bambini ed ho paura che possa contrarre l’AIDS”.
I genitori che amano i loro figli non smettono mai di essere genitori, con tutta l’ansia, la premura, la preoccupazione, la gioia, l’amore e la speranza che l’amore genitoriale comporta. Possiamo avere un livello speciale di preoccupazione per la sicurezza fisica di una figlia, od essere ansiosi per un figlio fisicamente o mentalmente disabile o svantaggiato, temendo sempre che la gente li possa evitare. Nello stesso modo tendiamo a preoccuparci di più per i nostri figli gay – per i pregiudizi contro di loro presenti nella nostra società. Riconoscere e dare un nome alle nostre paure è la prima fase per rendere il mondo un posto più sicuro per tutti i nostri figli.
CONFUSIONE
Prima in questa sezione, ho preso in considerazione i sentimenti confusi e contraddittori che possono avere i genitori. Possono valutare una reazione iniziale, in modo forse negativo, e poi dare una visione abbastanza positiva di quello che è successo. La causa di queste reazioni contraddittorie dipende dallo scontro di emozioni che vivono. Quello che “sappiamo” sull’omosessualità e quello che sentiamo per i nostri amati figli spesso sono in contrasto. Mentre pronunciamo parole d’amore e di conforto per i nostri figli, al tempo stesso siamo tormentati da domande angoscianti.
Nei genitori è evidente la confusione su ciò che sanno sull’omosessualità. Quando gli ho chiesto di descrivere cosa sapevano dell’omosessualità, quando hanno saputo dell’orientamento del loro figlio, molti genitori hanno dato risposte contraddittorie. Per esempio, alcuni affermano che l’omosessualità è una scelta ed è geneticamente determinata. Altri pensano che sia geneticamente determinata ed è innaturale. La maggior parte confessa la propria ignoranza e confusione sull’argomento. Fortunatamente oggi ci sono molte fonti che possono chiarire questa confusione.
I genitori dimostrano anche molta confusione sull’insegnamento della Chiesa Cattolica riguardo all’omosessualità. Più avanti (nel capitolo 7) mi occuperò in modo più approfondito proprio di quello che i genitori cattolici hanno bisogno di sapere sull’omosessualità e sull’insegnamento della Chiesa cattolica, per chiarire ogni confusione e a mettere a tacere la paura.
La confusione influisce notevolmente nelle emozioni dei genitori, perché provoca un senso di impotenza che contribuisce a rendere più profonda e intensa la paura. I genitori non sanno cosa pensare e spesso la loro immaginazione – influenzata dagli stereotipi sull’omosessualità presenti nella società – fa immaginare loro il peggior scenario possibile.