Sono una madre colpevole di non aver saputo amare sua figlia perché lesbica
Riflessioni del Reverendo Tessie Mandeville su resources.christiangays.com (USA), libera traduzione di Silvia Lanzi
(…) La Cathedral of Hope è stata onorata di ospitare Mary Lou Wallner che ha condiviso la sua tragedia ed ha raccontato di come Dio l’ha aiutata a trasformarla in guarigione, non solo per se stessa, ma per moltissime altre persone.
La figlia di Mary Lou, lesbica e cristiana, si è suicidata nel febbraio del 1997. Sua figlia Anna si è tolta la vita dopo anni di lotta contro il suo lesbismo. In parte la sua lotta è derivata dagli insegnamenti religiosi fondamentalisti, dei suoi amici e della sua famiglia, secondo cui l’omosessualità è un peccato. Sono stata profondamente commossa dalla sua storia, anche perché mi sono accorta di aver seguito un sentiero molto simile a lei nella mia vita. So che molti di noi l’hanno fatto e ne conosciamo bene la fatica.
Ho imparato, e imparo, molte cose da Mary Lou, ma c’è una cosa in particolare che oggi vi voglio spiegare: la lezione della compassione. Perché, vedete Mary Lou ci ha detto di non aver mostrato compassione né per sua figlia, né per i suoi amici omosessuali. Diceva infatti che “non li sopportava“.
Mary Lou ha ammesso che il suo giudizio addolorava molto sua figlia Anna. Non era mai stata capace di dire a sua figlia che l’amava incondizionatamente. Poi, dopo la morte di Anna, Mary Lou incontrò Judy Shepard, la madre di Matt Shepard. Molti di noi conoscono la storia di Matt e sanno che fu ucciso perché era gay.
Quando Mary Lou incontrò Judy le disse pubblicamente: “Anch’io sono colpevole di un crimine d’odio, anche se di natura diversa. Sono colpevole di un crimine d’odio perché non ho saputo amare mia figlia incondizionatamente“.
Non so voi, ma quando ho sentito Mary Lou dire questo, mi sono sentita un brivido giù per la schiena, non solo per il fatto che si era presa pubblicamente la sua parte di colpa per la morte di sua figlia Anna, ma perché le sue parole mi hanno condannato. Le sue parole hanno avuto un profondo impatto nel mio cuore perché ho capito che Mary Lou non è la sola persona colpevole di un crimine d’odio; non è la sola che giudica gli altri. Anch’io sono colpevole. Lo siamo tutti.
Un amore incondizionato è qualcosa che sappiamo Dio ci mostra. È qualcosa che Gesù ha mostrato a tutti e che ci aspettiamo da lui. Ma non è qualcosa che ci mostriamo sempre reciprocamente: semmai dall’altro ci aspettiamo un giudizio. Non so voi, ma sono pronta ad aspettarmi di più da me e dagli altri e devo, e voglio, credere che Dio stesso lo faccia con me e con gli altri.
Da Mary Lou ha imparato una lezione difficile e dolorosa. Ha imparato che la compassione può trasformare le vite in un modo che in cui il giudizio non può fare; che Dio può guarire i nostri cuori giudicanti e trasformarli in cuori compassionevoli. Questa è una lezione che tutti possiamo imparare, e ringraziamo ogni giorno Dio per il lento miracolo della trasformazione.
Testo originale: The Hard Lesson of Suicide