Uganda, cancellato il Pride 2017
Articolo di Andrea Maccarrone pubblicato sul sito Pride Online il 17 agosto 2017
L’Uganda Pride 2017 è stato cancellato. La decisione è stata assunta e comunicata dagli stessi organizzatori attraverso un comunicato pubblicato su The Kuchu Times. “Con cuori molto pesanti e profonda tristezza annunciamo la cancellazione del Pride Uganda 2017”. Queste le parole che aprono l’annuncio in cui traspare tutta le delusione per questa inevitabile decisione. Infatti nonostante il raid della polizia e il divieto di manifestare al Pride dello scorso anno, o forse proprio per questo, gli organizzatori erano determinati ad andare avanti e a non rinunciare al loro evento.
“Il 2017 è stato senza dubbio il Pride più difficile da organizzare – la comunità era ancora determinata ad avere questa celebrazione anche se il 2016 ci aveva lasciati avviliti e con ricordi traumatici e anche qualche ferito grave. Chiunque avrebbe pensato che avremmo rinunciato quest’anno ma queste luminose e coraggiose anime hanno detto un grande NO! Non c’erano dubbi sul fare o meno il Pride quest’anno. Non c’è stato neanche bisogno di dibattito. Non avremmo lasciato che l’odio, l’omofobia, il pregiudizio, e una società disinformata potessero intralciare quella sola volta l’anno in cui stiamo tutti assieme e ricordiamo a noi stessi che non siamo criminali, non siamo disadattati, non siamo errori! La comunità ha preso consapevolezza del nostro bisogno di stare assieme, tenerci per mano e celebrare la nostra diversità. Ma ancor più importante riconoscere e congratularci per il il duro lavoro che portiamo avanti nel corso di tutto l’anno per creare visibilità e influenzare cambiamenti della politica”.
Purtroppo altrettanto determinati a impedire in ogni modo l’evento sono state le autorità del Paese africano. La polizia ha infatti circondato il luogo dove era previsto il gala di apertura della manifestazione e quindi anche tutti gli altri spazi sono e i luoghi del Pride. Troppo alti a questo punti i rischi di repressioni violente e indiscriminate per andare avanti. “Tristemente anche il coraggio e la determinazione che portiamo nei nostri cuori non è abbastanza per mettere a rischio le vite di così tante persone innocenti”.
Ad essere accusato esplicitamente della repressione è in particolare il Ministro alla Morale e all’Integrità (e il nome è tutto un programma), Simon Lokodo. Secondo quanto denuncia lo stesso comunicato, questi ha continuato a colpire la comunità con arresti e persino con minacce dirette all’integrità fisica dei suoi leader. “Egli ha categoricamente dichiarato e ribadito che le minoranze sessuali e di genere non hanno diritti in Uganda e oggi tutte le location programmati per gli eventi del Pride sono state circondate dalla milizia di Stato”. Così facendo, continuano gli organizzatori, ci sta “strappando anche i nostri diritti più elementari, rifiuta di riconoscere la nostra umanità o il diritto di associazione, parola, movimento, e la libertà da trattamenti degradanti”.
Una delle accuse che il Ministro rivolge con più veemenza al Pride e alla comunità Lgbti tutta è la cosiddetta “teoria del reclutamento” che, ricorda da vicino la fantomatica “propaganda gay” contro cui si batte la legislazione nella Russia di Putin. “Non siamo qui per reclutare nessuno” – dichiarano ancora gli organizzatori . – “Questa è un’idea sbagliata che è stata diffusa ampiamente e che purtroppo molti credono vera. Siamo tutti nati così, non abbiamo scelta su chi amiamo e su come ci identifichiamo, perciò è impossibile reclutare nessuno o cambiare l’attrazione sessuale o romantica di alcuno”.