Sentirsi donna, essere marito e padre tra confusione e certezze
Email inviataci da Riccardo, rispondono le Psicoterapeute Roberta Rosin* e Chiara Dalle Luche** per il Progetto Gionata
Salve leggendo una lettera sul vostro sito ho sentito la necessità di dare il mio contributo con la mia esperienza. Sono un uomo di 52 anni, sposato, non uso la parola felicemente perché non è così. Non perché non mi piace mia moglie, dall’altro canto l’ho scelta 28 anni fa mi sono sposato ed ho avuto due splendidi figli dei quali sono innamoratissimo, ma perché ho una confusione nella mia mente che la porto da tantissimi anni, sin da adolescente.
Sono una persona che, come dire, si è lasciata trasportare dal pensiero generale di tutte le altre persone, e sono sicuro che questo ha condizionato la mia vita sia privata che professionale.
Mi son lasciato “CONVINCERE” che l’essere diverso da quello che esteriormente siamo è sbagliato.
Mi son lasciato convincere che se hai un corpo da uomo e una vita sociale da uomo, devi essere uomo, anche se l’anima interiore è contrastata e vorresti essere a volte uomo e a volte donna.Ricordo che da adolescente venivo attratto da ragazzi coetanei, attratto da una eventuale esperienza fisica che non sapevo spiegare realmente. Poi sentivo i ragionamenti di famiglia, di mio padre, che ogni tanto tirava fuori discriminazione verso uomini GAY ed avevo timore. Poi ho conosciuto diverse ragazze ed infine la mia attuale moglie che mi han fatto fare il passo del matrimonio.
Mi convincevo che era la strada giusta, corretta, e forse è sembrata così all’inizio perché era comunque una vita nuova e una nuova esperienza. Ma interiormente aleggiava una presenza femminile nel mio essere. Quando vedevo una donna mi piaceva e mi attirava, mi faceva fantasticare sessualmente un rapporto, ma non mi rendevo conto che mi piaceva anche perché era “BELLO” essere al suo posto, essere io una donna come quella che stavo guardando e desiderando. Alternavo periodi in cui pensavo spesso a questa mia condizione interiore a periodi in cui pensavo solo all’essere etero.
Inizialmente ho dato la colpa a questo mio intimo modo di essere, a mia moglie che non ha saputo comprendermi e leggere il mio io, ovviamente ingiustamente, perché alla fine sono io che non ho una specifica personalità. Avanzando gli anni quando potevo fuggire, per lavoro, e stare da solo in albergo, mi piaceva giocare con il mio corpo ed ho praticato penetrazioni anali di aggetti che mi hanno procurato, e procurano piacere, e questo mi mandava comunque in confusione.
Ho provato ad avere rapporti con altre donne. Come dire la trasgressione di avere rapporti con altre donne mi piaceva e credevo che questo mi avrebbe allontanato dal pensiero di essere donna. Invece no, avevo momenti intimi con mia moglie, con l’altra donna e personali con me stesso/a. Mi piaceva questo ed ancora oggi è così.
Man mano che gli anni passavano era più prorompente il mio io femminile e mi attraeva sempre di più l’apparire femminile, in privato, o meglio in solitudine. Tentavo approcci su siti gay con altri uomini, ma avevo molta paura e titubanza, finché non è successo che 5 anni fa sono riuscito ad approcciare una persona con la quale mi sono incontrato ed ho esaudito un mio desiderio di provare il sesso da passivo con un uomo. L’ho fatto esaudendo i miei piaceri orali ed anali, ma è stata una cosa squallida, ma comunque contento di aver provato perché volevo capire.
Dopo quella esperienza, negli anni a venire, ritornavo spesso sui siti gay, alternando una forma di pentimento e distacco, tanto da aver più volte cancellato la mia presenza nei siti, ma che sistematicamente riprendevo dopo un periodo di distacco. Ho avuto, ed ho ancora, una relazione con una donna, mi piace perché quando facciamo sesso insieme è bello, penso sempre per prima cosa a far raggiungere la sua soddisfazione. Pensavo di aver trovato la strada giusta, ma alla fine ci ricasco sempre ed anzi, come dire, il desiderio di sentirmi “DONNA” è come se si rafforza man mano che faccio le varie esperienze.
Ho avuto un’altra esperienza con un uomo 7 mesi fa, ma questa volta è stato diverso. Si, perché la prima volta mi sono presentato normalmente nelle mie vesti da uomo, ed era semplice trasgressione e desiderio di diverso, mentre questa volta mi sono presentato con calze autoreggenti e tanga sotto le vesti dell’uomo che sono esternamente, perché dalla prima volta è sempre emerso il desiderio di provare sensazioni diverse e mi eccitava indossare intimo femminile.
Quest’ultima esperienza è stata diversa leggermente più appagante mentalmente, ma, come dire, non del tutto determinante, forse perché non era il mio tipo ideale. Da allora con la donna che avevo rapporti quasi periodici, non mi vedo da 6 mesi, con mia moglie ho rapporti diciamo normali, sessualmente periodici a volte settimanali a volte mensili, ma emerge sempre di più il mio stato interiore femminile. Cerco di chattare con uomini che accettano il mio modo di essere e cerco di stuzzicarli per far scattare in loro qualche desiderio di conoscermi.
Ci sono quasi riuscito, ma resta la titubanza di incontrare la persona sbagliata. A volte ho desideri forti di trasformare il mio corpo maschile in femminile, ho il desiderio quasi irrefrenabile, in certi momenti, di abbandonarmi ad un probabile partner giusto ed essere quella che sento dentro, una donna, ma la condizione familiare mi impedisce di farlo, ed i timori sono tanti.
Penso che tutto questo condizioni sia la mia vita personale che professionale. E’ possibile trovare un aiuto con qualcuno che riesce a seguirmi ed aiutarmi? Grazie a tutti in anticipo.
La risposta…
Gentile Riccardo, la ringrazio dell’apertura con cui si presenta. Confusione è un termine che compare sia nel suo personale scritto, sia dentro alle dichiarate sofferenze di vita. Mi permetto di scrivere sofferenze perché la sua continua ricerca, lo sperimentare diversi abiti, sembra non calmarla. Come un alone di confusione che non dà pace, che la insegue, che dà eccitazione ma anche disorienta.
L’essere stato convinto ad aderire ai canoni di una vita “normale”, non è stato sufficiente. Trovare il proprio posto nella vita è fondamentale, ma non sempre facile, ed a volte con umiltà si rende necessario un aiuto oltre che un conforto.
Provare, osare anche questo non ha chiarito, né sedimentato certezze.
La ricerca di identità la ritengo fondamentale e con essa un senso di Sé coincidente ai massimi livelli, laddove corpo, pensieri, rappresentazioni di sé e forma coincidono, cioè vanno nella medesima direzione. Mi colpisce quando parla di un appagamento mentale perché credo che l’appagamento sia un fenomeno che comprende tutti i livelli della persona, altrimenti provoca, come lei ben sottolinea, insoddisfazione. E’ tutta la persona che ama, è tutta la persona che piange, è tutta la persona che gioisce e qualora accada, che solo una parte di noi ami, pianga o gioisca allora ci si deve chiedere come mettere insieme il tutto per vivere con pienezza.
Lanciarsi nel fare diagnosi, dare un nome alla sua condizione non è possibile anche perché in queste situazioni si rende necessario rinvenire tracce, sia di un presente prossimo oltreché di epoche passate che avrebbero potuto lasciare segni o determinato disordini. Anche l’aver ricevuto pochi sguardi che, se ben direzionati, avrebbero potuto chiarire e fronteggiare la propria identità di genere o rientrare nelle molteplici sfumature che determinano il gender fluid, potrebbe essere una pista da seguire: ero un piccolino ascoltato, visto, si teneva conto di ciò che mostravo ed esageravo solo per essere considerato? Come vede la delicatezza delle domande non si presta ad una risposta universale ma risente della necessità di rientrare nella specificità ed unicità che lei rappresenta.
Quest’altalena tra senso di colpa e trasgressione richiede un momento di pausa in cui l’affidamento terapeutico potrebbe essere un inizio a comprendere assieme a qualcuno quale sia il suo posto per poter uscire dal terreno minato di cui parla. Se lo ritiene possibile lasci ai volontari del Progetto Gionata un suo recapito e assieme a Chiara Dalle Luche potremo cercare un terapeuta che le possa essere d’aiuto e con cui sentirsi insieme.
Nel salutarla confido che il suo desiderio di chiarirsi possa essere esaudito.
Roberta Rosin e Chiara Dalle Luche
Roberta Rosin. Psicoterapeuta Funzionale, socia ONIG (Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere), docente-supervisore Scuola di specializzazione in Psicoterapia Funzionale. roberta@robertarosin.com
** Chiara Dalle Luche. Psicologa, Psicoterapeuta Funzionale, socia ONIG, vicepresidente Associazione Consultorio Transgenere di Torre del Lago (LU) chiara.dalleluche@consultoriotransgenere.it
Entrambe autrici di “Sconvolti. Viaggio nella realtà transgender” (Alpes Italia, 2017, 110 pagine). Curano sul Portale Gionata il blog “Transizioni in arrivo“.