“Ammazzate i gay”. Sulle parole del vicepresidente del Consiglio comunale di Vercelli
Riflessioni di Massimo Battaglio
Di solito, il Progetto Gionata non scende in polemiche contro fanatici e intolleranti di professione. Ma quando, come è capitato a Vercelli, un rappresentante della Città si manifesta con frasi irricevibili, è lecito dire qualcosa.
Il vicepresidente del consiglio comunale di Vercelli, dott. Giuseppe Cannata, in data 21 luglio, ha pubblicato un post con i seguenti contenuti:
“E questi schifosi continuano imperterriti. Ammazzateli tutti ste lesbiche, gay e pedofili”.
Inutile dire che la frase ha fatto il giro del mondo. Ne hanno parlato non solo i media specializzati ma anche La Stampa, Repubblica, Il Corriere, e persino il TG3. Le associazioni lgbt si sono immediatamente mobilitate per chiedere la sospensione dell’autore dall’Ordine dei Medici e per adire a vie legali.
Non possiamo non aggiungere la nostra voce a quella di coloro che già si sono espressi. Innanzitutto perché certe frasi non sono “espressioni di opinione” ma insulti pesanti, ai limiti dell’istigazione all’omicidio. Sono intollerabili per chiunque, specialmente se pronunciate a mezzo stampa. E non si possono nemmeno immaginare in bocca a un rappresentante delle istituzioni eletto dal popolo.
Né valgono le scuse pelose velocemente profuse quando il vicepresidente si è accorto di aver esagerato.
“Non sono omofobo e non intendevo assolutamente offendere nessuno. Se l’ho fatto, chiedo scusa. Ho tanti amici omosessuali che stimo e a cui voglio bene”
sono frasi che abbiamo già sentito. Fin troppo. Quindi: è giusto perdonare (di fronte a un pentimento autentico) ma il perdono non sostituisce la giustizia.
Spiace notare che il vicepresidente del Consiglio di Vercelli dica ripetutamente di condividere qualcosa di molto importante con noi lettori di Gionata. Niente meno che la fede cattolica. Il suo profilo si riempie periodicamente di dichiarazioni a stampo religioso. Ad esempio, sotto Natale, l’autore si scaglia a difesa del presepe (“simbolo della nostra tradizione cattolica anche se lo vieta il papa”). In altre occasioni non manca di parlare di Gesù come di elemento di “orgoglio nazionale”.
Quanto è diversa la sua fede dalla mia! Mi domando quanti significati abbia la parola “cattolico” ma non riesco proprio a ricordare qualche passo evangelico che narri di un Gesù razzista, nazionalista, omofobo.
Ricordo un concetto più volte ripetuto da papa Francesco (che, anche se il Cannata lo disconosce, resta il rappresentante della Chiesa Cattolica):
“Meglio essere atei che cristiani che vanno in chiesa e odiano il prossimo”.
E apprendo volentieri che anche la curia vercellese ha provato il mio stesso sgomento.
“L’Arcidiocesi di Vercelli viene a conoscenza con sbigottimento e profonda amarezza (…) delle pubbliche esternazioni di un membro dell’Amministrazione Comunale della Città. Esse suonano come incitamento alla discriminazione sessista, all’odio e alla violenza omicida, sempre da bandire e da condannare, in qualsiasi caso, da parte della coscienza cristiana ispirata ai valori evangelici.
La Diocesi esprime la più risoluta riprovazione nei confronti di tali affermazioni. Auspica il ristabilirsi di un clima istituzionale improntato ai valori della tolleranza e del rispetto umano per la diversità, sotto qualsiasi forma ed appartenenza”.