Che ne sapete di cosa significa essere uno studente gay
Testo di Antonio Ferrara pubblicato su PM – rivista mensile per ragazzi/e dei missionari comboniani, aprile 2019, n.4, pp.18-19
Le scritte sui muri comparvero una mattina, a sorpresa. Erano dappertutto. C’era sempre scritto il mio nome e cognome e dopo c’era scritto frocio. Mi tremarono le gambe, quando le vidi. Mi veniva da vomitare. Ma il giorno dopo erano già state tutte cancellate, e sui muri e alle finestre c’erano decine di striscioni di tela con su la scritta “Siamotuttifroci”.
Mi fece piacere vederle, mi si allargò il cuore. Le avevano messe le mie compagne e compagni di scuola e i miei prof, tutti insieme. E altri striscioni dicevano: “L’amore sboccia tra le persone, non tra i sessi”, e “Love is love”, “Combatti l’odio con l’amore” e altre cose così.
Poi il preside ha convocato un’assemblea in cortile, invitando studenti e professori delle altre scuole, e là in cortile ha parlato dell’omofobia, che poi vuol dire la paura e l’odio verso gli omosessuali. Ha detto che nella sua scuola non avrebbe, mai consentito cose di questo tipo, e alla fine del suo discorso mi ha passato il microfono.
E così mi sono fatto coraggio, ho preso il microfono tra le mani e ho parlato davanti a tutti: «lo sono fortunato – ho detto – perché ho la mia famiglia e i miei amici e amiche che mi stanno vicino, e oggi la vostra vicinanza mi fa sentire ancora più forte».
Avevo gli occhi che mi pizzicavano e la voce mi tremava un po’ mentre parlavo. ma sono riuscito a dirle lo stesso, quelle parole. E poi e successa quella cosa imprevista e bellissima.
Imprevista e bellissima, ripeto. Si sono fatti avanti in tre, tre studenti che conoscevo solo di vista e, uno dopo l’altro, hanno preso il microfono anche loro e hanno parlato: «Che ne sapete – ha detto il primo – della paura che ci distrugge, che distrugge noi, le nostre famiglie e i nostri amici, che ne sapete? Che ne sapete del dolore che dura ‘fino a quando qualcuno non ti libera e ti accetta per quello che sei?».
E dopo c’è stato un silenzio forte e un applauso ancora più forte.