Dalla veglia di Crema: “Perchè giudichi tuo fratello senza conoscerlo?”
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Riflessioni di Andrea del gruppo “Alle querce Mamre” delle diocesi di Cremona e Crema
Venerdì sera 7 giugno 2019, presso la parrocchia del SS. Salvatore dell’ospedale di Crema (CR) – organizzata dal gruppo “Alle querce Mamre” delle diocesi di Cremona e Crema per l’accompagnamento delle persone omosessuali – si è svolta una veglia di preghiera “per un mondo senza discriminazioni”, presieduta dal vescovo mons. Daniele Gianotti.
Una veglia analoga è stata svolta a Crema presso l’unità pastorale di San Giacomo-San Bartolomeo dei morti nel 2015, mentre quest’anno abbiamo avuto per la prima volta la presenza del nostro vescovo Daniele, insieme ad alcuni sacerdoti e a un diacono della diocesi di Cremona.
Il nostro gruppo, nato nel 2007 in diocesi di Cremona su proposta del vescovo di allora, mons. Dante Lanfranconi, offre un incontro mensile dove le persone e i loro famigliari possano incontrarsi in modo semplice e autentico, pregare, dialogare, discutere, riflettere. Partecipano al nostro gruppo, su mandato del proprio vescovo, anche due sacerdoti diocesani: don Antonio Facchinetti di Cremona e don Alberto Guerini di Crema. In questi ultimi due anni abbiamo provato a vivere l’esperienza della ‘Lectio Divina’ sulla lettera di Giacomo (2017-18) e sul libro del Qoèlet (2018-19). E questa serata è certamente uno dei momenti cardine e irrinunciabile del nostro gruppo interdiocesano.
Ma perché esigenza di queste veglie? Dal 2004, il 17 maggio di ogni anno si celebra la giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia, la transfobia; ricorrenza riconosciuta dall’Unione Europea e delle Nazioni unite in tutto il mondo.
Nel giugno 2007, il gruppo di omosessuali cristiani di Firenze, in seguito all’ennesimo suicidio di un adolescente omosessuale torinese per omo-bullismo dei compagni di scuola, ha pensato ad una veglia di preghiera ecumenica per ricordare le vittime dell’omofobia. Negli anni successivi, numerose città italiane hanno aderito a questo invito e quest’anno il versetto biblico proposto alle chiese locali è per bocca delle parole del profeta Isaia: “Per me sei prezioso, io ti stimo e ti amo” (Is. 43,4).
La veglia nei giorni precedenti è stata pubblicizzata nelle parrocchie e in alcune realtà associative diocesane, invitando la comunità cristiana ad esserci. Infatti, per volere degli organizzatori stessi, questa veglia di preghiera era aperta a tutta la comunità cristiana e non, affrontando il tema delle discriminazioni in senso lato, proponendo testimonianze nei vari tipi di intolleranze e discriminazioni umane possibili. Nonostante queste premesse di pacatezza ed equilibrio, qualche cristiano integralista ha cercato di polarizzare l’attenzione sul solo tema dell’omosessualità, amplificato dalle testate giornalistiche locali e dai social network, strumentalizzando così questo evento e alzando il livello di tensione generale.
Come spesso accade per i temi sensibili e di confine, i facili riduzionismi ed estremismi da entrambe le parti, non giovano a nulla e la migliore strada è l’unità, il silenzio stampa e l’eventuale confronto ad un tavolo coi diretti interessati in un secondo momento (invito che peraltro facciamo).
La veglia è stata organizzata ed animata nei vari momenti liturgici dai responsabili e dai membri del gruppo. Il brano di vangelo scelto (Mc. 9,38-40) è un invito urgente all’unità delle chiese, alla comunità umana verso la salvezza: Gesù ricorda a Giovanni di non impedire a nessuno di scacciare i demoni nel Suo nome, anche se questa persona non segue poi i discepoli. Come sempre Gesù è sorprendente e liberante. I discepoli tendono già a definire chi è dentro e chi è fuori, ma Gesù li spiazza e li riporta subito al principio di realtà: “Chi non è contro di noi è per noi”.
E allora, in un tempo storico dai facili muri e barricate, torrette e fortificazioni (fisiche e ideologiche), è necessario creare ponti e mani tese, per avvicinare percorsi e persone. Mi sovviene subito alla mente la parola ebraica Satàn che significa “colui che divide” proprio come quando un masso rotola sulla strada e ne impedisce il passaggio, la prosecuzione del percorso (cosa molto frequente ai tempi di Gesù).
Non importa chi rimuove quel masso. Non ci sia dunque occasione di sosta, inciampo e divisioni inutili. Non indugiamo. Togliamolo e avviciniamo celermente i nostri passi per incontro tra noi e l’altro, alla presenza del Signore delle genti. Io non credo in una Chiesa degli arrivati, ma degli ultimi, toccati dalla Grazia.
Abbiamo poi letto un piccolo stralcio del documento finale del sinodo dei vescovi 2018 su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” (p. 131) dove si invita le comunità cristiana, appunto, a camminare tutta insieme nel quotidiano. Sul tema della omosessualità umana questo sinodo ne ha parlato nei punti 39 e 150, scrivendo una nuova pagina di ricerca nella Chiesa su questo delicato tema e vi invitiamo a leggerli con attenzione e parlarne in parrocchia e negli organismi diocesani.
Quindi la preziosa ed equilibrata omelia del vescovo Daniele dove ha ricordato che: l’uomo e la donna sono creati a immagine e somiglianza di Dio, la dignità umana, il rispetto e i diritti inalienabili della persona, i rischi nel dimenticare e calpestare l’immagine di Dio in noi e negli altri, la non discriminazione dell’altro, l’importanza di aver ragione non solo nella sostanza ma anche nella forma delle proprie istanze, agendo in modo sobrio e moderato, l’invito a camminare insieme, certi della presenza del Signore.
Sono state poi lette quattro testimonianze scritte da persone reali che hanno vissuto sulla propria pelle discriminazioni per motivi etnici, religiosi, psico-fisici e sessuali-affettivi. Al termine di ogni testimonianza c’è stato un breve momento di silenzio con sottofondo musicale, per la meditazione personale di quanto ascoltato.
Nella testimonianza etnica si è data voce a quattro donne discriminate per la loro etnia nel suolo italiano (si ricorda che, erroneamente, si dice ancora razzismo quando a livello antropologico è noto che la razza umana è una nel mondo e le singole popolazioni nel mondo sono appunto le diverse etnie); racconti toccanti, episodi crudi e storie tristi che hanno interrogato fortemente le coscienze.
La testimonianza religiosa ha parlato di quanto a vissuto una donna cristiana irachena durante la persecuzione spietata degli uomini dell’ISIS, dovendo fuggire tra mille pericoli e umiliazioni insieme alla sua famiglia verso il nord del Paese. Quindi la passionale e toccante testimonianza di una donna disabile (o più correttamente “diversamente abile”) di Crema, che ha raccontato del suo percorso, delle difficoltà che oggi le persone disabili incontrano nel quotidiano (barriere fisiche, mentali e sociali) e di quanto c’è ancora da fare, donando sane provocazioni e riflessioni per tutti i presenti. Infine, la testimonianza di un ragazzo omosessuale vissuta con crudeltà e grandi lacerazioni nella scuola religiosa che ha sempre frequentato, nel suo percorso di crescita e nel contesto civile e ecclesiale tradizionalista di appartenenza; testimonianza che ha avuto grande attenzione, vicinanza e commozione da parte dei presenti.
Le diverse testimonianze proclamate sono state il monito serio e la dimostrazione concreta che non bisogna mai abbassare la guardia nella vigilanza del termometro della tolleranza tra noi e che ne esistono diverse forme e dunque possono davvero toccare tutti. Inoltre, come gruppo, abbiamo voluto decentrarci e far fiorire in assemblea il grido, i sogni, e le fatiche di tutti. Ed è stata la scelta giusta, un buon compromesso, oltre essere stata apprezzata da tutte le parti in gioco.
Al termine della veglia, c’è stato un gesto comunitario nel quale si invitava i presenti a salire all’altare e scrivere il proprio nome su un post-it e attaccarlo ad un grande cartellone con l’immagine sorridente e fiduciosa di un bambino, simbolo di un Dio cristiano che ci considera preziosi ai suoi occhi, ci conosce profondamente, ci ama senza discriminazioni ma in totale gratuità, certi e riconoscenti verso di Lui.
Al termine del gesto comunitario, è stata consegnata a ciascuno partecipante una piccola pergamena con il versetto di Isaia e, per chi lo desiderava, un libretto scritto a più mani dai genitori di ragazzi e ragazze LGBT “Genitori fortunati. Vivere da credenti l’omosessualità dei figli” (distribuito gratuitamente grazie al sostengo dell’Associazione de “La tenda di Gionata”, prima edizione 2018); libretto consegnato personalmente a mano da alcuni genitori presenti alla veglia, ad altri genitori.
Inoltre, alla base all’altare, è stata posta una croce in legno, dipinta con i colori dell’arcobaleno, usata per il pellegrinaggio da parte dei cristiani LGBT sul tratto della via francigena Siena-Roma nell’estate 2017. Oltre ai componenti del gruppo “Alle querce di Mamre”, erano presenti anche alcuni componenti dell’Azione Cattolica cremasca, genitori di figli LGBT di alcune diocesi vicine, alcuni presbiteri e religiosi diocesani, vari fedeli del territorio… A tutti e ciascuno va’ il nostro ringraziamento per la presenza, la vicinanza, la sensibilità, la mano tesa e la volontà di essere una unica comunità che sta assieme e prega.
Io credo che queste veglie di preghiera siano l’occasione non per ostentare, dimostrare, rivendicare qualcosa o prevaricare, tediare e confondere qualcuno – paura infondata di alcuni – ma essere il Kairos (“momento opportuno”) per presentarsi, sensibilizzare e donarsi alla comunità ecclesiale.
Mai come oggi è necessario educare nel senso etimologico del termine, cioè nel condurre le persone a tirare fuori il meglio di sé, a partire da quello che hanno dentro. Mettendoci la faccia. Interrogare, provocare, ascoltarsi, riflettere, crescere, stimarsi, dialogare, accogliere, conoscere, costruire, condividere, aiutarsi… E la lista potrebbe continuare. Amorevolmente e umilmente, donare la parte migliore di sé alla propria comunità, essere segno di bellezza, anche nella contraddizione e nella ricerca faticosa dell’unità.
Consapevoli di un dono, sentirsi chiamati alla responsabilità e alla vertigine di questo. E allora non saremo visti più come un problema di minoranza, come un politically correct da assolvere, un gruppo scomodo che pressa, una paurosa chimera… ma laici motivati e disponibili a mettere a frutto i loro talenti, i doni e la Grazia ricevuti dai sacramenti per tutto il popolo di Dio, che è la Chiesa tutta.
Doni e talenti particolari, tutti da scoprire e trovare posto in quel mosaico straordinario che è il disegno del Regno di Dio per tutti i battezzati. Perché la domanda è forte e non emendabile: come risponderemo un domani al Signore, come cristiani LGBT+, di cosa abbiamo fatto dei nostri talenti? Sotterrati per paura o investiti con audacia? Infatti, il Signore ci porrà una sola domanda, alla fine dei nostri giorni: hai amato? E l’unico metro saranno le Beatitudini…
Solo mostrandosi alla luce del sole, educandosi e donandosi a vicenda, manterremo fede alla promessa del Signore: dare la vita per i propri amici, i propri fratelli e sorelle nella Fede!
Ovviamente, oltre la comunità in senso lato, c’è anche la chiesa istituzionale da coltivare, con un dialogo mite ma franco con i nostri vescovi e religiosi. Perché non abbiamo bisogno di eventi-spot con riflettori che si spengono velocemente il giorno dopo (preceduti però da mille polemiche!), ma percorsi organici, strutturati, curati, appassionati, creativi, dove camminare tutti insieme, spronati dal vento dello Spirito Santo che è presenza operosa di Dio nella storia.
Lasciare che la gente ci ascolti con stima ed empatia, i nostri pastori si interroghino sulle nostre vite di luce, i teologi procedano nella analisi della Sacra Scrittura e propongano chiavi interpretative/procedurali autentiche, i formatori attingano alle moderne scienze umane e la comunità civile veda una chiesa che affronta finalmente il tema della sessualità umana nella sua complessità ed interezza.
Verso dove? Questo non lo sappiamo – solo il Signore conosce – ma intuiamo da tante testimonianze e segni, che questa è cosa buona, e possiamo e dobbiamo andare avanti.
Personalmente, in questa veglia tenuta nella mia chiesa locale e quindi nella mia seconda casa, mi sono sentito parte di un disegno più grande ed emotivamente molto coinvolto perché finalmente ri-mettevo insieme tutto me stesso, chiamato ad una responsabilità nuova. Ora però la nostra parte dobbiamo farla tutti, senza timore. Io sono pronto e lo devo a quanti mi hanno preceduto in questi anni e a quanti sono certi vorrebbero bussare alla nostra porta perché non sanno più dove sentirsi a casa. Se non noi, chi? Perché: “Chi non è contro di noi è per noi”. Lasciamo che le nostre vite si spezzino pure e siano profumo e balsamo per tanti… e saremo Beati, cioè felici!
Poniamoci dunque davanti al Santissimo, presenza silenziosa di un Dio vivo ed operante, semplicemente, tutti assieme senza distinzione alcuna e preghiamo per il dono del discernimento della Sua volontà, della discesa copiosa della Grazia dello Spirito, della vera fraternità tra tutti noi.
L’invito che ci permettiamo di rivolgere è di non fermarci a questo evento ma di poter trovare anche altre occasioni per camminare insieme, lasciandoci guidare dallo Spirito del Risorto. Come il giorno di Pentecoste, sia anche per noi vento e fuoco che spalanca le porte dei nostri cuori e li fa ardere dell’amore che Dio ci dona sempre e senza misura.
Per contattarci: info@allequercedimamre.it – www.allequercedimamre.it