E’ nato in Sardegna un gruppo per i cristiani LGBT. Ti aspettiamo!
Riflessioni di Gianni Geraci
Nasce finalmente un gruppo che ha come obiettivo quello di mettere in rete gli omosessuali cristiani della Sardegna, i loro genitori e gli operatori pastorali che, in quella regione, daranno la loro disponibilità a svolgere un ministero inclusivo con le persone LGBT.
Ero diventato da poco portavoce del Coordinamento dei Gruppi di Cristiani Omosessuali in Italia e la rivista Panorama mi aveva contattato per chiedermi se ero disposto a rilasciare un’intervista per un lungo servizio dedicato alle realtà “emergenti” nel panorama del movimento LGBT italiano. Ricordo anche che mandarono a Varese (ndr dove vivevo allora) un fotografo perché non erano soddisfatti delle poche foto digitali che avevo sul mio PC.
Fu una cosa imbarazzante: lui che continuava a scattare foto e che continuava a dirmi: «Si fermi!»; «Ecco sposti la faccia verso la luce!»; «Faccia un sorriso!» e che, ogni tanto sbottava con la frase: «E cerchi di essere naturale, caspita!»
A un certo punto mi sono spazientito e l’ho mandato via dicendo: «Mi spiega come faccio a essere naturale con uno che mi dice continuamente quello che debbo fare?».
In quel momento ho capito che la mia carriera di VIP era finita, ma la mia intervista venne pubblicata lo stesso e, qualche giorno dopo, rispondendo al telefono, sono rimasto spiazzato.
«Pronto! Parlo con Gianni Geraci?»
«Si sono io. Con chi parlo?»
«Mi chiamo Antonio. Chiamo da Nuoro. Ho letto la sua intervista a Panorama».
Allarmato ho chisto immediatamente: «Chi le ha dato il mio numero?».
«L’ho chiesto alla Telecom. Lei è l’unico Gianni Geraci che abita a Varese».
Un po’ spiazzato e un po’ preoccupato ho iniziato a parlare con questo interlocutore sconosciuto: si chiamava Antonio, era giovanissimo, poco più di vent’anni, lavorava in nero come pizzaiolo, ma soprattutto era un omosessuale credente e, prima di aver letto la mia intervista, era convinto di essere l’unico al mondo.
Con il tempo siamo diventati molto amici. Ci siamo anche incontrati quando lui, per trovare un lavoro un po’ meno precario, si è trasferito in provincia di Milano. Per quasi dieci anni, però, lui mi ha confidato al telefono la tremenda solitudine in cui era costretto a vivere.
L’ho anche mandato all’Arcigay di Sassari che, allora, era molto attiva, ma non si è trovato per niente bene («Quando ho detto che sono cattolico mi hanno guardato come un marziano e mi hanno chiesto come facevo a restare in una chiesa che ci prende a mazzate continuamente»). L’ho messo in contatto con un religioso che stava a Cagliari e mi ricordo ancora che, tutti i martedì, andava da lui per sentirsi meno solo.
Poi, quando questo religioso è stato trasferito a Roma, ha vissuto la sua partenza come un dramma («Io, a un prete che non conosco, non lo dirò mai di essere omosessuale. E se non dico questo, alla fine della confessione, mi pare di aver preso in giro il Signore!»).
Naturalmente è stato lui la prima persona a cui ho scritto quando è nato in rete quello che dovrebbe diventare il nucleo di un nuovo gruppo di omosessuali credenti che fanno riferimento alla Sardegna. E lui mi ha risposto con un lapidario: «Era ora!».
Sì. È davvero arrivata l’ora di dare ai cristiani LGBT che abitano in Sardegna la possibilità di uscire dalla solitudine senza dover per forza uscire dalla loro regione.
Il mio amico Antonio, che è rimasto cattolico e che è molto devoto, mi ha detto che chiederà alla Madonna di Lourdes di accompagnare questo nuovo gruppo lungo il suo cammino.
Io, che sono meno devoto di lui, ma che per Lourdes ho una venerazione particolare, mi sono detto che con una raccomandazione del genere faremo senz’altro cose grandi.
Se vuoi entrare in rete nel gruppoper omosessuali cristiani della Sardegna, i loro genitori e gli operatori pastorali che, in quella regione, danno la loro disponibilità a svolgere un ministero inclusivo con le persone LGBT, contattaci a cristianilgbtsardegna@gionata.org
Noi ti aspettiamo.