E ora cosa si fa? Pensieri a ruota “libera”
Riflessioni di Darianna Saccomani, 20 agosto 2011
Riflessioni a ruota libera? Ho un crescente disagio ogni volta che mi trovo ad usare la parola “libera” in tutte le sue coniugazioni. Riflessioni “libere”? No, è un eufemismo che non regge di fronte alla realtà.
In Italia, mi pare, che non ci sia più nulla di libero, tanto meno la possibilità di avere un “libero” pensiero.
Non posso avere un libero pensiero quando, nei fatti, ho migliaia di questioni aperte di fronte alle quali mi trovo posta fra la demagogia ipocrita degli uni, e la demagogia di sopravvivenza degli altri.
Demagogia sia da parte di chi consapevolmente deprime e circoscrivere in ambiti sempre più stretti i diritti civili, demagogia da parte di chi questi diritti civili vorrebbe reclamarli.
Dove posso vedere libertà o espressione di libero pensiero, come io stessa posso esprimere un libero pensiero, quando sembra che nessuno si renda veramente conto di cosa sta accadendo nel nostro paese?
Chi è pervasa dal timore e dalla preoccupazione smette di essere libera, prima ancora di perdere la lucidità.
Io sono pervasa dal timore e dalla preoccupazione perché vedo che non vi sono più cittadini e cittadine, ma solo un popolo di indistinti arrabbiati nei confronti dei loro sovrani perché ora non gli garantiscono più la solita “paga” a fronte della loro sudditanza ed ubbidienza.
Vedo che menti fervide si rinchiudono nel particolare, incapaci di aprirsi ad un più vasto, incapaci di osare. Ma se non osano le menti fervide, chi deve osare?
Di fronte al crollo di un sistema dove almeno poteva essere logico scrivere una petizione per fare dimettere un insulso individuo, dove una interpellanza parlamentare avrebbe messo alla berlina personaggi che si sono permessi di giustificare gli eventi di Oslo … e si continua su questa strada come se nessuno registrasse che ogni nostra petizione non porta neanche ad un “minuto di vergogna”, che una interpellanza parlamentare non produce altro che semplici declamazioni eclatanti e risonanti ma nulla di effettivo segue.
Ma ci rendiamo conto che è giunto il momento di fare veramente un passo avanti? Oppure ostinatamente continuiamo a coltivare il nostro orticello, pensando che “non stia succedendo niente”?
Questa volta non arresteranno qualche studente né quale operaio, questa volta sarà lo spazio delle rivolte del nulla e del vuoto, le rivolte di chi non potrà più permettersi un certo tenore di vita, ma che non si interrogherà neanche per un attimo di cosa in effetti sta succedendo.
Ma io, che lo scrivo a fare?