È possibile “curare” chi soffre di omofobia?
Articolo di Pablo Uchoa pubblicato sul sito BBC World Service (Gran Bretagna) il 1 Gennaio 2019, liberamente tradotto da Angelica Mancini
La scienza ha abbandonato da tempo l’idea di modificare l’orientamento sessuale di una persona. La maggior parte dei membri della comunità scientifica è d’accordo nell’affermare che non si può “curare” qualcosa che non è una malattia. L’omosessualità è stata derubricata dalla lista delle malattie mentali nel 1973 negli Stati Uniti e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 1990. L’omofobia, invece, da allora ha attirato un numero sempre crescente di ricercatori che tentano di capirne le molteplici cause.
‘Paura irrazionale’
Lo psicologo americano George Weinberg, che coniò il termine negli anni ’60, ha definito l’omofobia “la paura di ritrovarsi vicino a persone omosessuali”. Il suffisso greco “phobia” denota la paura irrazionale di qualcosa.
Nel suo libro del 1972 intitolato “Society and the Healthy Homosexual”, il dottor Weinberg scrisse: “Non considererei mai in buona salute un paziente che non ha vinto i suoi pregiudizi nei confronti dell’omosessualità”.
Emmanuele A. Jannini, professore di endocrinologia e sessuologia medica all’Università degli studi di Roma Tor Vergata, sostiene che l’omofobia è solo “la punta dell’iceberg”.
Afferma che l’omofobia è legata ad alcuni tratti della personalità e che, se associata alla violenza, può essere diagnosticata come malattia psichiatrica.
Il dottor Jannini ha scatenato una controversia con uno studio pubblicato sul Journal of Sexual Medicine nel 2015, in cui associava l’omofobia a tratti psicotici (potenzialmente caratterizzati da collera e ostilità), a meccanismi di difesa immaturi (soggetti a emozioni proiettate) e ad un attaccamento genitoriale pieno di paura (dall’insicurezza inconscia).
Lo studio è stato considerato “spazzatura pro LGBT” dai critici conservatori. Ma parlando alla BBC, il dottor Jannini ha confermato le sue ricerche, descrivendo la personalità omofoba come “debole”.
“Non è un termine scientifico, ma un termine che utilizzo per essere capito meglio”, afferma. “L’omofobia è la vera malattia da curare”
Il suo studio ha applicato la scala dell’omofobia Riddle su 551 studenti universitari italiani per misurare i gradi dell’omofobia e ha confrontato questi risultati con misurazioni di altri tratti psicologici.
Secondo i risultati, le persone con gli atteggiamenti omofobi più marcati avevano punteggi elevati anche in atri tratti della personalità, come tratti psicotici e meccanismi di difesa immaturi, mentre un attaccamento genitoriale sicuro era indicatore di ridotti livelli di omofobia.
“Sono tutti problemi mentali che possono essere trattati con una terapia“, afferma.
“È possibile che non ami i comportamenti omosessuali. Ma non hai bisogno di continuare a ripetere che non sono omosessuale, odio gli omosessuali, non vogliono che gli omosessuali vengano a casa mia, non voglio professori omosessuali nelle scuole”, afferma il dottor Jannini.
“Dopo aver dibattuto per secoli per determinare se l’omosessualità dovesse essere considerata una malattia, abbiamo dimostrato per la prima volta che era l’omofobia la vera malattia da curare”.
Cultura e condizionamento
Ma le persone sono anche condizionate dall’ambiente circostante e uno studio successivo dell’équipe del dottor Jannini ha esplorato i modi in cui le culture fortemente impregnate di ipermascolinità, di misoginia e di atteggiamenti morali siano legate all’omofobia.
Nel 2017 hanno confrontato i dati di 1048 studenti da tre paesi di costituzione religiosa differente: Italia (a maggioranza cattolica), Albania (a maggioranza musulmana) e Ucraina (a maggioranza ortodossa).
“La cosa interessante è che la religione non era correlata all’omofobia. Sono le convinzioni religiose integraliste delle tre religioni ad aver influenzato i livelli di omofobia”, ha dichiarato il dottor Jannini.
Il dogma come pretesto per la violenza
Alcune voci religiose più moderate vi diranno che la religione non approva l’omofobia. “Noi odiamo il peccato, ma non chi lo commette”, ha dichiarato alla BBC Vahtang Kipshidze, portavoce ufficiale della Chiesa ortodossa russa.
A suo parere, la Chiesa non può modificare il punto di vista secondo il quale l’omosessualità è un peccato, perché questo dogma proviene da Dio, non dalla Chiesa.
“Riteniamo che la persone che intrattengono relazioni con lo stesso sesso siano vittime dei loro peccati e che meritino una cura spirituale”.
Ciononostante, altri adottano una linea molto più dura.
“Le Sacre Scritture ci esortano a lanciare pietre su tutti gli uomini dall’orientamento non tradizionale”, ha dichiarato il prete russo Sergei Rybko in un’intervista rilasciata dopo che degli uomini armati avevano attaccato e vandalizzato un locale gay a Mosca nel 2012.
“Sono assolutamente d’accordo con chi vuole epurare il nostro paese da loro”.
Ma Kipshidze ha affermato: “Non vi è alcuna prova nel Nuovo Testamento a sostegno della lapidazione dei peccatori di ogni genere”.
Allo stesso modo, il peccatore d’adulterio non è criminalizzato, afferma, “la Chiesa non sollecita la punibilità delle relazioni tra persone dello stesso sesso”.
Tuttavia, ammette che qualcuno travisa le Scritture e le utilizza come pretesto per la violenza. Non sappiamo ancora se sia possibile “curare” l’omofobia, ma i ricercatori ritengono di essere vicini a comprenderla.
Testo originale: Est-il possible de “soigner” l’homophobie?