Essere gay, cattolico e stare bene con se stessi
Articolo di Julie Boret pubblicato sul sito Tétu.com (Francia) il 22 dicembre 2016, libera traduzione di Marco Galvagno
Sebastien è gay, cattolico, sta bene con se stessi. Vorrebbe diventare prete nonostante il sacerdozio sia vietato agli omosessuali, perché “dopo tutto, perché no?”.
“Vengo da una famiglia protestante. Sono stato sempre stato sensibile a tutto ciò che era religioso: cantavo nella corale, mi sentivo impegnato. Da adulto non mi ritrovavo più nella chiesa protestante né per la sua spiritualità, ne per le sue pratiche, ritenevo che la fede non venisse approfondita. Convinto dai miei compagni di classe, sono andato a un oratorio gestito da studenti cattolici e a poco a poco sono approdato al cattolicesimo.”
Sebastien abita a Parigi e lavora a Nanterre, in periferia. Ogni giorno prega per venti minuti e ogni domenica va a messa. Ha già animato trasmissioni per la radio e organizzato pellegrinaggi. Ma la maggior parte delle volte mi presento in maniera diversa, solo come Sebastien, gay e cattolico.
Del resto dandoci la sua testimonianza oggi dice che “scherza con il fuoco”, perché per molti cristiani l’omosessualità è un tabù, ancora oggi nel 2016.
Tuttavia non ritiene di nascondersi, preferisce dire che si protegge, dai suoi cari, ma anche dalle altre persone, lui che non ha mai fatto un coming out ufficiale, perché non ha bisogno della convalida degli altri. Ha scoperto l’attrazione per i ragazzi quando aveva venti anni, nello stesso periodo in cui approfondiva la fede.
“Io non sapevo neanche che il termine omosessualità esistesse. Non sapevo che ci potesse essere dell’affetto tra due persone dello stesso sesso. Non saprei dire quale sia stato il clic che mi è scattato dentro. Forse perché nei rapporti con le ragazze mi sentivo disonesto, sessualmente parlando non mi sentivo per nulla a mio agio. Tutto questo mi ha fatto riflettere sul problema e siccome leggo molto, sono andato a cercare nei libri. Ho visto questa definizione. Mi sono reso conto che Dio non vietava tutto ciò”.
Mentre queste due identità religione e omosessualità sono spesso difficili da conciliare: sia a causa dell’interpretazione omofoba della Bibbia, sia a causa degli eccessi integralisti di certi fedeli, ma è prendendo il cammino della fede che Sebastian è riuscito a conciliare la fede con la sessualità.
“All’inizio mi son detto è impossibile poi il mio secondo riflesso è stato: «Dio lo vieta», poi ho capito che Dio non vietava, ma non ero a mio agio con queste due facce”. Ed è passato attraverso quello che chiama le torture del cuore.
“Ero molto preoccupato e questo si ripercuoteva anche sui miei amici e sul mio lavoro, dato che avevo bisogno d’isolarmi, per ritrovare me stesso”
Paradossalmente è andato a rinchiudersi in alcuni monasteri per trovare la chiava delle sue domande. “Mi ha edificato completamente”, ricorda col senno di poi. Si rende conto di essere stato fortunato e ben accolto, rispetto ad altri gay cristiani che ha conosciuto.
Padre Alexandre, l’elemosiniere degli studenti cattolici mi aveva detto: «Sebastien ti do due libri, li leggerai e ti farai la tua opinione». Il primo si intitolava Non sprecate il vostro orgasmo (Ne gâchez pas votre orgasme sexuel), il secondo era una raccolta di testimonianze di gay cristiani. Il secondo mi parlava, erano delle storie d’amore. Ed ecco mi sono detto è questo il ruolo della chiesa, non quello di condannare, ma di dare alle persone i mezzi di fare delle scelte nelle libertà delle loro anime e delle loro coscienze. E di non forzare a scegliere tra una voce e l’altra, poiché nemmeno una chiesa che obblighi le persone ad accettarsi è giusta”.
David e Jonathan un’accoglienza cristiana per i gay e le lesbiche
Sebastien ha 29 anni: è il suo ultimo anno alla commissione Planète Jeune, commissione giovani di David e Jonathan. Ha scoperto il movimento omosessuale cristiano e la più vecchia associazione gay francese, e l’ha raggiunta due anni dopo, una volta giunto a Parigi.
“Ero alla ricerca di accettazione, volevo provare a me stesso che mi accettavo. E per me uno dei modi di dimostrarlo era impegnarmi, fiancheggiare l’organizzazione, dato che non frequento affatto l’ambiente gay.” Spesso si sente dire così “Non vai nel Marais, perché non ti accetti, ma non è per forza così, si può trovarsi a disagio in un determinato luogo o con un certo modo di fare.”
Forse aveva la volontà di accettarsi e David e Jonathan era un mezzo. Da semplice aderente, diventa organizzatore. L’associazione gli ha permesso d’esprimere a parole e di dire cose che prima non sapeva come dire, grazie allo scambio.
Fino a settembre accoglieva i nuovi arrivati a David e Jonathan che fossero cattolici, protestanti, ortodossi o persone semplicemente alla ricerca di spiritualità. L’associazione è ecumenica e plurale. È anche incaricato d’organizzare i week end per i giovani, che consentono a quelli che hanno meno di trenta anni di ritrovarsi e rispondere alle domande che li caratterizzano.
Sebastien è felice nella fede e non la considera come una limitazione, ma al contrario come un punto di forza e di riferimento. Un quadro felice del cristianesimo che vuole mettere l’amore al centro delle cose, lui che preferisce usare i termini: vita affettiva o omoaffettività rispetto a quello di omosessualità.
“Alcuni diranno che vivo nel mondo delle favole, degli orsetti, forse ammette, ma si dice fiero di seguire gli insegnamenti di Cristo e quelli di San Ignazio di Loyola, esperto di contemplazione, il quale affermava: «Bisogna contemplare nell’azione e agire nella contemplazione». Lo trovo giusto sia con gli amici, che con i miei famigliari o nell’ambiente di lavoro, è una parola che mi accompagna ogni giorno.”
Per molto tempo se eri gay il tuo prete ti diceva: «Vai a Sant Mèri»
Fuori da ogni schema e etichetta Sebastien va come semplice fedele nelle parrocchie per scambiare le opinioni con i parrocchiani e far conoscere David e Jonathan. È impegnato nella corale e nella Caritas parrocchiale e in oratorio, ma sa di non essere benvenuto in tutte le parrocchie.
“Puoi essere gay e cattolico e star bene con il tuo corpo e la tua psiche, ma ci vuole un bel lavoro su te stesso e una grande selezione di attività, di luoghi, di persone che si frequentano. A volte la selezione avviene naturalmente, perché certi posti non ci dicono niente, a volte non dipende da noi, perché sono gli altri a scartarci.
A Parigi per molto tempo quando confessavi al tuo parroco di essere omosessuale ti diceva: « Vai a San Merry, ce ne sono tanti là», perché era una parrocchia inclusiva, ma la trovo una cosa triste, perché uno dovrebbe trovarsi bene in tutte le chiese. Questa ostilità la trovo anche tra i gay stessi, dato che alcuni provano una vera e propria avversione verso tutte le religioni”.
Quando va in giro con i suoi cartelli “Amo Gesù” al Gay pride, è abituato a sentire commenti sarcastici del tipo : “ami anche la stupidità”. Lui ragiona in un altro modo “Hai il diritto di non credere, ma accetta che altri credano”. Ciò che gli pone maggiori interrogativi e la domanda che lo assilla “è come fai a trovarti bene in un ambiente in cui tutti ti rifiutano?”.
I gay non possono diventare preti
Nel 2005 una prescrizione di papa Benedetto XVI giudicava che gli omosessuali non erano adatti a ricevere l’ordinazione sacerdotale. Sebastien è rimasto scioccato da questo divieto, che è stato reiterato poco tempo fa da papa Francesco, ma lo vede come un dolore personale, dato che lui sperava di compiere questo percorso di vita.
“Trovo che mi ferisca, dato che non ci vedo nessuna incompatibilità. Io mi sarei visto bene come prete e anche oggi rimane pur sempre una possibilità. Dopo tutto mi dico, perché no?. È una missione che trovo interessante e può essere bella da vivere”.
Si parla spesso di preti-militanti: “I preti operai che andavano a incontrare la gente, sono stati vietati fino al ventesimo secolo e trattati come catto-comunisti. Avevano un slogan che amo molto: “Il Vangelo è dove non ce lo saremmo mai aspettati”. E penso che questa frase vada un po’ bene anche per i gay oggi.”
Sebastien vorrebbe che la chiesa aprisse i corsi prematrimoniali anche alle coppie omosessuali, tanto per cominciare. Lui che è single, spera di trovare qualcuno che condivida la sua fede. Forse allora lo presenterà ai suoi e parleranno di omosessualità. E forse allora i suoi cari gli restituiranno l’attenzione che lui ha nei loro confronti.
“Mi piace condividere la gioia con quelli che amo e spero di esserci sempre quando le persone care han bisogno di me. Ho animato un certo numero di feste di matrimonio e battesimi, sono stato testimone e padrino di molti amici e dei loro figli. Spero che quando arriverà il mio turno, le persone a me care ci siano”.
Testo originale: Sébastien: “On peut être homo, catho et bien dans ses baskets”